Al Teatro degli Arcimboldi, per la rassegna “MiTo settembre in musica”, il musicista e il cantautore con lo spettacolo “Vola vola vola. Canti popolari e canzoni”
La combinazione Sparagna-De Gregori dà spettacolo. E lo fa nel vero senso della parola, com’è successo lunedì sera al Teatro degli Arcimboldi, per la rassegna annuale “MilanoTorino: settembre in musica”, con lo spettacolo “Vola vola vola. Canti popolari e canzoni”.
Chi si aspettava qualcosa di ordinario sbagliava, come coloro che credevano di ascoltare qualche canzone di De Gregori e qualcuna di Ambrogio Sparagna. Si è trattato, invece, di una mescolanza esplosiva, che ha commosso e divertito allo stesso tempo.
Sul palco i due cantautori, e dietro di loro l’Orchestra Popolare Italiana fondata e diretta dallo stesso Sparagna, hanno cercato di fondere i migliori, ma meno noti, brani del cantante romano (molti dei quali riarrangiati in chiave popolare per l’occasione) e la musica tradizionale italiana.
Notevole la poliedricità dei musicisti dell’orchestra: una su tutti, la tamburellista Valentina Ferraiuolo che all’occorrenza diventa cantante dalla voce calda e graffiante, intensa. Ma i componenti di questa capacissima orchestra sono da segnalare uno ad uno: Raffaello Simeoni, flautista e mandolista, ma anche voce popolare profonda; il chitarrista Cristiano Califano; Antonio Vasta alla fisarmonica, zampogna, pianoforte; Antonello Di Matteo, al clarinetto e alla zampogna; Erasmo Treglia, suonatore di violino a tromba, ghironda, ciaramella; Lucia Cremonesi alla viola; Diego Micheli al contrabbasso; Ottavio Saviano, batterista. Quasi tutti hanno suonato più di uno strumento, tutti ci hanno messo la propria grande passione, e lo spettacolo è immediatamente diventato un’unione magica di suoni d’altrove.
Proprio come ha sostenuto Sparagna: «Questo è uno spettacolo di poesia cantata, il segno profondo del legame alla terra, che è stata tanto maltrattata dal “padroni”. Ma il padrone dovrebbe essere sempre un signore, perché bisogna avere rispetto per chi lavora. La Terra ci insegna l’amore per le cose che restano e non cambiano e che, mentre si rinnovano, restano pure».
L’accostamento poi tra queste due figure del panorama musicale italiano è tanto bizzarro quanto azzeccato: due modi completamente diversi di stare sul palco, Sparagna saltellante ed entusiasta, istintivo, De Gregori sempre altrove, quasi indifferente, che mentre canta pensa a qualcosa di inaccessibile a chi lo guarda; due orizzonti diversi di riferimento, la musica popolare e la musica leggera; due approcci diversi con il pubblico, esortativo e fiducioso in un caso, intellettualistico e sprezzante nell’altro.
Eppure il loro insieme è perfettamente consonante e non stanca mai, a tal punto che suonano per più di due ore e riescono a lasciarti addosso la voglia di sentirli ancora e ancora. Da vedere, e ascoltare, almeno una volta nella vita.