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La variante al PGT mette a rischio una delle ultime 3 sale cinematografiche e con essa la vita stessa della città, culturale e non solo. Quando riusciremo a liberarci dall'oppressione dei palazzinari e dei loro burattini?

Nella settimana che si chiude si è scoperta un'altra delle tante nefandezze che la Variante al PGT di Monza potrebbe riversare sulla città. Non solo le ultime aree libere e agricole del capoluogo potrebbero essere ricoperte da cemento e asfalto, ma anche una delle ultime 3 sale cinematografiche cittadine - il Metropol di via Cavallotti - potrebbe lasciarci le penne ed essere abbattutto per lasciare posto, sai che novità, a 2 nuovi palazzoni di cui uno sull'area che per ora è il parcheggio riservato ai clienti della sala. Dagli articoli pubblicati dai settimanali locali (Il Cittadino e Il 20110515-giornale-monzagionale di Monza) si apprendono aspetti interessanti della questione: intanto i gestori non ne sanno nulla, l'attività del Metropol continua proficuamente nonostante la crisi generale del settore e l'assedio dei multisala giganteschi che circondano Monza; ma soprattutto lo stesso assessore all'urbanistica Clerici non sarebbe d'accordo e preferirebbe lasciare l'area alla destinazione attuale (cinema e parcheggio). Il successore di Paolo Romani, cioè di colui che potrebbe passare alla storia come il devastatore che ridusse Monza ai livelli cementificati di Cinisello e Sesto, confessa che la decisione è nelle mani del Consiglio comunale, che ad esso spetterà accogliere o meno l'emendamento della Lista Città Persone che vorrebbe salvaguardare la sala. 20110515-cittadino

Insomma, non fosse bastato lo sterminio di sale causata dalla crisi di settore (date un'occhiata alla tabellina per rendervi conto di quanto la città si sia impoverita in così pochi anni), ora ci si mette la speculazione dura e pura. Così che una città da 120.000 abitanti si ritroverebbe con sole 2 sale e solo in pieno centro (il Teodolinda e il Capitol).

Della questione hanno già scritto i militanti del Boccaccio: «Le amministrazioni comunali, che non trovano i soldi per finanziare le attività dei monosala ma nemmeno si impegnano in una loro diffusione tramite attività culturali diversificate, volte all’utilizzo degli stessi in maniera trasversale ma efficace per renderle luoghi vissuti da tutti i cittadini, si lavano quindi le mani incrementando lo sviluppo di attività commerciali dal facile guadagno. Nell’epoca della crisi economica che tanto ci spaventa e ci governa, la crisi stessa diventa la scusa per approvare qualsiasi atto che porti del denaro nelle casse di chi ci comanda e davanti a questo non c’è più spazio per promuovere e valorizzare quei luoghi in cui, invece, la cultura diventa lo strumento di diffusione di valori altri. La cultura fa paura, il pensiero indipendente anche, ed è anche per questo che si cerca di ridurre i luoghi in cui questo possa esprimersi.»

Vogliamo sperare che tutta la città si renda conto dello scempio a cui si andrebbe incontro, alla miseria umana e culturale che la chiusura di spazi come i cinema comporta. Già Monza non brilla per vitalità, spegnere le ultime lampade che illuminano le strade e le piazze significa condannarla definitivamente ad essere dormitorio, città morta e i cittadini a zombie in cerca di centri commerciali dove soddisfare le pulsioni compulsive al consumismo sfrenato e idiota.

Vogliamo star meglio o vogliamo star peggio? Come si fa a far passare il soffocamento di una città per "progresso"? Quando mi trasferii a Monza, alla fine del secolo scorso, ero meravigliato dalla quantità di sale attive. Io che venivo dal monopolio di una piccola sala di una cittadina della Murgia Barese credevo di essere arrivato nell'Eden, ebbro di poter scegliere di ridere sguaiatamente alla proiezione de "Il grande Lebowski" all'Apollo o entusiasta di portare mia figlia a guardare "Scooby do" al Maestoso, divertito nell'incrociare Morgan all'uscita del Metropol e fermarsi a parlare di Kusturica...

Perché dobbiamo rassegnarci a parlare, chiusi in casa, della mediocrità televisiva? Perché dobbiamo immiserirci l'animo lasciando i nostri destini in mano a palazzinari e ai loro burattini seduti in tutte le amministrazioni?

 

Monza, i cinema, il Metropol

Grazie alle ricerche di Giuseppe Rausa, ecco un riepilogo della vita del Metropol e delle altre sale cinematografiche a Monza, dal 1920 ad oggi.

 

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(Un biglietto del Metropol del 1978)

 

I

Il-Cittadino-febbraio-1955-Metropol-bdl cinema Metropol, situato in via Cavallotti n. 124, viene costruito nel 1954 nella parte sottostante un edificio residenziale.Il locale viene solennemente inaugurato il 12 febbraio 1955, alla presenza di numerose autorità politiche, con il documentario americano Deserto che vive (J.Algar, 1953).
La sala rimane, per lungo tempo, l’unica (tra quelle di prima visione) posta in un quartiere periferico. Essa si trova in prossimità di viale Lombardia ovvero dell’arteria di grande comunicazione che collega Milano a Lecco.
Il locale viene ristrutturato una prima volta nel 1968 (ingrandito quanto a vetrine e numero di posti, che si aggirano intorno ai 950) e poi una seconda – nel 1997 – allorché, per restare al passo coi tempi, viene trasformato in una multisala.
In questo modo il Metropol riesce a superare la crisi degli anni novanta-duemila, che ha costretto alla chiusura la maggior parte delle sale cittadine. 

 

Sale cinematografiche a Monza

Periodo di attività

Cinema Apollo

1977-2004

Cinema Capitol - Multisala Capitol

1959-2003; 2003-attivo

Cinema Centrale - Kullmann - Centrale

1929-31; 1932-32; 1932-2002

Cinema Maestoso

 1978-2006

Cinema Manzoni

1955-1989

Cinema Metropol - Multisala Metropol

1955-1997; 1997-attivo

Cinema Moderno - cinema  Astoria

1930ca-1948;1948-1977;

Cinema Nuovo

1946-1959

Cinema Reale-Margherita-Astra

1939-1943: 1943-1946; 1946-2005

Cinema Smeraldo

1948-1966

Cineteatro Ponti Supercinema - cinema Teodolinda - Multisala Teodolinda

1920ca-1971;1977-1998; 1998-attivo

Cineteatro Villoresi

1930ca-attivo

 

Fonte e immagini: Giuseppe Rausa

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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