Presentato un nuovo progetto: alcuni padiglioni dell'Ospedale Vecchio potrebbero ospitare un alloggio per quasi centocinquanta studenti. Solita incompiuta o primo passo verso una Monza più europea?
Un’altra iniziativa targata PGT è stata messa a punto dal Comune di Monza proprio in questo inizio di autunno. Grazie ad una collaborazione che dura da molti anni tra il Comune e l’Università degli studi Milano Bicocca, è stato finalmente ultimato il progetto per la realizzazione di una residenza universitaria in territorio monzese. Saranno ristrutturati quattro padiglioni dell’Ospedale Vecchio dove, a lavori terminati, ci saranno 5.500 metri quadrati da distribuire tra 50 camere doppie e 46 singole (per un totale di 146 posti letto), spazi studio, palestra, biblioteca e ludoteca, con un’attenzione particolare rivolta ai diversamente abili. Si tratta di un’iniziativa della quale si avvertiva la necessità da molto tempo: una città che si vuole provincia e che contiene al suo interno diversi distaccamenti e facoltà universitarie e che, inoltre, vede passare quotidianamente attraverso di sé moltissimi studenti (circa 2500, il cui 10% viene da molto lontano e necessiterebbe di alloggi), non poteva non offrire loro la propria ospitalità.
Secondo l’Accordo di programma, i padiglioni coinvolti saranno il diciannove, il venti e il ventuno, che verranno ristrutturati, ed il ventidue che verrà invece demolito e ricostruito. Alcuni degli interventi necessari riguarderanno lo spazio dell’ex CGS (la famosa azienda elettromeccanica fallita negli anni ’80, anche in seguito alla crisi petrolifera mondiale, che scatenò rimostranze e grandi scioperi nella cittadinanza) e dell’ex reparto di ostetricia-ginecologia, nella cornice di un edificio che pare si presti abbastanza bene allo scopo. Il valore dell’intervento è di 14 milioni e 690 mila euro. Al finanziamento prendono parte il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e la Regione Lombardia. Si prevede che per l’anno accademico 2015/2016 la residenza potrà già entrare in funzione, affiancandosi così alle vicine province che hanno già ottenuto questo risultato, come Pavia.
Il rettore della Bicocca Marcello Fontanesi ha precisato che «L’offerta è rivolta a tutti gli studenti che svolgono le loro attività in territorio monzese, per la precisione i corsi di Sociologia, del CRIET (Centro di Ricerca in Economia del Territorio) e di Scienze Economico Aziendali». I requisiti per ottenere un posto all’interno della nuova residenza saranno ovviamente il reddito e il merito.
La questione è più ampia. Per quanto riguarda la residenza, si tratta evidentemente di un inizio, della fase embrionale di un progetto che però si spera allarghi sempre più i suoi orizzonti. Si è atteso a lungo e si continua ad attendere lo sviluppo di un’atmosfera concretamente cittadina e universitaria, in una città che sotto molti aspetti resta ancora molto provinciale. Il Sindaco ha, sì, sottolineato che la costruzione di questa residenza getta le basi per un obiettivo tra i più urgenti per la crescita della città: l’internazionalizzazione, ovvero la creazione di strutture e servizi che avvicinino sempre più Monza alle grandi città europee; l’investimento dunque sarebbe anche di carattere socio-culturale. Ciò che possiamo fare noi, come cittadini e soprattutto come giovani, è allora sostenere questa e tutte le altre iniziative che verranno adottate in favore di tali scopi, a patto che si dia voce anche a tutte le espressioni di una vita cittadina davvero “giovane, universitaria e internazionalizzata”. Abbiamo un certo timore che chi verrà a vivere qui per motivi di studio non troverà un luogo in cui divertirsi veramente, perché i locali chiudono presto, fanno poca (quando va bene) musica dal vivo e non si può ballare; non incontreranno braccia spalancate ad accoglierli, perché come popolazione restiamo ancora molto diffidenti; non si sentiranno neanche troppo stimolati perché le iniziative culturali esistono ma si dà loro poca importanza a livello pubblicitario e comunicativo, e si riesce a far uscire i monzesi per strada solo il giovedì sera estivo coi negozi aperti o a settembre quando aprono gli stand che accompagnano la Formula Uno. Ciò che probabilmente troveranno con facilità sarà la memoria di città europee che offrivano sicuramente meno numeri e meno parole, ma molto di più in termini di cose da fare. In breve, i giovani credono in tutto ciò che viene fatto per consegnare nelle loro mani un futuro degno, vorrebbero solo che un progetto come questo non costituisse solo una delle molte tappe del disegno urbanistico di una o più amministrazioni comunali, bensì un passo verso una città che possa definirsi realmente europea.