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Intervista all'autore di "Con il tricolore al collo". I nativi d'America, l'ambientalismo, la musica, i giovani “Hanno perso lo stupore di fronte alle cose e la soddisfazione di arrivare a scoprire l'ignoto: internet è un grande strumento, ma velocizza tutto e lo fa diventare subito vecchio e banale. Manca l'idea di fatica per arrivare alla meta”

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i dice che abbia una forte passione per gli indiani d'America. Com'è nata?
Nasce tanti anni fa, quando ero piccolo e vedevo i film dove i nativi americani, nome che loro preferiscono, perdevano sempre. Io facevo il tifo per loro, per i più deboli. Poi ho fortissimamente voluto fare la mia tesi in storia contemporanea su di loro anche se non è stato facile: alla Statale di Milano una professoressa mi ha chiesto: «E come documenti cosa userà, i segnali di fumo?»

Qual era il suo libro preferito da piccolo?
Ho divorato la letteratura per ragazzi. Mio nonno lavorava alla Fiera di Milano e mi regalava le edizioni originali dei libri di Salgari, Verne e Twain. Ma se devo scegliere un'opera che ancora oggi ho nel cuore dico la Storia d'Italia a fumetti di Enzo Biagi.

Ha sempre lavorato con i giovani, sia a scuola che come operatore socio sanitario con ragazzi diversamente abili. Quale crede che sia il più grande problema della gioventù odierna?
Avere perso lo stupore di fronte alle cose e la soddisfazione di arrivare a scoprire qualcosa di ignoto: internet è un grande strumento, ma velocizza tutto e lo fa diventare subito vecchio e banale. Manca l'idea di fatica per arrivare alla meta.

Qual è la punizione più dura che ha imposto a qualche allievo particolarmente disobbediente?
Di solito non sono per le punizioni particolarmente tremende. Ricordo però, durante il primo anno di insegnamento, di essermi arrabbiato moltissimo di fronte ad uno studente che mostrava boriosamente il disegno di una svastica sulla copertina del suo quaderno: credo di averlo incenerito con lo sguardo e annichilito con la voce!

In un mondo in cui passa spessissimo l'idea che il fine giustifichi i mezzi, che l'impunità sia un obiettivo e ove la furbizia, intesa ai danni di qualcun altro, rappresenta quasi un valore, lei come riesce a trasmettere il senso dello sbagliato e dell'ingiusto ai suoi discenti?
Cerco di parlare tanto con loro, di leggere articoli di attualità e riflettere sui comportamenti. Leggiamo gli articoli della Costituzione e li commentiamo e riflettiamo sull'importanza delle regole per stare bene in una comunità. Credo che sia l'unica possibilità per insegnare il rispetto e la convivenza civile visto che dai media e dai politici gli esempi che arrivano sono spesso negativi.

Il suo libro Con il tricolore al collo ripercorre le vicende storiche di Luciano Manara, raccontate dall'occhio di Bepi, ragazzino che lo incontra fortuitamente e sarà per lui un grande esempio. A chi pensava quando l'ha scritto?
Bepi, come tutti i protagonisti dei miei libri è la sintesi di molte personalità che ho incontrato. Ha i capelli rossi, un mio marchio di fabbrica, ma non è autobiografico. Il punto di vista dei ragazzi mi serve per cercare di avvicinare i più giovani alla storia rendendola appassionante e non grigia come a volte appare leggendo un manuale scolastico e pensando che poi devi essere interrogato!

Il libro è anche accompagato da alcune canzoni rock scritte da lei su Manara.
Sì, mi piace pensare di essere un moderno cantastorie: le presentazioni del libro (quest'anno veramente tante, mi sembra di essere in tournèe!) sono fatte di racconti, letture e musica e di solito la formula funziona con grandi e piccini.

È bello essere orgogliosi di essere italiani per poi sentirsi cittadini del mondo. È fondamentale conoscere la propria storia, le tradizioni, i personaggi per capire da dove veniamo e aprirsi alla conoscenza delle altre culture.

Secondo lei, quanto il tema "Italia= patria" è sentito vicino dai giovani?
Pochissimo, ed è un peccato. È bello essere orgogliosi di essere italiani per poi sentirsi cittadini del mondo. È fondamentale conoscere la propria storia, le tradizioni, i personaggi per capire da dove veniamo e aprirsi alla conoscenza delle altre culture. I miei libri danno un piccolo contributo per raggiungere questo obiettivo.

Come mai ha deciso di parlare proprio del figlio di Sant'Agostino nel libro Adeodato e l'umbra tenebrarum?
La mia casa editrice è l'associazione Sant'Agostino che ha sempre creduto in me pubblicando i miei primi libri quando le grandi e piccole case editrici mi chiedevano soldi per stamparli, dunque è stato un piccolo omaggio e riconoscimento. Questo mi ha permesso di scoprire Agostino, un grande filosofo oltre che uomo di Chiesa e ponte tra le culture, quella africana e quella occidentale. Il figlio Adeodato l'ho immaginato come i tanti giovani immigrati di oggi, spaesati ma desiderosi di costruirsi un futuro migliore.

I riferimenti a luoghi oscuri e tenebrosi, quasi magici, sono diversi nelle sue opere. C'è un collegamento alle leggende celtiche e pagane nel suo immaginario oppure no?
Il mistero e l'avventura, insieme all'amore e alla morte sono gli ingredienti base di tutti i romanzi che si rispettino da Omero in poi. Inoltre in Brianza abbiamo molti luoghi misteriosi e leggende affascinanti da riscoprire e io spesso parto da lì per costruire le mie storie. Nelle note finali di solito c'è anche il riferimento ai luoghi, così il lettore può andare sul posto e rivivere le emozioni.

in Brianza abbiamo molti luoghi misteriosi e leggende affascinanti da riscoprire e io spesso parto da lì per costruire le mie storie. Nelle note finali di solito c'è anche il riferimento ai luoghi, così il lettore può andare sul posto e rivivere le emozioni.

Ho letto che suona il basso elettrico. Le capita di esibirsi live?
Sì, sono un appassionato di musica. Da due anni suono anche la chitarra, canto e attualmente con il mio gruppo composto da giovani musicisti sto cercando di incidere un disco di musica rock suonata acusticamente, venite a sentirci se vi capita!

Ne approfitti per dirci il nome della band e raccontarci come vi siete conosciuti.
La neonata band, che nasce come commento musicale alle presentazioni dei libri, si chiama "Controvento". Facciamo rock acustico in italiano: due chitarre, voce, batteria. I testi raccontano storie di persone che vale la pena ricordare, spesso con riferimenti alla Brianza. I miei due musicisti, attualmente studenti universitari, sono stati miei alunni alle scuole medie. Siamo in cerca di discografici che vogliano lanciare un esordiente di 41 anni, fatevi avanti!

Nella sua biografia si dice che sia ambientalista.
Ho un passato da ambientalista militante di cui vado fiero e sono stato per tredici anni vegetariano. Sono vicino alle associazioni che difendono la tutela del paesaggio ambientale e culturale. Spero che la mia Brianza non sia sotterrata dal cemento e dallo smog e che torni ad essere quella terra di delizie che descrivevano i viaggiatori del settecento.

Perché parla al passato rispetto al suo "essere vegetariano", ha smesso?
Sì, purtroppo ho smesso un paio di estati fa, non per motivi di salute, anzi stavo benissimo, ma per motivi di gola. Il vegetarianesimo è una filososfia di vita che va oltre l'alimentazione e non è detto che prima o poi io non torni ad esserlo.

 

20110618-alzati-coverGianluca Alzati è nato nel 1970 a Milano, vive e lavora in Brianza come insegnante di Lettere nella Scuola Secondaria di primo grado. Si è laureato in Lettere Moderne con una tesi sugli Indiani d'America e ha lavorato nel sociale come operatore con ragazzi diversamente abili. Ha pubblicato con la casa editrice Domus Verecundi diversi libri per ragazzi: Il mistero della vecchia chiesa abbandonata nel 2006, La vendetta dei lupi neri nel 2007, Adeodato e l'umbra tenebrarum nel 2009. Il suo ultimo romanzo è Con il tricolore al collo, uscito nel 2010.

 

 

 

 

 

 

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