L'autore di "Vicolo dell'acciaio" si racconta a Vorrei. "So che sto cercando qualcosa e lo faccio incessantemente. So anche che scrivo per evitare che qualcuno o qualcosa mi trovi. Ma per capire se ne è valsa la pena rivediamoci tra una ventina d’anni"
S
ei tarantino di origine ma da anni vivi in Brianza. Come mai questa decisione?
Un caso, un caso fortuito. Vivevo a Taranto e un giorno arrivò una nomina a supplente di diritto a Limbiate, Milano… arrivò in un giorno particolare in cui sentivo di affogare e allora presi la palla al balzo e ne me andai. Fosse arrivato una settimana dopo non sarebbe accaduto. Così è la vita.
C'è qualcosa nella cultura di questa regione che ti affascina particolarmente?
L’idea del Nord mi ha sempre affascinato. Ci sono lombardi che amano il Marocco, il Mediterraneo, io invece sono sempre stato affascinato dai luoghi nordici, dal clima inospitale, dalla forza evocativa che parla di battaglie, boschi, tagliole, lupi e uomini laboriosi. Inoltre Milano ha questa internazionalità unica in Italia.
Preferisci il lago al mare?
No, il mare, senza dubbio. Anche se i primi tempi che ero qui andavo spesso a Como. Ma il mare è il padre di tutte le acque. Fiumi, laghi, paludi e bacini sono sottospecie… il mare è ignoto e forza della natura. Un po’ come le montagne.
Mare vuol dire assenza di strade, motel, cinema, birrerie. Mare è un mondo che domina l’uomo mentre la terra è dominata dall’uomo.
Hai detto di preferire il mare al lago ma anche che sei attratto dai paesi nordici, ti va di spiegarmi questa apparente contraddizione?
Mare non vuol dire Sud, per me. Mare vuol dire ignoto e forza devastante. Mare vuol dire assenza di strade, motel, cinema, birrerie. Mare è un mondo che domina l’uomo mentre la terra è dominata dall’uomo. Il mare è curvo, invisibile e sott’acqua c’è roba che non conosciamo. Anzi, i mari estremi sono quelli che amo di più, non so, penso al Capo di Buona Speranza, Capo Horn. Perciò mare e nord non sono antitetici. Il nord per me è inospitalità naturale e il mare, per uno non abituato, è il posto peggiore del mondo e affascinante al tempo stesso. Il Nord con la pioggia, il freddo, la gente sempre molto presa dalla propria vita, è un luogo suggestivo – i popoli del Nord hanno una creatività legata alla riflessione a cui spesso sono stati costretti – e violento come il mare. Mi sono trovato, in passato, in mare con il cattivo tempo e devo dire che non era un bell’andare. Era amarissimo.
La situazione ambientale di Taranto credo non sia paragonabile a nessun'altra città italiana, forse solo a Napoli con i suoi rifiuti. Ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se Taranto e l'Ilva fossero stati in un'altra regione, magari in Lombardia?
Ogni regione e ogni provincia ha avuto le sue micro Chernobyl. Qui c’è stata Seveso nel 1976, e poi in giro l’amianto, i veleni. Certo Taranto è un caso un po’ a sé. Un inquinamento così potente da costringere i bambini di alcuni quartieri a evitare i giardinetti pubblici perché contaminati. Un delirio.
Il pianeta è sfruttato come la carcassa di un maiale e allora prima o poi arriveremo all’osso.
Gli ecomostri si sprecano in Italia. Siamo un bel paese in mano a gente che non se lo merita, o cos'altro?
Penso al disastro al largo delle coste atlantiche della Spagna, penso al Giappone radioattivo, a Mururoa, al Belgio e alle emissioni di polveri sottili… forse è una questione mondiale. Il pianeta è sfruttato come la carcassa di un maiale e allora prima o poi arriveremo all’osso.
In alcune interviste si legge di te: “lo scrittore italiano più sottovalutato del momento”. Ti ho letto rispondere, saggiamente, che questo è diventato il tuo punto di forza. Dunque, deduco che conduci una vita tranquilla, insegnando e scrivendo, lontano dai saloni degli intellettualoidi, i giornalisti, i blog culturali e tutto ciò che fa scena in questo campo…
Successo editoriale e irrorazione del proprio talento non sono due elementi congiunti. Anzi. La tranquillità di una scrittore misconosciuto è impareggiabile. Uno scrittore di successo è bruciato, è morto, diventa la reiterazione mascherata di se stesso. Ma forse questo è un modo per elaborare le sconfitte editoriali. Forse se diventassi un autore da 500mila copie la penserei diversamente ma visto l’attuale andazzo mi fortifico con questo convincimento.
Uno scrittore di successo è bruciato, è morto, diventa la reiterazione mascherata di se stesso. Ma forse questo è un modo per elaborare le sconfitte editoriali.
Sei pugliese, laureato in giurisprudenza, hai praticato il mestiere di avvocato e fai anche lo scrittore. Il paragone con Carofiglio è d'obbligo. Che ne pensi?
Così come non ho letto Acciaio non ho letto nemmeno i libri di Carofiglio. Alcuni amici mi dicono che ci sono dei suoi libri che meritano, ma io non li conosco. Non leggo molta narrativa contemporanea. Mi piacciono i vecchi cani da guerra che hanno combattuto nel passato e a tutt’oggi restano in piedi. I grandi del passato sono grandi sul serio, mentre i grandi di oggi al 99% sono dei cialtroni sopravvalutati.
Quali sono i "tuoi" grandi del passato?
I vecchi cani da guerra che mi hanno tenuto compagnia negli ultimi 25 anni – persone che amo molto più che i parenti o gli amici o le ragazze che ho baciato – sono tanti, ma se dovessi pensare a un Olimpo così, in battuta, direi Mohamed Choukri (quello de Il pane nudo); Ernest Hemingway (lo stile, lo stile); Conrad e Melville (l’avventura); Gabriel Garcia Màrquez (l’esotismo); Charles Bukowski (la semplicità e lo sberleffo); Philip K. Dick (la visionarietà… fondamentale nella scrittura); James Joyce (la pazzia); Paul Bowles e Bill Burroughs (la fantasia e l’occhio assoluto); Dino Buzzati (il genio). E poi i poeti come Rimbaud, Campana, Baudelaire, Leopardi, Lorca, Anna Achmatova (quella di “tu verrai comunque, perché dunque non ora? Ti attendo, sono sfinita); Poe. Poi ci sono anche degli autori di oggi come James Ellroy (le ferite) e Cormac McCarthy (il nitore delle parole) che apprezzo oltremodo. Come si vede pochi italiani e pochi viventi. Inoltre ho parlato degli ultimi 25 anni perché detesto quelli che a 16 anni hanno letto tutto Kafka.
Taranto torna spesso nei tuoi romanzi. Quanto influisce invece sul tuo immaginario letterario il luogo in cui vivi adesso?
Ma in realtà metà della mia produzione è ambientata altrove. BAR BLU SEVES è ambientato in un bar di Cesano Maderno; IL CADETTO è in parte ambientato nell’hinterland milanese; BRIANZA VIGILA, BOLIVIA SPERA è ambientato a Bovisio Masciago; VIAGGIATORI A SANGUE CALDO tra il Portogallo e la Spagna… insomma mi guardo intorno. Ora sto cercando di pubblicare qualcosa che esula un po’ da Taranto anche se in un modo o nell’altro la mia città torna sempre.
Una domanda che vorresti che qualcuno ti facesse?
Forse nessuno mi ha mai chiesto se la scrittura mi ha dato quello per cui combatto dal 1984. Se in qualche modo è stata un’amante soddisfacente o se mi ha deluso. Ovvero, la scrittura alla fine è qualcosa per cui vale la pena rinunciare a una fetta importante della propria vita (perché io l’ho fatto). Però, detto fra noi, a questa domanda non saprei rispondere. Voglio dire: ho scritto molto, negli ultimi 25 – 30 anni. Tutti i giorni. Ovunque. Mi invitavano a dei week end in Maremma o al mare e io dicevo che non potevo perché ero nel bel mezzo di una storia. Ed ero sempre nella stessa condizione. Alla fine la gente non mi ha più invitato. Gli unici amici sono quelli che sopportano lo stato delle cose ma se mi guardo intorno e cerco di capire se ne è valsa la pena o se sarebbe stato meglio andare in Toscana mi viene da dire: boh! Lo capirò tra vent’anni. So che sto cercando qualcosa e lo faccio incessantemente. So anche che scrivo per evitare che qualcuno o qualcosa mi trovi. Ma per capire se ne è valsa la pena chiedo di ripetermi la domanda tra una ventina d’anni (ma non garantisco la mia presenza visto che sono già un logoro 48enne).
Cosimo Argentina si è laureato in Giurisprudenza all'Università di Bari con una tesi sul Diritto del commercio internazionale ed una specializzazione in criminologia.
Dopo aver praticato l'attività di procuratore legale e giornalista a Taranto, nel 1990 si è trasferito in Brianza dove vive ed insegna Diritto.
Ha esordito nel 1999 con il romanzo Il cadetto edito da Marsilio, vincitore del Premio Letterario Edoardo Kihlgren Opera Prima ed il Premio Oplonti. Nel 2002 con lo stesso editore ha pubblicato Bar Blu Seves e nel 2004 il suo Cuore di cuoio edito da Sironi, selezionato per il Premio Bancarella Sport.
A seguire ha pubblicato nel 2005 Viaggiatori a sangue caldo, Avagliano, e nel 2006 Brianza vigila Bolivia spera, (NoReply) e Nud'e cruda.Taranto mon amour, (Effigie).
Il suo romanzo Maschio adulto solitario, Manni 2008, è stato finalista al Premio Letterario Castiglioncello-Costa degli Etruschi, al Premio Bergamo, al Premio La Magna Capitana di Foggia ed al Premio Letterario Città di Bari.
Nel 2008 ha pubblicato il pamphlet Beata Ignoranza.
La sua narrativa è citata nel volume curato da Ettore Catalano Letteratura del Novecento in Puglia 1970-2008, Progedit 2009.
Nel 2010 Cuore di cuoio è stato ripubblicato come tascabile da Fandango; nello stesso anno è uscita per Manni la raccolta di racconti dal titolo Messi a 90, libro scritto a quattro mani con l’esperto di storia dell’arte Fiorenzo Baini.Sempre nel 2010 con Fandango ha pubblicato il suo ultimo romanzo Vicolo dell'acciaio.
Da Wikipedia.it