Lo stato dell'arte del settore culturale del territorio. Operatori a confronto e prospettive di condivisione. I rapporti con le istituzioni, la visibilità e un censimento delle realtà attive
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a Brianza è terra di arte e di cultura. Nonostante tutto. È un dato di fatto testimoniato dalla quantità e qualità delle iniziative, delle rassegne, delle realtà che operano nel settore culturale a Monza e nel resto della provincia. Teatro, arti visive, poesia e letteratura vedono agire numerosi autori, associazioni, promoter. Probabilmente il versante meno coperto, l’anello debole della catena, è quello istituzionale, ovvero quello che dovrebbe assicurare – attraverso finanziamenti, sponsorizzazioni, programmazione a lungo termine e lavoro di connessione – le risorse economiche e il supporto organizzativo adeguati, necessari e indispensabili agli operatori culturali per lavorare con serietà e continuità e non vivere da braccianti: alla giornata e in balia delle intemperie, ovvero dell'alternarsi di assessori più o meno competenti, dei tagli al trasferimento di soldi dallo Stato alle amministrazioni locali, della scarsa disponibilità delle aziende ad investire; costringendo così artisti e curatori a coprire troppi ruoli e ad occuparsi di troppi aspetti. Fino a ritrovarci con attori e registi, art director e musicisti che devono sì occuparsi degli aspetti creativi ma anche di quelli organizzativi, dell'informazione e della formazione diretta al “pubblico” potenziale. Perché le risorse economiche disponibili sono troppo limitate per poter affidare ad altri questi compiti.
Di questi aspetti - e non solo - si è parlato lunedì 25 marzo 2013 in un incontro informale a cui chi scrive aveva chiamato a partecipare alcuni dei promotori, ideatori e animatori delle più significative realtà culturali del territorio. Dai direttori del Binario7 e di Musicamorfosi (Corrado Accordino e Saul Beretta) al presidente del Bice Bugatti Club (Luigi Rossi), dai responsabili dei circoli Arci Tambourine di Seregno e Acropolis di Vimercate (Fabio Costanza e Stephan Greco), all'animatore di Poesia Presente (Dome Bulfaro) e professionisti della creatività, dello spettacolo, dell'arte come Marcello Arosio, Massimiliano Rossin e altri ancora che hanno accolto l'invito e dimostrato la voglia e il bisogno di incontrarsi e confrontarsi.
Una carrellata dei partecipanti al'incontro fra operatori culturali del 25 marzo 2013
Le questioni emerse come più sentite e urgenti, oltre quella di una relazione sistematica con le istituzioni, sono per taluni la mancanza di spazi a disposizione, per altri la necessità di confronto interno ed esterno, per altri ancora di risposta del territorio.
Quest'ultimo aspetto è forse quello più controverso perché siamo difronte a situazioni molto diverse, con rassegne teatrali che ogni anno presentano sempre più abbonamenti e spettatori e concerti di musica dal vivo con artisti che in Brianza fanno la metà degli spettatori che farebbero a pochissimi chilometri di distanza. Cosicché non è chiaro il livello di attenzione che il territorio presta davvero all'offerta culturale.
Altra questione è la visibilità. Non è raro ancora sentir dire che Monza e la Brianza sono povere di attività, terra desolata dove non succede mai nulla di interessante, quando nella realtà c'è solo l'imbarazzo della scelta. È – con una formula abusatissima – un problema di comunicazione? Probabile. Di certo c'è che si potrebbe fare molto di più e anche qui le istituzioni potrebbero dare il loro supporto in maniera molto più efficace.
C'è anche l'aspetto delle competenze, della preparazione. Inutile ignorarlo: nell'ambito culturale forse più che in altri la professionalità è spesso un optional, con “operatori” improvvisati dall'oggi al domani, guru e maestri dell'ultim'ora che non portano certo prestigio all'intero settore.
Insomma, sul tavolo di argomenti da affrontare ce ne sono abbastanza da pensare che sia necessario dare un seguito al confronto. Con quale forma e con quali strumenti si vedrà. Modestamente mi permetto di avanzare delle proposte ai miei compagni di avventura (che questo è lavorare nella cultura al tempo della mercificazione: un'avventura).
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Fissare un momento ricorrente di incontro e confronto interno. Riunioni informali come quella di lunedì scorso sono utili a conoscersi e a trovare percorsi comuni, a condividere conoscenza e a favorire collaborazioni.
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Adottare uno strumento che tenga traccia del percorso. Un blog, un forum, una mailing list, qualcosa che diventi anche archivio di quanto prodotto e discusso.
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Organizzare un convegno. Una giornata di confronto con i cittadini e le istituzioni per provare a segnare lo stato dell'arte. Per istituzioni vanno intese sì le amministrazioni locali, ma anche quelle dell'economia e della formazione. Perché la cultura deve smettere – essa per prima – di considerarsi ambito in cui agiscono solo personaggi strambi, geni sregolati. Lo siamo – come negarlo? – ma dobbiamo liberarci dalla subalternità ai cravattoni, ai biechi grigi a cui poi ci tocca elemosinare fondi e finanziamenti. L'Italia è famosa nel mondo per quello che hanno fatto nei secoli scorsi gli artisti, non per quello che hanno fatto le banche e gli assessori.
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Fare un censimento delle realtà culturali. Su questo proveremo a lavorare molto presto come Vorrei.
Questi passaggi richiedono una certa dose di generosità e disponibilità, ma anche tanta trasparenza e chiarezza: c'è chi fa cultura una volta al mese e chi la fa, la respira, la vive quotidianamente. Non si possono mettere sullo stesso piano il pittore della domenica con il professionista che ha dedicato decenni di studio, apprendistato ed esperienza. C'è chi fa arte per svagarsi e chi la fa perché è la sua ragion d'essere. Può sembrare un discorso da snob, ma nessuno si sognerebbe mai di dare lo stesso peso al parere di un ingegnere e a quello di chi gioca con i mattoncini Lego. Purtroppo nel meraviglioso mondo dell'arte e della cultura a volte accade.
Staremo a vedere cosa succederà, se saremo capaci di fare piccoli passi insieme o se ognuno continuerà per la propria strada, fermandosi di tanto in tanto a lamentarsi di questo e di quello.