20130604-bruce-springsteen

3 Giugno 2013, San Siro, non un semplice concerto, non un semplice tour di promozione di un disco, ma emozioni pure, esperienze condivise e voglia di vivere.

 

Ci sono esperienze che non possono non essere raccontate, anche se fortemente personali.

Serate come quella di ieri, 03 Giugno 2013, allo stadio San Siro di Milano, non tanto e non solo per l'artista che si esibiva in questa precisa circostanza, ma quanto per il livello di partecipazione, di emozione, di voglia di vivere che noi tutti abbiamo vissuto, percepito e condiviso. Eravamo in tanti sì, come un degno concerto di un'icona del rock merita, certo non potevamo conoscerci tutti, sarebbe impossibile e toglierebbe quel tocco magico nel dire "eravamo in 60.000".

Già... eravamo presenti... tutti.

L'artista in questione, per inciso, è Bruce Springsteen, il "Boss" della musica rock mondiale, alla sua quinta discesa a San Siro alla veneranda e venerabile età di quasi 64 anni: c'è una canzone dei Beatles, datata 1967, dal titolo "When I'm sixty-four", scritta da Paul McCartney, in cui esso stesso si immagina ultra-sessantenne, assieme alla compagna di vita, chiedendole "avrai ancora bisogno di me quando avrò 64 anni?"

Strana e simpatica coincidenza con l'attuale età di Springsteen, un giovane e arzillo 64enne (di cui avremo sempre bisogno), che ieri sera ha per l'ennesima volta (nel mio caso la quinta) regalato oltre 3 ore di felice e spensierato viaggio senza meta, momenti in cui saltare non è faticoso, urlare a squarciagola non ha importanza e non dà fastidio a nessuno del vicinato, stare in piedi ore e ore per un concerto nella calca delle persone nel parterre di uno stadio non crea dolore alla schiena o alle gambe, momenti in cui i pensieri della vita quotidiana, le difficoltà, le decisioni da prendere, da subire o da gestire non trovano spazio, anzi vengono quasi cacciati dalle note, dal sorriso, dall'allegria che traspirava da tutti i musicisti presenti sul palco.

Davanti a noi un numero spropositato di persone arrivate alle 2 del pomeriggio per stare il più possibile vicini al palco, nella speranza di essere portati su quel palco (espediente a cui il Boss ricorre spesso), persone che si sono organizzate con cartelloni di vario colore, artigianali, a volte emozionanti, a volte con una qualsiasi canzone, poesia musicale o quant'altro volessero sentirsi suonare dal vivo, come fosse un regalo personale, la realizzazione di un desiderio, la possibilità di scegliere.

Dietro di noi, nelle tribune, una coreografia organizzata per celebrare l'evento e ringraziare l'artista per le emozioni che ci avrebbe regalato di lì a 3 ore: "Our love is real". Queste persone, arrivate allo stadio, sedendosi sulla propria poltroncina, hanno trovato un cartellone quadrato colorato di bianco, rosso o verde, un messaggio di amore, lo hanno messo in atto senza indugio e la rappresentazione è stata assolutamente da brividi!

Sul palco una bambina che canta perfettamente un ritornello in compagnia del Boss, una nonna con nipote che balla assieme a Springsteen durante "Dancing in the dark", sassofono, tromba, trombone, violino, tutti assieme, tutti in silenzio, uno stadio intero che si abbassa ("a little bit softer now... a little bit softer now... ") per poi rialzarsi ("a little bit louder now"... "a little bit louder now"), perchè i tempi duri arrivano, ma se uniti, se affrontati nel modo giusto, i tempi duri se ne vanno ("hard times come and hard times go").

Di fianco a noi amici, amiche, in alcuni casi compagni di avventure musicali, alcuni con alle spalle almeno un concerto di questo tipo, altri alla loro prima esperienza, con enormi occhioni spalancati dalla prima all'ultima nota, arrivati ad avere il biglietto all'ultimissimo momento per una fortuna sfacciata, altri ancora che dicevano "ma Springsteen chi? quello di Born in the USA? io conosco solo quella canzone... e se poi non mi piace il concerto?". La risposta migliore è arrivata dopo circa 30 minuti dall'inizio, quando ancora non si era proprio nel vivo del concerto, il cielo era ancora chiaro e l'atmosfera si stava scaldando piano piano, una ragazza presente con me al concerto, mentre saltiamo come forsennati mi dice "non conosco neanche una canzone, ma è incredibile quanto mi stia divertendo, già amo quest'uomo..". Passare 3 ore e mezza in questa compagnia è stata la ciliegina sulla torta, un sorriso unico, costante, alternato a qualche bevuta, canzoni ritmate, canzoni acustiche, suoni, colori, luci, odori, in una delle poche vere serate primaverili di quest'anno.

Dopo oltre 3 ore di show, dopo l'ebbrezza ritmica, dopo aver fatto il "twist" ed aver urlato "shout", ecco un'ultima emozione, un ultimo regalo: la voce, la chitarra acustica, l'armonica, il silenzio assoluto, una storia d'amore, la vita, un viaggio senza destinazione, perchè è più bello così... e la sua voce... possiamo andare a casa felici, domattina avremo un sorriso che ci invidieranno tutti... e non sapremo spiegarlo se non dicendo per sempre "è stato il Concerto che Vorrei".