Una mostra e un ciclo di conferenze organizzato da Novaluna per parlare di Monza e delle sue immagini
È stata inaugurata il 22 ottobre presso la prestigiosa sede dell'Arengario di Monza la mostra "Monza & la Brianza nelle antiche stampe", organizzata dall'associazione culturale Amici dei Musei e l'associazione Novaluna.
Collegata alla mostra - molto interessante e ampia, raccoglie stampe e cartografie anche del XIV secolo, esposte in senso antiorario, visitabile dal martedì al venerdì dalle 16 alle 19, il sabato e la domenica anche di mattina – Novaluna ha organizzato un ciclo di incontri, ogni due giovedì alle 21 all'Arengario, sul concetto di immagine della città, sia essa stampata, fotografata o disegnata, della città, chiamando a discettarne professionisti del settore.
Il primo incontro in Arengario, avvenuto il 27 ottobre 2011, con titolo "La città e il paesaggio. Dall'incisione classica all'immagine contemporanea" ha visto salire in cattedra una vecchia conoscenza dell'associazione, la storica dell'arte e professoressa di Etica della comunicazione presso l'Accademia di Brera (nonché collaboratrice di Linus e autrice di diversi libri) Cristina Muccioli.
La serata inizia con la presentazione del presidente Giorgio Crippa e l'arrivo di un cospicuo numero di interessati. L'intervento della Muccioli ha sapore di premessa al ciclo di incontri, sia a causa del suo essere prima conferenziere che per il tema cui si è dedicata.
La Muccioli inizia con i complimenti per l'intelligenza di una mostra così apparentemente demodé (una mostra su incisioni seicentesche? Bah!): se ormai nulla è più possibile creare nel mondo dell'arte (il che non significa che l'arte è morta), brilla e ha decisamente molto senso d'esistere ogni intervento a favore della riscoperta e valorizzazione del passato e delle radici dell'arte stessa. Del resto, l'intero mondo delle incisioni, delle stampe e litografie, è sempre stato denigrato e sottovalutato dall'arte ufficiale, mentre esse rappresentano un patrimonio artistico importante, intrinseco dell'uomo: basti pensare alle incisioni rupestri, primo veicolo dell'espressività umana. Eppure questa tecnica è sempre stata trattata con snobismo, poiché essa si avvale di una macchina, di un 'facilitatore', aspetto che diventa un diminutivo per i critici e gli artisti, e che ne ha impedito la giusta qualificazione.
In un'affascinante e ricco di citazioni filosofiche (Aristotele in primis) breve tracciato di storia dell'arte incisoria, che nasce con i caratteri mobili e l'invenzione della stampa, Cristina Muccioli regala anche chicche e aneddoti poco conosciuti del mondo artistico, da Canaletto e seguaci, passando per l'Accademia di Brera, rimarcando l'etimologia della parola grafite, la stessa di graffio, nonché di grafia. Avrebbe infatti voluto chiamare il suo intervento "La mano che graffia", sottolineando l'idea di lasciare il segno, di imprimere la propria idea su di un supporto, creando una ferita, la cui cicatrice (su una tela, su un dipinto, su una lastra) altro non è che la cultura stessa.
Una mostra che ha toccato le corde più sensibili del suo amore per l'arte, così dice Cristina Muccioli, e che lascia gli spettatori in attesa di seguire il prossimo incontro, nonché curiosi di riguardare le opere esposte con più accuratezza.