Intervista a Marta Galli, direttrice della rassegna dedicata al lavoro, il 16 giugno al Carroponte di Sesto San Giovanni con 7 spettacoli. Le condizioni dei lavoratori dello spettacolo, l'identità del territorio e qualche mito da sfatare
Foto archivio Prosa et labora
M
arta, com'è nata l'idea di un festival teatrale che comincia e finisce nello stesso giorno?
Ahimè non è stata una vera e propria "scelta", a noi piacerebbe moltissimo che il festival contemplasse più giorni, anche perché avremmo modo di pensare ad una programmazione più ampia non solo di spettacoli, ma anche — cosa a cui teniamo molto — di momenti di approfondimento, confronto, dibattito tra operatori e non sul tema centrale del festival, ovvero il lavoro, le mutazioni delle condizioni di lavoro e delle tutele pressocché assenti dei lavoratori della cultura, ma anche dei lavoratori in genere. Purtroppo però, nonostante sono certa che ci sarebbe una disponibilità da parte dei due partner, CGIL Lombardia e Arci Milano, a prolungare su più giorni, non ci sono le risorse per pensare ad una proposta più ampia. Il festival (per ora) non gode di nessun contributo pubblico nè privato, ma si sostenta solo con un piccolo contributo di CGIL Lombardia e con il sostegno di Arci che ci mette a disposizione gratuitamente tutte le strutture e il personale tecnico. L'unico introito sono i biglietti d'ingresso che, comunque, manteniamo a dei livelli assolutamente accessibili e popolari.
Marta Galli di Artevox
In due mesi ci sono arrivate più di 80 proposte di spettacoli
Il tema è quello del lavoro. Sono in molti a produrre spettacoli che l'affrontino o è difficile metterne insieme abbastanza da farne un festival?
Quest'anno rispetto alla prima edizione abbiamo deciso di fare un bando di raccolta di proposte artistiche. In due mesi ci sono arrivate più di 80 proposte tra spettacoli teatrali, performance e spettacoli teatro/musicali da tutta italia. La risposta è stata straordinaria, il tema del lavoro è caldissimo, molto sentito da chi opera in ambito culturale.
La relazione tra il mondo dell’arte (dal cinema, al teatro, alla letteratura) e il lavoro ha una lunga e solida tradizione. Negli ultimi anni, però, si è passato dal raccontare l’influenza che il proprio lavoro ha sul proprio modo di essere, sulla propria vita, come strumento di costruzione della propria identità, come mezzo di formazione anche culturale (si pensi alle grandi fabbriche del secondo dopoguerra) all’importanza e all’influenza che la mancanza del lavoro ormai riveste sulla psicologia e la vita delle persone e le loro relazioni sociali. L’arte è uno strumento che spesso indaga con una modalità più profonda realtà che sono sotto gli occhi di tutti, stimolando riflessioni significative. Per questo un festival che si occupa di questo tema: il lavoro e la sua mancanza. Il lavoro e le nuove condizioni di lavoro. Non solo il lavoro dell’artista, ma anche il lavoro attraverso gli occhi degli artisti, precari per antonomasia. Sono personalmente convinta che l'arte (il teatro, nella fattispecie) debba assolvere alla funzione di dare chiavi di lettura, strumenti di comprensione della realtà che viviamo. Quale tema più attuale del lavoro e delle condizioni di lavoro, delle loro mutazioni, che la nostra società sta vivendo in questi anni?
Oggi il lavoro non sono più le grandi fabbriche, ma le loro strutture architettoniche rimangono come simulacri ad ospitare i nuovi lavori
Perché a Sesto San Giovanni?
Sono molto orgogliosa che il festival sia a Sesto San Giovanni. Prima di tutto per la storia di questa Città: sede nel novecento delle più importanti industrie siderurgiche e metal meccaniche del Nord Italia, città industriale per antonomasia, dove nacquero i primi scioperi anche durante il regime fascista, le lotte operaie di cui ancora i monumenti cittadini parlano. Il suo valore simbolico per il tema del lavoro è indiscusso. Il Carroponte e lo Spazio M.I.L. (Museo dell’Industria e del Lavoro), realizzati proprio in un’area ex industriale recuperata alla Città, inoltre, sono luoghi da questo punto di vista ancora più densi di significati storici.
Oggi il lavoro non sono più le grandi fabbriche, ma le loro strutture architettoniche rimangono come simulacri ad ospitare i nuovi lavori: la riqualificazione architettonica ed ambientale della Breda Fucine oggi ospita, grazie all'impegno di Arci Milano e del Comune di sesto San Giovanni, un polo che produce cultura, musica, teatro, incontri, dibattiti per 4 mesi all'anno. Dalla produzione industriale alla produzione culturale. Prosa et Labora Festival non potrebbe essere collocato in un luogo più adatto.
Inoltre la vicinanza con Milano: capitale italiana indiscussa di quel fondamentale motore propulsivo dell’economia rappresentato dai lavoratori dell’arte, della creatività e dello spettacolo.
L'edizione 2012
Quali criteri hai adottato per la selezione degli spettacoli?
Non è stato facile scegliere tra le molte proposte arrivate, molte delle quali interessanti e di grande qualità. Ho visionato personalmente tutti i materiali che ci sono stati mandati, video, schede artistiche, curricula di compagnie... Ho investito più di un mese di lavoro nella valutazione delle proposte. Alcuni spettacoli sono anche andata a vederli dal vivo se capitavano in zona. Il criterio principale che mi ha guidata nella scelta è stato la centralità del tema del lavoro: non doveva essere un "pretesto" per parlare d'altro, per me era necessario che il tema d'indagine fosse proprio quello. Altrimenti si rischia facilmente di perdere il fuoco, il punto, senza nulla togliere a chi usa il lavoro come escamotage per indagare altro, ma non è coerente con la linea artistica che ho scelto per Prosa et Labora. In secondo luogo, chiaramente, la qualità artistica della proposta, e qui ci si avventura in un campo estremamente soggettivo (era il mio gusto, chiaramente avvallato anche dall'esperienza e dal curriculum della compagnia) che non è stato facile spiegare alle compagnie escluse dalla scelta (perché naturalmente io ho risposto personalmente a tutti coloro che si erano candidati per partecipare). In terza battuta ho valutato anche questioni tecniche: proporre 7 spettacoli in 12 ore su 4 spazi differenti significa necessariamente avere bisogno di spettacoli adattabili, con allestimenti semplici, se a ciò si aggiunge anche la povertà di risorse finanziarie si capisce come non avrei potuto permettermi di chiedere ad una compagnia di 8 persone che viene da Bari di venire a fare lo spettacolo al Festival. Infatti il Sud, purtroppo, non è rappresentato nella programmazione e me ne dispiaccio molto, ma il motivo è questo, ovvero la tutela anche delle compagnie ospiti.
Per poter seguire tutti gli spettacoli del Prosa et labora bastano 25 euro, una cifra decisamente conveniente per 7 titoli diversi. Spesso però il teatro non è esattamente accessibile per tutte le tasche. È inevitabile o è possibile fare qualcosa?
Non sono d'accordo con questa tua affermazione. Credo che sia, sinceramente, un mito da sfatare. Ormai con le promozioni on-line, le newsletter, i coupon sui giornali, i siti di couponing, addirittura le promozioni su facebook spendere più di 10/15 euro per andare a teatro è difficile. Persino il Piccolo Teatro di Milano ormai è maestro in tutte queste strategie di marketing. Andare a teatro ormai non costa più di panino e birra o del biglietto del cinema. I costi invece per la realizzazione non dico di uno spettacolo in toto (la produzione), ma anche solo di una replica sono inevitabilmente molto alti, si pensi solo che il teatro è un'arte hic et nunc, qui e ora, con artisti che in quel momento performano davanti al pubblico, vivi, presenti. È una cosa straordinaria, ma che ha anche inevitabilmente costi che ad esempio una proiezione cinematografica non ha. Quindi smettiamola di dire che il teatro costa tanto e cerchiamo i modi (semplici) per andarci a prezzi popolari ed andarci di più, molto di più!
Matilde Facheris all'edizione 2012 di Prosa et Labora
Immagino il festival come una cosa viva, attraversata durante tutto il suo svolgimento da persone curiose
Quali aspettative hai per l'edizione 2013?
Mi auguro che sia molto partecipata. Che venga tanta gente, durante tutta la giornata. Immagino il festival come una cosa viva, attraversata durante tutto il suo svolgimento da persone curiose che vogliono vedere la performance di mimo tanto quanto il nome noto. Che si lasciano affascinare dal poetico spettacolo della Compagnia 15febbraio per un numero limitato di spettatori negli uffici del teatro e poi si gustino l'ironica performance di Proxima Res in cui due attori per un'ora montano e smontano una libreria Billy dell'Ikea parlando delle condizioni dei giovani nel mondo del lavoro, oppure si lasciassero coinvolgere dalla potente performance di Teatro Magro (che prevediamo di fare all'aperto nel giardino, confidando nel bel tempo). Insomma è chiaro che sono molto orgogliosa di avere in programma nomi come Federica Fracassi o Ascanio Celestini, artisti eccezionali, ma mi piacerebbe che il pubblico (possibilmente numeroso!) cogliesse questa occasione per scoprire anche le altre meravigliose chicche in programma. Anche per questo abbiamo pensato ad un abbonamento con un prezzo estremamente contenuto, per incentivare la partecipazione tutto il giorno.
Voi avete sede a Vimercate, in Brianza come la nostra rivista; pensi che il mondo della cultura abbia contribuito abbastanza alla costruzione dell'identità di questo territorio?
Domanda complessa. Rispondo per quello che mi compete, ovvero il teatro. Penso che negli ultimi anni si siano sviluppate eccellenze sul nostro territorio, penso all'ottimo lavoro che fa Corrado Accordino non solo con la sua programmazione teatrale e musicale al Binario 7 di Monza, ma anche con la scuola delle Arti che diffonde con le sue 5 sedi (una a Monza e altre 4 in provincia) la cultura del fare teatro e crea nuovo pubblico, cosa più che mai necessaria. Penso anche all'eccellente lavoro che da anni porta avanti Scarlattine Teatro (anche se ha sede in provincia di Lecco, ma intendiamo la Brianza come area allargata sulle due province), da poco anche residenza per compagnie giovani e quindi fucina di produzioni interessanti, Penso al lavoro della compagnia DelleAli che con il suo triennio di residenza a Vimercate ha portato nella mia città artisti del calibro di Danio Manfredini, Cesar Brie e altri. Quello che manca forse è la rete delle realtà che vivono e lavorano nel nostro territorio. Un festival, ad esempio, brianzolo che possa mettere in rete tutte le energie dei tanti operatori appassionati della nostra zona potrebbe essere un'idea!
Quello che manca forse è la rete delle realtà che vivono e lavorano nel nostro territorio. Un festival brianzolo, ad esempio
Durante la mattinata ci sarà anche una tavola rotonda dedicata alle “Condizioni e tutele dei lavoratori dello spettacolo”. La situazione italiana è diversa da quella europea e da quella degli altri settori?
Intanto va detto che l'Italia è l'unico Paese d'Europa in cui non esiste ancora una legge quadro sullo spettacolo dal vivo. Questo crea un vuoto legislativo (e quindi, a cascata, organizzativo) e una mancanza di tutele per i lavoratori del settore molto grave. Il lavoro dell'artista in Italia non è davvero e fino in fondo riconosciuto come lavoro a tutti gli effetti (non a caso il dibattito che apriva il festival dello scorso anno s'intitolava provocatoriamente "non sarà mica un lavoro?"), quindi non sono previste regole basilari di welfare che sono invece riconosciute agli altri settori: il sussidio di disoccupazione ad esempio che è sempre stato scarso ma che negli ultimi anni è stato addirittura eliminato, per un settore come quello dei lavoratori dello spettacolo in cui l'alternanza tra periodi di occupazione e di disoccupazione sono costitutivi e non eccezionali. Oltretutto il nostro è un settore che deve prevedere dei periodi di formazione. In Francia quando gli attori non sono scritturati per le produzioni sono obbligati a formarsi, a studiare, e vengono pagati per questo. In Belgio esiste un sussidio statale stabile che garantisce ai lavoratori dello spettacolo la possibilità di studiare, creare, lavorare su progetti che non hanno, spesso, un immediato riscontro economico.
Il mondo dei lavoratori dello spettacolo, inoltre, è molto complesso e variegato perchè i dipendenti pubblici dei teatri stabili o delle grandi Fondazioni lirico-sinfoniche (una su tutte La Scala e il Piccolo Teatro, per citare due esempi "nostrani") hanno un certo tipo di inquadramento e di tutele, a volte anche eccessivamente rigide, ma si pensi a tutto il mondo multiforme delle piccole produzioni indipendenti, delle compagnie, dei teatro non sovvenzionati... È necessario individuare istanze comuni per portare avanti battaglie comuni. È anche con questo intento che nasce il nostro Festival.
DOMENICA
16 GIUGNO 2013
Carroponte | Spazio Mil
Via Granelli | Sesto San Giovanni (MI)
Ore 11.30 dibattito
ARTISTA SÌ, MA VIA DI QUI
Condizioni e tutele dei lavoratori dello spettacolo
in Europa e confronto con la situazione italiana
#FreeEntry
Ore 14.00 e durante la giornata
TRENCH
Into the Aquarius (Milano)
20 minuti
#FreeEntry
Ore 14.30
SERVIZIO DI PULIZIA o CORPO SOCIALE
Associazione 15 febbraio (Torino)
60 minuti
#Entry5euro #Max40spettatori
Ore 15.30
INFACTORYAGAIN
Teatro dei Gatti (Bologna)
20 minuti
#FreeEntry
Ore 16.00
SENZA NIENTE, L'ATTORE
Teatro Magro (Mantova)
50 minuti
#Entry5euro
Ore 17.00 incontro
SPORTELLO DEL TEATRANTE IN CRISI
a cura di Av Turnè e Lab 121
#FreeEntry #Prenotazione info@lab121.it
Ore 17.30
BRUGOLE
Proxima Res (Milano)
60 minuti
#Entry5euro
Ore 19.30
MI CHIAMO ROBERTA, HO 40 ANNI,
GUADAGNO 250 EURO AL MESE
Teatro i (Milano)
60 minuti
#Entry7euro
Ore 21.30
FABBRICA di e con Ascanio Celestini
75 minuti
#Entry12euro
Informazioni:
333.2962935 - prosaetlabora@artevoxteatro.it
www.prosaetlabora.it
www.carroponte.org