Dai libri per bambini a Il complesso di Giano.
Un'autrice schiva che si diverte a fare anche la giornalista
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i sono tanti libri per bambini nella tua carriera, perciò viene naturale chiederti: cosa significa scrivere per i bambini?
Carriera si fa per dire. Sono decenni che mi muovo a caso, a volte mi chiedo se so quello che faccio. Scrivere libri per bambini mi è piaciuto tanto, ma appartiene a un altro periodo della mia vita. Non dico 'periodo' per tirarmela e millantare di essere un artista con i suoi periodi rosa e i suoi periodi blu, ma solo perché adesso proprio non scrivo più libri per bambini.
Quanto l'esperienza di essere madre influisce su questo tipo di scrittura?
In alcun modo. Le cose migliori (se così si può dire) le ho scritte quando non avevo ancora figli.
Noi vogliamo che i nostri figli siano sempre più avanti, che dimostrino più anni mentali. Non serve, perché, se si ha fiducia in loro, la strada la trovano da soli.
Quando cerchi un libro per i tuoi figli cosa cerchi al suo interno?
Molto spesso i libri per bambini vengono realizzati in modo da appagare l’occhio degli adulti, perché sono loro che li comprano. Bisogna portare i bambini in libreria e in biblioteca e invitarli a sfogliare i libri, a toccarli. I libri li devono scegliere gli utenti finali, e non importa se un bambino di cinque anni desidera un libro indicato per i tre anni o un bambino di otto ne vuole leggere uno destinato ai seienni. Noi vogliamo che i nostri figli siano sempre più avanti, che dimostrino più anni mentali. Non serve, perché, se si ha fiducia in loro, la strada la trovano da soli. Educarli alla lettura significa anche lasciarli liberi di scegliere le storie che preferiscono. Un giorno li vedi che guardano le figure in un libro per bambini piccoli e dopo qualche anno sono lì che leggono Borges. Se li forzi a leggere quello che vuoi tu, i classici li apriranno solo per obbligo, mai per passione.
Hai anche moltissime esperienze come scrittrice in altri campi e sei sempre molto attiva anche come giornalista. Ma se tu non potessi scrivere, cosa faresti?
Non ho mai pensato a questa ipotesi. Mia nonna, che era una fiera contadina, non ha mai capito perché avessi scelto di scrivere. Mi chiedeva sempre quando avrei trovato un lavoro vero. Una buona domanda, direi. Comunque, quando studiavo, facevo la cassiera al supermercato.
Raccontaci un po' della tua esperienza come collaboratrice nel libro "Guida insolita della Lombardia"?
Non mi ricordo molto di quel libro, che ho scritto insieme a una cara amica. L’unico dato certo è che quel lavoro non mi è mai stato pagato.
Bene, il bello del mestiere. Sappiamo comunque che a breve pubblicherai un romanzo. Ci vuoi anticipare qualcosa?
Si intitola Il complesso di Giano ed è la storia di una donna che arranca miseramente nell’esistenza di tutti i giorni e che si trova a dover affrontare un’impresa epica. Diciamo che nel fatto di 'arrancare' è autobiografico, nel resto no. Ho scritto altri romanzi, tra cui uno intitolato Alamaro che ho pubblicato a puntate su uno dei siti internet con cui collaboro, ma ho il terrore di annoiare qualcuno raccontandone la trama.
Come preferisci. Nella tua vita hai viaggiato molto, sia per passione che per lavoro. In quale altro posto al mondo vivresti?
Vorrei vivere a Roma, oppure sul Lago di Garda. Recentemente mi sono innamorata di Arezzo. Per me l’Italia è il paese più bello del mondo, la amo perdutamente.
Come reputi la vita culturale di Monza e dintorni?
Scrivere richiede tempo ed esercizio, così conduco una vita molto ritirata, da monaco cenobita. Tanto nessuno si accorge della mia assenza. L’ultima volta che sono andata a teatro ho visto uno spettacolo dei Legnanesi, che sono bravissimi. Comunque nessuno mi avvisa delle iniziative culturali monzesi, perché si vede che non sono all’altezza. Sono pigra, ma sono anche invidiosa di quelli che vanno alle cose culturali. Spero che prima o poi qualcuno mi inviti. Magari poi non ci vado, però essere invitati è già un passo avanti.
Se Parini, Manzoni e Gadda, e anche Lucio Battisti, hanno trovato l’ispirazione in Brianza, ciò significa che la Brianza è un posto che ispira.
E cosa diresti ad un turista della Brianza – perché venire qui per una vacanza breve o lunga?
Se Parini, Manzoni e Gadda, e anche Lucio Battisti, hanno trovato l’ispirazione in Brianza, ciò significa che la Brianza è un posto che ispira. La Brianza non si decide ad attrezzarsi per il turismo, eppure è bellissima. Fosse in Francia, sarebbe la Beau Briance, invece qui non ci viene nessuno. A me, che l’ho girata con devozione, in Brianza piace perdermi e andare in giro senza meta. Oppure andare in pellegrinaggio nei monasteri e nelle belle chiese che abbiamo: Galliano, il Battistero di Oggiono, la Basilica di Agliate, San Pietro al Monte a Civate. Da poco ho scoperto il Cammino di sant’Agostino, una specie di Cammino di Santiago versione brianzola. È un modo per ritrovare se stessi ma senza andarsi a cercare altrove. Si cerca se stessi dove si è sempre stati, insomma. Non è una bella idea?
Senza alcun dubbio! E i tuoi figli, li vedi vivere qui tra 20 o 30 anni?
In questi tempi oscuri non vedo nemmeno il mio, di futuro. Come potrei immaginare il loro?
Clementina Coppini vive a Monza nel centro storico. Collabora con le riviste cartacee I Viaggi del Sole, Gente Viaggi, Class, Vie del Gusto e Vivere, pubblica i suoi racconti sulla rivista letteraria online El-Ghibli e su www.dols.net. Inoltre, scrive per mondointasca.org e giornalettismo.com. Ha tradotto molti libri per il Battello a Vapore e ha pubblictao vari libri per bambini con Dami Editore, sotto pseudonimi. Il suo romanzo “Il complesso di Giano” uscirà con Eumeswil Edizioni.