Le interviste agli autori della Brianza continuano con l'esordiente di La Parziale Indifferenza.
A
ttraverso il punto di vista di cinque personaggi allegorici, questo breve romanzo intende coinvolgere il lettore in una riflessione sul mondo contemporaneo in continua evoluzione, in cui la mancanza di forti ideologie comporta il proliferare di molteplici punti di vista che allontanano l’uomo dalla percezione della realtà.
I personaggi del mio libro cercano delle certezze, una linea che orienti le scelte della loro vita
Il tema del cambiamento permea tutto il romanzo e da tutti i personaggi è vissuto in modo diverso.
Con il termine “cambiamento” si possono intendere diverse cose: il cambiamento del mondo e delle persone, che mutano con il passare del tempo, ma anche il cambiamento di ideologie e di significati.
Nel '900, a causa dell’avvento delle tecnologie e della globalizzazione, le ideologie si sono frantumate. Tramite la tecnologia, come ad esempio il web, chiunque nel mondo può dire una cosa e farla sapere a tutti.
Viviamo nell’era del relativismo, cosa che i personaggi del romanzo non riescono ad accettare: l’uomo, per vivere bene, ha bisogno di certezze, che gli possono derivare dalla religione, dal pragmatismo o dalla superstizione.
I personaggi del mio libro cercano delle certezze, una linea che orienti le scelte della loro vita; il senso del libro è che in realtà tale linea non si può trovare.
Come sono nati i tuoi personaggi?
Si può dire che siano nati quasi casualmente durante la stesura del romanzo. Il libro ha preso forma in due parti: ad una prima stesura di getto è seguita una revisione volta a chiarire ed evidenziare le caratteristiche dei personaggi.
Ognuno di loro rappresenta un diverso modo di vedere il mondo, perché ognuno cerca di inquadrarlo secondo punti di vista che sono “parziali”.
Credo che sia tipica dell’uomo la tendenza a volersi dare delle spiegazioni riguardo ad ogni cosa anche se non si hanno gli strumenti adatti per farlo.
sebbene il mondo sia in continua evoluzione, il modo che gli uomini hanno di vederlo non cambia mai, in quanto ciascuno lo legge attraverso il filtro del proprio punto di vista.
Il romanzo si intitola “La Parziale Indifferenza”. Qual è il suo significato?
Crdeo che il titolo riassuma il senso del romanzo; al suo interno infatti tutto è parziale, in due sensi: parziale nel senso di limitato e di relativo, in quanto nessuno dei personaggi è in grado di avere una visione della realtà completa ed oggettiva, ma anche nel senso di arbitrario, in quanto risulta impossibile rifugiarsi in una ideologia, in una certezza che presto si rivela debole e fallace.
Anche la parola “indifferenza” ha un significato molteplice; indifferente è l’atteggiamento dei personaggi davanti al cambiamento: essi infatti, pur avvertendolo, lo ostacolano, essendo restii a modificare le loro idee ed il loro comportamento; inoltre nel linguaggio chimico “indifferente” è una sostanza che non cambia mai: una seconda lettura di questa parola è che sebbene il mondo sia in continua evoluzione, il modo che gli uomini hanno di vederlo non cambia mai, in quanto ciascuno lo legge attraverso il filtro del proprio punto di vista.
Lo stile e la punteggiatura del romanzo attraggono il lettore perché inconsueti.
Credo che la punteggiatura contribuisca a dare un senso unitario all’opera. Secondo me è importante che lo stile, la punteggiatura, i personaggi, le tematiche e gli altri elementi narrativi siano in grado di dare un effetto globale uniforme.
L’utilizzo frequente di spazi bianchi e punti di sospensione vuole comunicare un senso di indeterminatezza: i dialoghi sono rarefatti perché spesso i personaggi non sanno cosa dire, non riuscendo a comprendere e a dare un senso alla loro vita.
Secondo te, quanto c’è della personalità dello scrittore nella sua opera?
Nel mio libro non c’è autobiografia, tuttavia “La Parziale Indifferenza” è il risultato di una meditazione continua su quanto si osserva quotidianamente. Il libro diventa quindi uno sfogo naturale, un modo per esternare i miei pensieri.
Ovviamente l’intento del mio libro è decostruttivo: credo che sia inutile spingersi a inquadrare il mondo in una ideologia in quanto ciò sarebbe inevitabilmente fallace, visto che tutto è soggetto ad un continuo e profondo mutamento.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Gli scrittori italiani nel mio background sono pochi: tra tutti prediligo Baricco, Calvino e Cassola. Alcuni elementi di stile, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi e l’uso della punteggiatura si rifanno un po’ a Baricco. Ho letto tutto ciò che ha scritto e credo che alcuni suoi romanzi, come ad esempio Oceano Mare siano davvero belli, anche se nel globale penso che tenda a raccontare sempre un po’ la stessa storia; secondo me in qualunque campo artistico l’importante sia essere in grado di rinnovarsi.
Il mio scrittore preferito in assoluto è William Faulkner. Egli ha basato gran parte della sua narrazione su una tecnica che si chiama preterizione significativa, per cui vi sono dei buchi nella narrazione destinati ad essere colmati dal lettore, il quale è coinvolto in modo attivo e spinto alla riflessione. Secondo me il suo romanzo più bello è l’Urlo e il furore, anche se apprezzo molto altre sue opere, come ad esempio Zanzare.
Giuliano pesce nasce a Monza il 25 febbraio 1990. Da sempre vive a Desio, dove si è diplomato al liceo classico E. Majorana.
Attualmente frequenta la facoltà di lettere moderne dell’Università degli Studi di Milano ed è al suo esordio come scrittore.