È in corso il la rassegna noir a Monticello. Fra gli ospiti, Piero Colaprico. Ha la lingua lunga, da buon giornalista, è una persona cui piace approfondire, per poter guardare le cose in faccia, chiamandole con il loro nome. Con le sue parole colpisce dritto al cuore delle questioni
La passione per il delitto è un Festival che in Brianza (e non solo) non ha più bisogno di presentazioni. Dieci anni di attività, ospiti affezionati e prestigiosi, internazionali ed italiani, mostre d'arte, workshop e laboratori ricostruiti come scene del crimine, spazi per i piccoli lettori, l'evento organizzato a Villa Greppi da Paola Pioppi, totalmente gratuito, è una succosa occasione per i lettori di gialli e non soltanto.
Martedì 28 settembre, difatti, ospite della serata era un habitué del festival, il giornalista Piero Colaprico, presente per parlare del suo ultimo libro, molto attuale, Le cene eleganti, uscito per Feltrinelli a luglio 2011. Il libro non è giallo né un poliziesco... a meno che non vogliamo intendere come tale la parte del libro relativa ai momenti della storia in cui i protagonisti si trovano in questura. Sciogliendo il mistero, Le cene eleganti è un libro sull'affaire Ruby e trae il nome, come svela nel corso della serata il suo autore, da una frase di Berlusconi sulle cene in Villa San Martino ad Arcore. Battuta poco credibile e argomento molto attuale, questa serata della Passione per il Delitto si svolge in modo rilassato e ironico, grazie al clima amichevole tra Paola Pioppi e Piero Colaprico e la vena intelligente e schietta dello scrittore. Che parte riconoscendo come la cultura in Italia sia terribilmente elitaria, nel senso che anche i giornalisti faticano ad esser presi sul serio quando scrivono narrativa (certo, non il suo caso, che ha all'attivo ben dieci romanzi e un premio Scerbanenco vinto). In parte, le Cene eleganti ha una qualche attinenza con il giallo, data l'estrema difficoltà con cui Colaprico è riuscito ad ottenere informazioni, con tutti i documenti del processo Ruby in unica copia; ma indagando e strizzando per bene le proprie fonti, si è riusciti a pubblicare la parola "bunga bunga" quasi in anteprima (naturalmente su Repubblica). Allo stesso modo, si trattava di un giallo per tutta l'Italia fuorché i frequentatori del bar di Corso Buenos Aires, dove la stessa Ruby metteva in vivavoce davanti a tutto il locale il presidente Silvio Berlusconi.
Piero Colparico con Paola Pioppi (Foto per gentile concessione di Fabrizio Galli)
Un segreto di Pulcinella, quindi, che per Colaprico ha la cifra di una profonda tristezza umana, data la totale mancanza di pudore, di riserve morali, nonché di rapporti interpersonali. Un carnaio votato al sesso che fa domandare: "Chissà come saranno quelle ragazze a 30, 40, 50 anni.", ragazze che poco più ventenni usate in un gioco cieco, convinte da illusioni materiali, concesse per l'unico scopo del piacere edonistico. La tristezza umana fa anche ridere, anzi si fa de-ridere: Colaprico racconta brevemente, per gli ascoltatori che non la conoscevano, la storia dell'acquisizione della villa San Martino da parte di Berlusconi, villa che aveva già avuto un suo passato losco grazie ai bizzarri giochi erotici dei coniugi suoi predessori, per la quale sembra valere una strana regola di ricorrenza dei luoghi, e che copre di ridicolo l'onnipotenza del suo attuale proprietario, che si è fatto costruire un mausoleo pro mortem all'interno. Colaprico non ce la fa ad accettare una versione edulcorata della realtà, a sorbirsi le notizie drogate quando ormai da vent'anni non succede niente in Italia, né crede all'inganno che Berlusconi lavori ("fa tutto Confalonieri, da anni ormai"), forse anche in forza del fatto che a Milano lui ha imparato a stare, da buon emigrante, e ripete la frase "a Milano non si esiste, ma si resiste" (positivamente intesa).
Paola Pioppi domanda curiosa su quanto dal libro traspare la stima che Piero Colaprico ha verso i poliziotti. Stima dovuta all'efficienza con cui il team milanese lavora, che, giunta con la volante in meno di quattro minuti, quella fatidica notte ha recuperato e identificato - e non come la nipote di Gheddafi - la minorenne Ruby. Polizia che l'avrebbe anche consegnata alla Comunità, come Giustizia avrebbe voluto, se non vi si fossero frapposti altri poteri di mezzo, per i quali la stima dell'autore, si intuisce, è pressoché inesistente.
Il carissimo ricordo permea la voce di Colaprico quando parla di Giuseppe D'avanzo, suo collega ed amico prematuramente scomparso quest'estate, e così anche quando parla di Beppino Englaro, aiutato nei suoi articoli nel dar voce alla figlia immobile. E che ha causato, tra l'altro, anche un astio personale verso Berlusconi (svelato nell'ultimo capitolo del libro), scaturito spontaneamente dall'infelicissima battuta del premier: "E poi Eluana può anche restare incinta..".
Piero Colaprico ha la lingua lunga, da buon giornalista, è una persona cui piace approfondire, per poter guardare le cose in faccia, chiamandole con il loro nome. Con le sue parole colpisce dritto al cuore delle questioni, il suo stile ironico permette di parlare senza peli né pregiudizi, anche se parla dei suoi nemici o dei suoi amici. Da buon scrittore, anche, Colaprico vuole andare oltre quello che già padroneggia, come i gialli con il maresciallo Blinda o quelli con l'ispettore Bagni. Vuole tentare nuove strade, come il famoso romanzo che cerca di finire da più di tre anni con una protagonista femminile; la serata si conclude con un improvvisato sondaggio al pubblico sul poter trarre una pièce da tutta la faccenda Ruby, in cui i personaggi possano gridare: "La patonza deve girare". Certamente, sarà una tragicommedia.