Terzo e ultimo incontro per la quinta edizione del ciclo condotto da Camilla Corsellini, con Gianni Biondillo e Maurizio Matrone: il Giallo può e deve raccontare la diversità nel mondo moderno
Cosa avranno mai in comune un (ex)poliziotto e un architetto? Trattandosi di due scrittori, la risposta potrebbe essere ovvia. Effettivamente Maurizio Matrone e Gianni Biondillo, intervenuti ieri sera a Bruma 2011, la rassegna letteraria di Brugherio che propone al pubblico brianzolo i protagonisti di quella ben più famosa di Mantova, hanno in comune l'appartenenza al genere poliziesco. La comunanza, però, non si ferma qui. Entrambi infatti presentano nei loro romanzi la stessa attenzione per il luogo, per l'ambientazione delle proprie storie. Mentre il milanese Biondillo (autore di Per cosa si uccide, edito da Guanda) radica le sue nella realtà di Quarto Oggiaro, quartiere in cui ha sempre vissuto, l'ex poliziotto Matrone attinge da casi di cronaca bolognese, come quello famosissimo della "uno bianca", da lui trasposto nel 2003 in Erba alta (edito da Guanda).
In questi romanzieri l'ambiente viene ad assumere la stessa importanza e dignità di un vero e proprio personaggio, al punto che la Quarto Oggiaro di Biondillo e la Bologna di Matrone, più che semplice sfondo alle vicende, ne diventano la condizione essenziale. Caratteristica che li porta ad essere interessati alla rappresentazione della realtà piuttosto che all'artificio e all'intrattenimento letterario. Questa visione "militante" del ruolo dello scrittore è ben espressa da Gianni Biondillo: «Per scelta, nei miei libri ho dato le spalle al Duomo. Per qualsiasi amministrazione – afferma – dopo la cerchia dei navigli non c'è più nulla. Io invece voglio raccontare la quotidianità di un luogo che per tutti gli altri è selvaggio e pericoloso, ma in realtà non è diverso da qualsiasi altro. A me interessa – conclude – raccontare ciò che il romanzo borghese non racconterà mai, cioé le storie di un umanità al limite, come quella di Quarto Oggiaro e via Padova (dove risiede al momento, ndr), ma che conserva sempre la sua dignità». Il suo Metropoli per principianti, sempre edito da Guanda, è proprio un omaggio alla protagonista di altri suoi libri, Milano.
Il tema della diversità e della necessità di raccontarla è molto sentito anche da Matrone, proprio in virtù del suo passato da poliziotto e della sua storia personale di figlio di immigrati meridionali nella provincia emiliano-romagnola: «Un caso eclatante è quello degli immigrati di seconda generazione – dice – che vivono in una condizione alienante: sono italiani, per cultura e nascita, che non possono esserlo per legge». Prendendo spunto da storie di cronaca, per Matrone la rappresentazione fedele della realtà diventa un tratto imprescindibile della sua scrittura.
Ci si chiederà: ma non sono solo dei giallisti? La realtà è che il contenitore del Giallo va un po' stretto ai due autori. «I miei romanzi – dice Matrone – sono catalogati come gialli, ma io semplicemente uso come personaggi i poliziotti, con le loro storie. (il suo esordio, nel 1988, è Fiato di sbirro, edito da Hobby&Work) Più che gialle – conclude – le mie storie sono nere, e non solo in senso letterario». Entrambi gli scrittori, insomma, vedono la necessità di raccontare un'Italia che «non sta cambiando, è già cambiata», per usare parole di Biondillo, e presenta realtà nuove che in letteratura ancora faticano a trovare cittadinanza. Perché allora non tentare con gli strumenti del Giallo? Magari proprio per ritrovare realtà invece perdute, come quella, sempre ricordata da Biondillo, di una Milano che agli immigrati non chiedeva "di dove sei?", ma "cosa sai fare?".
In questo articolo, abbiamo intervistato i due autori, che hanno recentemente pubblicato Piazza dell'Unità (Maurizio Matrone), edito da Marcos y Marcos, e I materiali del Killer (Gianni Biondillo), per i tipi di Guanda.