20120925 Logo IIC Melbourne
Dome Bulfaro, direttore artistico della rassegna, ha rappresentato la scena poetica italiana nella passata XII Italian Language Week, a cura dell'Istituto Italiano di Cultura di Melbourne. Per lui presentazioni, una lettura di Dante e incontri con studenti

Dal 31 agosto al 3 settembre, un monzese ha rappresentato la poesia e la cultura dell'Italia. È successo in occasione della dodicesima settimana della lingua e della letteratura italiana organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, intitolata Italy of the future and of the territories. Il monzese in questione è Dome Bulfaro, ideatore e direttore di PoesiaPresente, che da anni scandisce la stagione poetica nel nostro territorio.

Nel corso della rassegna Bulfaro ha partecipato a una lettura di Dante (Inf. XXVIII) e presentato il suo ultimo libro Ossa Carne (tradotto in inglese da Cristina Viti). Lo abbiamo intervistato per i lettori di Vorrei.

Come è nata questa occasione con l'Istituto Italiano di Cultura di Melbourne?

L'invito ufficiale è arrivato a fine estate 2011, si potrebbe dire per "investitura". A suggerire il mio nome è stata la poetessa Rosaria Lo Russo, che era stata invitata a Melbourne negli ultimi due anni. Il Direttore Stefano Fossati è stato poi effettivamente convinto dal mio operato, sia come poeta che come didatta della poesia. Sono queste due persone ad aver determinato questo riconoscimento internazionale.

Dovevi incontrare degli studenti australiani: quanto si impara sulla propria lingua e sulla propria letteratura assumendo il punto di vista di chi le vede come lontane?

La lezione con gli studenti di italianistica in realtà è saltata all’ultimo momento, sostituita da un incontro con studenti immigrati della scuola Ames, provenienti da più nazioni. Ho letto per la prima volta in inglese alcuni testi di Ossa Carne tradotti da Cristina Viti, e su richiesta anche alcuni testi in italiano. L'aspetto più bello di questo incontro è che si è consumato con persone che erano in Australia per offrirsi una possibilità di vita migliore (frequentano quella scuola per acquisire l’inglese come seconda lingua). Ognuno di noi è come una parola che racchiude in sé il
dono della poesia: più ogni parola è messa alle strette, tra vita e morte, più manifesta la sua potenza trascendente, purificatrice, iniziatica di una vita nova. Così come sapere una lingua apre le porte al mondo di quella lingua, sapere il linguaggio della poesia apre le porte alla poesia del mondo.

Parlaci di Carmenta, la rivista letteraria bilingue che è stata lanciata in quest’occasione.

La rivista è stata fortemente voluta da Stefano Fossati affinché l'Istituto Italiano di Cultura di Melbourne sviluppasse il proprio ruolo di catalizzatore culturale. L'iniziativa è pregevole, perché è la prima rivista che intende antologizzare e promuovere poeti, scrittori e cantautori australiani di origine italiana. Le curatrici sono Marisa Fazio e Daniela Severi.

La grafica ha un sapore vagamente futurista, i testi sono a volte in italiano a volte in inglese, a discrezione dell’autore. Nessun testo è tradotto a fronte. Non hanno remore nell’affiancare a poeti di carta sia prosatori che cantautori. In Italia vige ancora un tabù in questo senso, per via di posizioni aprioristiche, che spesso sanno di muffa, quando non sono superficiali o stereotipate. Forse siamo un popolo che per compiere un grande passo in avanti deve sempre farne almeno due indietro.

Qual è la considerazione all’estero della poesia italiana, per quello che hai potuto vedere?

La letteratura e l’arte fino a metà del Novecento, essendo già storicizzate, costituiscono un valore comune alla prima e alla seconda generazione di immigrati italiani, valore che anche gli altri immigrati riconoscono. La considerazione è alta in Australia, non solo per ragioni estetiche ma anche etiche: la loro storia incrocia spesso, nei suoi passaggi più luminosi, con quella di un italiano. Arte e poesia nostrane sono come un rito da celebrare in onore al merito di un popolo. Non è un caso che la collezione permanente della National Gallery of Victoria a Melbourne vanti quadri di primo piano dell’arte italiana.

C'è poi una differenza tra gli italiani immigrati di prima generazione e gli italiani nati in Australia. Questi infatti in molti casi non hanno mai visto l'Italia ma la conoscono solo attraverso i racconti in dialetto e sotto naftalina dei loro familiari, o filtrata dai libri. In entrambi i casi, siamo di fronte a un'Italia irreale. La prima generazione è ferma a un paese che in gran parte non esiste più, la seconda ricostruisce nel proprio immaginario un quadro idealizzato, ottenuto di riflesso. L'aspetto positivo sta nella maggior consapevolezza, da parte di questi ultimi, di essere italiani deterritorializzati, postnazionali. Lo dice anche la giornalista e scrittrice Arianna Dagnino sulla rivista Carmenta.

Esperienze come questa ti chiariscono quanto tu sia espressione della cultura italiana e al contempo illuminano su quanto la cultura nazionale sia un punto di partenza imprescindibile per arrivare ad essere un uomo, consapevole dei propri limiti, ma senza più confini.

Vivere in Australia per molti italiani immigrati è il Paradiso, per alcuni il Purgatorio e per pochi equivale a stare all'Inferno.

.

Che sensazione hai avuto leggendo Dante in un evento di questa portata?

Commovente. Persone di ogni età, sapessero o meno l'italiano, erano lì ad ascoltare e rinnovare il dialogo con Dante attraverso la voce di un altro poeta. Quest'occasione ha significato ridare luce al ponte fra Australia e Italia, che gli immigrati italiani cercano in tutti i modi di non far crollare. Dante è per loro uno dei piloni più alti di questo ponte, fatto di orgoglio, nostalgia e spaesamento.

Ho sentito la fiducia del pubblico, forse perché provenendo dall’Italia rappresentavo per loro una traduzione più veritiera, non alterata da un mondo sentito come sconosciuto, imbalsamato o distorto. Vivere in Australia per molti italiani immigrati è il Paradiso, per alcuni il Purgatorio e per pochi equivale a stare all'Inferno. Melbourne è una città molto attenta alla cultura, dove si può ancora sognare un viaggio dall'Inferno al Paradiso.

20120925 Dome BulfaroDome Bulfaro in Milano Ictus - foto di Anna Laviosa (2010)

Che accoglienza hai ricevuto con Ossa Carne?

Durante il reading interamente dedicato a Ossa Carne ho detto ad alta voce i testi in italiano. Le traduzioni in inglese di Cristina Viti hanno senz'altro favorito la vendita, di cui sono soddisfatto al 110%. Credo sia una cartina di tornasole inequivocabile di quanto siano state apprezzate le letture e di quanto "tiri" ancora bene all'estero il made in Italy.

L'Istituto di Cultura mi ha ospitato con affetto e professionalità per la mia intera permanenza a Melbourne. A parere di tutti c'è stata un'ottima risposta in tutte le occasioni in cui ho letto ad alta voce, a dispetto degli scettici sulla poesia performativa, che non mancano in Italia. La cultura poetica anglofona ormai da decenni si è liberata dagli stereotipi che invece ancora zavorrano la poesia nostrana. La tradizione vive se è irrorata dalla contemporaneità, altrimenti la riduciamo a un fiore di ragnatele.

Forse siamo un popolo che per compiere un grande passo in avanti deve sempre farne almeno due indietro.

Hai potuto illustrare anche il progetto di PoesiaPresente?

Se sono arrivato in Australia è anche merito di tutto il gruppo che realizza PoesiaPresente, a cominciare da Simona Cesana, Presidente di Mille Gru. Il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura ha confermato la volontà di sviluppare il progetto Leggere, con cura in un ospedale di Melbourne. Per ora, con l'Istituto Italiano, abbiamo realizzato un'altra forma di poetry therapy per 14 anziani del Coasit, centro che si occupa di assistere gli anziani di origine italiana non più autonomi. Li ho incontrati, e insieme abbiamo vissuto un momento di poesia, intenso, che né io né loro dimenticheremo facilmente.

Puoi già dirci qualcosa sull’edizione che verrà?

La settima edizione di PoesiaPresente dipenderà non solo da noi ma anche molto dai nostri abituali interlocutori istituzionali. Tuttavia con Enrico Roveris, condirettore artistico, e con Fabiano Alborghetti (per la Svizzera) stiamo ancora mettendo a fuoco gli ultimi dettagli della stagione 2013. Io, come poeta, continuerò a sviluppare l'idea che la poesia non sia un mero fatto letterario ma una quotidiana maieutica sul piano sociale e individuale, prima di tutto per il poeta. O la poesia sollecita ad essere uomini migliori, con una costante guerriglia interiore, o è meglio che non sia.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.