Castelli in Val d'Aosta e Venaria Reale dimostrano le strade possibili per la Villa Reale. Ma ci sono speranze?
Ho trascorso le mie vacanze in Val d’Aosta, con una puntata, nel ritorno, a Venaria Reale.
Non parlerò delle escursioni montane, ma di alcune esperienze “culturali”, che regolarmente mi inducono a un confronto con ciò che si fa a Monza.
Forte di Bard. Il Forte, che domina l’ingresso nella Val d’Aosta, è stato restaurato alcuni anni fa, con un esito ampiamente positivo. Certamente è più facile restaurare un manufatto militare che una villa nobiliare, per la prevalenza, nell’assetto architettonico, degli aspetti funzionali su quelli estetici, per la mancanza di decorazioni e affreschi, eccetera.
Bard è destinato in via permanente a museo della montagna, quanto mai coerente con lo spirito del luogo. Emozionante è la possibilità, grazie a uno schermo avvolgente, di immedesimarsi con un’aquila che decolla dal culmine del Forte per planare su tutta la Valle, risalire sul Monte Bianco e posarsi sul Cervino.
Ma oltre a ciò, il Forte è dedicato a mostre periodiche di alto livello. Attualmente esso ospita una raccolta di 190 opere (pitture, sculture, ceramiche, litografie, disegni, libri) di Juan Mirò. Non avevo visto una raccolta così completa neanche a Saint Paul de Vence, alla Fondazione Maeght, tempio dell’arte astratta del Novecento.
Aosta. E’ sempre una città da vedere e rivedere, per i suoi monumenti unici di epoca romana e medievale.
Durante l’estate vengono organizzati eventi di notevole livello culturale (ad esempio, un festival del cinema muto, che si svolge accanto all’imponente facciata, recentemente restaurata, del teatro romano).
Giunto in città ho saputo che nel Museo Archeologico Regionale era in corso una mostra dal bel titolo “Eiapopeia” (in tedesco, “Ninna nanna”), organizzata in collaborazione con il Zentrum Paul Klee di Berna e con la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano, che “propone un tema cruciale della poetica di Klee attraverso 130 opere tra dipinti, tecniche miste e disegni, in gran parte inedite in Italia”. Una mostra coinvolgente, che aiuta a comprendere l’impegno permanente di questo artista per manterere integra l’ingenuità della visione infantile.
Conclusione: perché in Val d’Aosta si organizzano eventi di livello internazionale (senza trascurare le peculiarità della Valle: ad esempio, nel Castello di Ussel c’era una mostra molto ben fatta e gradevole sul patois valdostano), mentre a Monza si vola sempre rasoterra? Non si dica che la Val d’Aosta è più ricca della Lombardia, perché non è vero.
Saint Vincent. Saint Vincent la conosco bene, perché ci abita mia figlia.
Una volta era definita “La Riviera delle Alpi”, per il suo clima che attutisce il grande freddo dell’inverno come l’afa dell’estate.
Oggi è nota per il Casino. Oggi si parla molto di brand, di marchio. Domanda: sarebbe meglio investire sul brand “La Riviera delle Alpi” o su quello “Casino della Vallée”?
Domanda inutile: a Saint Vincent tutto si fa in funzione del Casino. Recentemente è stata realizzata una sorta di rotonda al centro della passeggiata centrale, forse per coprire un nuovo manufatto. Cosa si vede dalla bella rotonda che sembra affacciarsi sulla valle? Il posteggio per le auto dei visitatori del Casino.
Risultato: paesaggio sconvolto, orribili condomini che hanno cancellato la vista sulla valle dei grandi alberghi, che ovviamente sono falliti. E ora anche il Casino è più un costo che un ricavo. Ma è un marchio.
Anche Saint Vincent ha un programma di eventi estivi. Roba occasionale, per turisti spaesati e di bocca buona.
Come non pensare a Monza e all’Autodromo? Con notevoli differenze, però, a vantaggio di Monza: che un Autodromo è senz’altro meglio di un Casino, e che se a Saint Vincent chiudesse il Casino, dove lavorano gran parte dei suoi abitanti, mezza città sarebbe disoccupata.
Venaria Reale. La Reggia, progettata dall’architetto messinese Filippo Juvarra (autore anche del Palazzo Reale di Madrid), è stata recentemente riportata agli antichi splendori, partendo da condizioni peggiori (è tutto dire) della Villa Reale di Monza.
A vederlo in presa diretta, Il monumento appare molto più armonico, meno massiccio di quanto appaia dalle cartoline.
Il restauro è stato straordinario (costo: 280 milioni).
La sua destinazione è sostanzialmente quella di museo di sé stessa e della storia della dinastia dei Savoia. I restauratori, i registi, gli scenografi sono stati molto abili nel riempire vaste sale con proiezioni di scene storiche ed altri effetti visivi senza i quali ci sarebbe stato un vuoto poco meraviglioso.
Un’ala del palazzo (le Scuderie Juavarriane) è destinata a mostre. Ma il livello, e quindi l’attrattività delle manifestazioni è determinante per la sopravvivenza della Reggia. Non a caso recentemente il direttore del Consorzio, Alberto Vanelli, dichiarava: “Manca da queste parti un centro espositivo in grado di ospitare almeno una grande mostra all’anno... Si potrebbe crearlo alla Reggia di Venaria” (Affari & Finanza, suppl. di la Repubblica, 04/07/2011, p.55).
Ho potuto completare la visita alla Reggia con quella all’adiacente Parco Regionale La Mandria. 3000 ettari, più di quattro volte il Parco di Monza. Come in quest’ultimo, il Parco contiene ville e cascinali di notevole pregio. Tuttavia è molto più “agricolo” e “naturale” del Parco di Monza, che al contrario conserva ancora, nonostante gli insulti subiti, il grande disegno di architettura del paesaggio tracciato da Luigi Canonica 200 anni fa.
Se si volesse fare un confronto tra il complesso di Venaria Reale e Parco della Mandria da una parte e Villa e il Parco Reale di Monza, si potrebbe dire che il primo è dimensionalmente più imponente, ma il secondo è più organico e potenzialmente più valorizzabile a livello europeo, per le sua triplice dimensione asburgica, napoleonica e sabauda.
Una ultima osservazione, non marginale: In cima a una torre posta sulla destra della corte d’onore della Reggia di Venaria esiste un belvedere che è stato dato in concessione a un ristorante selezionato dalla guida Michelin. Per accedervi occorre suonare a un citofono.
Quando l’ho fatto, erano circa le 15. Dopo qualche reticenza, mi hanno aperto il cancello. Ma l’ascensore della torre non funzionava. Alla mia insistenza, il guardiano di una vicina portineria mi ha detto che l’accesso è riservato ai soli clienti. Con un menu da 60 euro in su (con i vini, 100 euro sarà il punto di partenza).
Potrei dire che la gestione diretta di Venaria da parte del Consorzio (che conta almeno 40 dipendenti) costituisce un esempio a cui il Consorzio della Villa Reale e Parco di Monza dovrebbe ispirarsi, salvo che per questo neo.
Infatti, anche per il Belvedere della Villa Reale di Monza la convenzione in fieri è previsto lo stesso destino. Con una differenza, però, molto rilevante: la torre di Venaria è in posizione laterale, quasi esterna rispetto alla Reggia. Il Belvedere della Villa Reale di Monza è invece parte integrante e qualificante del Palazzo e della sua fruibilità da parte del pubblico. La sua trasformazione da belvedere in buonmangiare sarebbe inammissibile.