A Cinisello il Museo della Fotografia Contemporanea mette a confronto racconti e generazioni. L'incontro fra il cantante degli Offlaga Disco Pax e lo psicoterapeuta
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enerdì 15 marzo 2013 ha avuto luogo nell'auditorium del Centro Culturale Pertini di Cinisello Balsamo l'interessante incontro dal titolo "L'espressione di sè e le relazioni nella società contemporanea", insieme a Gustavo Pietropolli Charmet e Max Collini, psichiatra e psicoterapeuta uno, cantante del gruppo indie Offlaga Disco Pax l'altro. Primo di una serie di eventi aperti al pubblico nell'ambito del progetto Parlami di te, organizzato dal Museo di Fotografia Contemporanea, che parte dall'esigenza di elaborare il dato biografico di ciascuno di noi per favorire lo scambio generazionale e farlo diventare prodotto artistico, attraverso un percorso di workshop che culminerà in una pubblicazione finale.
I due ospiti, apparentemente distanti per via del diverso ruolo professionale, sono al contempo accomunati dal ruolo centrale della parola, l'uno perché scrive e interpreta i testi-racconto del suo gruppo e l'altro perché accoglie e rielabora le confessioni dei suoi giovani pazienti. Due figure in un certo senso complementari e che hanno nei giovani i loro interlocutori privilegiati, sebbene il pubblico presente alla serata fosse molto variegato.
Max Collini (Foto di Elena Sartorani per indiemusic.blogosfere.it)
Per rompere il ghiaccio Petra Colombo, mediatrice dell'incontro, ha chiesto ai due protagonisti di portare delle vecchie fotografie per parlare di sé stessi, a dimostrazione di come anche le immagini costituiscano un'importante supporto per una narrazione. Si parte dalla foto della "banca, con sede in Piazza Rivoluzione d'Ottobre" a Reggio Emilia, dove Max Collini è nato e cresciuto tra gli anni 70 e 80, e che gli permette di definirsi una sorta di "nativo comunista", in contrapposizione coi nativi digitali odierni. Collini allude con questa foto un sottile collegamento psicanalitico che sottende la toponomastica.
Gustavo Pietropolli Charmet si è invece presentato attraverso una serie di fotografie strettamente legate alla sua professione, come il momento della sua laurea in medicina (ai tempi era necessaria per accedere alla scuola di psichiatria e psicoterapia), o di lui nel suo studio, a dimostrare un'identità irrimediabilmente fusa con la sua professione, che a sua volta lo definisce anche come persona. Anche dopo essere stato incalzato, il dottore ha ribadito come sia stato sempre il suo interesse per l'altro, a decifrare gesti, parole e espressioni per svelare il segreto che si cela in esso a interessarlo sin dall'infanzia. Collini esprime invece delle perplessità nel descriversi in un modo univoco, essendo passato dall'essere un agente immobiliare diplomato geometra a diventare all'età di 36 anni una sorta di rockstar, cosa che gli ha sempre dato la percezione di vivere il sogno di qualcun altro.
Gustavo Pietropolli Charmet (Foto © Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo)
Si è parlato molto di adolescenti, della grande voglia di comunicare tipica di quell'età e della ricerca spasmodica di un dialogo, ma soprattutto di farsi capire. La comunicazione per loro non è unicamente verbale, ma passa prima attraverso il corpo, come mezzo privilegiato per presentarsi agli altri, per dare un'idea chiara di sé stessi senza scomodare le parole, dato che la capacità narrativa ha modo di svilupparsi solo col tempo e le esperienze. Una delle cose più belle del lavoro di psicoterapeuta, per Charmet, è assistere ai giovani ragazzi che una volta da lui si aprono e si permettono di "pensare i pensieri", ovvero di raccontare le proprie storie e di renderle transitabili, come se dando la forma di parola al dolore questo diventasse più maneggevole.
Per colmare il gap generazionale le canzoni assumono un ruolo fondamentale: Collini spiega che spesso molti ventenni si avvicinano alla musica degli Offlaga Disco Pax, che racconta di mondi in cui in Italia l'Ideologia socialista-comunista era dominante e di cui ora rimane ben poco, con una forte fascinazione per quanto non si è potuto vivere, ma che si è sfiorato da vicino.
Non poteva mancare un commento alla comunicazione interpersonale ai tempi dei social network: entrambi gli ospiti convengono che è un mezzo profondamente autoreferenziale e permette di esprimersi in maniera troppo spudorata e aggressiva, forse, conclude Collini, per colpa di una mancata propensione generale all'ascolto.