Intervista al cantautore che, in occasione dell'uscita del nuovo singolo "Vieni a vivere",
si è esibito a Villa Zoja a Concorezzo
Con la collaborazione di Mattia Villa
G
atto Panceri, cantautore brianzolo, più precisamente concorezzese, per chi non ti conosce bene, ricordiamo brevemente la tua carriera artistica e i progetti presenti e futuri.
Certo, sono cresciuto a Concorezzo, quindi stasera rientro a casa... con il pensiero di girare il mondo tramite la musica, non potevo certo pensare che il mondo fosse solo la mia casa. Ho avuto la fortuna di conoscere la PFM nel 1990, nelle persone di Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, che mi hanno sentito in un locale a Monza (Woody), e mi dissero "Sai che ci piaci... portaci dei pezzi..", bene dopo 2 anni Patrick mi curava e supervisionava musicalmente: segue una serie di provini, il contatto con la Universal Music e un contratto di 5 anni per 3 dischi. Il primo disco è stato un regalo di Djivas, infatti è stato registrato con numerosi musicisti francesi: partendo da Concorezzo mi ritrovo quindi al Malibu (Milano) a provare i pezzi del primo disco. Poi arriva Sanremo, "L'amore va oltre" (premio della Critica), è un periodo in cui scrivo molto, mi sente addirittura Mina e le piace la canzone, il mio modo di scrivere, inizia quindi uno sdoppiamento tra autore per i miei dischi e autore di canzoni per altri artisti. Ad oggi sono ad 11 album pubblicati, 4 Festival di Sanremo come cantante e 8 come autore, ho avuto la fortuna di scrivere "Vivo per lei" per Bocelli, decisamente la mia canzone più famosa, uscita in contemporanea anche in una versione degli O.R.O. Stasera canterò molti pezzi che ho scritto proprio qui vicino, dato che si tratta di un ritorno a casa. Ho avuto tante soddisfazioni e molte collaborazioni artistiche (Mietta, Giorgia, Gianni Morandi, Meneguzzi, Syria, Luisa Corna). Di solito pubblico un disco con una cadenza di circa 2-3 anni tra uno e l'altro, ma avendo molti pezzi a disposizione posso decidere volta per volta che alcune canzoni possono essere più adatte ad altri artisti, oltre al fatto che la mia musica ha girato il mondo ed è andata più lontana di me, ad esempio in Messico e Olanda, dove è stata tradotta e pubblicata in lingua.
Non parlerei di dualismo, perchè si tratta di due anime conviventi, ma preferisci scrivere per te o per altri? In te vive di più l'anima dell'autore o del cantante?
A me piace scrivere, non importa poi se è per me o per altri, inizialmente la scrivo così, poi dipende se è nelle mie corde, se ho un'ammirazione viscerale verso il pezzo specifico. Non c'è questa differenza netta, questa linea di demarcazione, non mi metto a scrivere per Bocelli o per qualcuno altro, ma per ispirazione e passione, dopodichè alcune le tengo e le approfondisco, altre le butto perchè mi rendo conto che non sono venute bene, altre le faccio ascoltare ad altri artisti perchè le ritengo più nelle corde di questo o quell'artista, rispetto a me. Non vado a bussare per vendere il pezzo, ma vengono da me a chiedere se ho materiale pronto, se trovo uno che mi dimostra stima e mi chiede di scrivergli qualcosa, allora va bene. Difficilmente sono collaborazioni di un pezzo solo in stile "valigetta pronta". Nella vita ho cercato di fare il musicista, ma le cose migliori sostanzialmente sono capitate senza preavviso o eccessiva programmazione.
Scrivi anche gli arrangiamenti sia nelle vesti di autore che di cantante?
Dopo anni di collaborazione con Valli, Malavasi, Djivas adesso arrangio anche i miei dischi, ma inizialmente non puoi andare a discutere un giro di basso con Patrick Djivas. Col tempo impari dai maestri e adesso sì mi cimento da qualche tempo anche con gli arrangiamenti.
Parliamo di una mia curiosità, per chi pensa che non tutti i generi musicali siano adatti ad una lingua specifica. Quando parliamo di traduzioni, storco il naso, in spagnolo, francese, olandese, lo stesso concetto lo esprimi in un altro modo, cosa ne pensi?
Infatti sono completamente d'accordo, bisogna parlare di adattamenti, non di traduzioni, non è il termine esatto. Però sostengo la lingua italiana, perchè ne ho fatto uso, l'ho sperimentata, ho notato e vissuto il fatto che il cantautorato moderno doveva spostarsi dal solo contenuto al suono. Io personalmente ricerco prima il suono, dopo collego la parola per capire se, in alcuni generi dove l'inglese magari è più musicale dell'italiano, quel tipo di suono può ricordare l'originale, specie negli adattamenti (vedi Viva la vida dei Coldplay): la canzone non è tradotta, io curo semplicemente l'adattamento ai suoni della lingua italiana, tradotta sarebbe una schifezza, pensiamo a "together" e "insieme", stesso significato, diverso suono.
Vivere e sopravvivere, argomento principale dell'ultimo singolo, in un contesto come quello "casalingo", da cittadino del mondo, come pensi verrà colto dalla tua gente?
Beh questa sera sarà vita, sei tra la tua gente, sopravvivere è un concetto più per la quotidianità, stando tra le gente dimentichi la crisi, la tristezza, la fatica, ti mette voglia di vivere, la musica è quasi sempre un antidoto. Però nella realtà c'è anche la sopravvivenza: prendiamo da qui la parte positiva, ad esempio torniamo alla terra, non possiamo sempre e solo pensare ad arricchirci..dovete sapere che ho recentemente preso un pezzo di terra in Salento, ci vado spesso, ci passo del tempo, da solo, in compagnia, coltivo l'orticello, ritorno alla qualità della vita, semplice, ma intenso, non è accontentarsi, ma un ritorno al vero significato della vita. Questo è il significato del nuovo singolo, è un pezzo forte, meno cantautoriale, molto ritmato, più vicino a generi come quello dei Police, dei Coldplay, lontano da esperienze più antiche, è un pezzo molto "2013", molto contestuale al periodo. Non è un pezzo arrabbiato, è invece solare, deve portarti il sorriso, l'obiettivo è farti passare dei momenti di vita vera.
Prendo spunto dalla tua ultima curiosità sul terreno preso in Salento, per sottolineare la coincidenza con il nostro ultimo dossier "Ritorno all'agricoltura", che significa ritorno al senso di qualità della vita
Bravi ragazzi, ottimo argomento, ripeto non si tratta solo di uno sfizio, ma proprio di una ricerca di serenità, qualità e vita reale. Una volta puntavo a 100-120 concerti all'anno, adesso se capita di farne 30-40-50, nessun problema, nei momenti liberi si va in Salento, ci si gode la serenità che solo certe zone del mondo ti possono dare. Cosa chiedere di più...
L'ultimo singolo è acquistabile online in digital download, siamo nel mondo della musica digitale: come vivere o sopravvivere nel mondo del mercato editoriale attuale?
Ragazzi... la musica è decisamente peggiorata, non c'è il fondamento della qualità, si dà uno spazio enorme, esagerato al reality, con canzoni già edite, però come mai chi le ha scritte non viene invitato a suonarle, a presentarle? Lo trovo poco rispettoso, questa musica ha aiutato l'economia negli anni scorsi. Non mi piace nemmeno il meccanismo di selezione, 20 secondi di un inciso famoso a cappella?!? Io ho fatto 3 anni di monitoraggio musicale con Patrick Djivas; se arrivano Battisti e Jovanotti, artisti enormi per capirci, ma senza l'ugola d'oro, cosa fai? li scarti? A parte Tiziano Ferro, che è effettivamente molto bravo e dal mio punto di vista indiscutibile sia come cantante, sia come artista, negli ultimi 10 anni non c'è molto da dire o da segnalare. È disarmante come non si rendano conto che qualcosa non va, pensiamo, tanto per ridere un po', alla Nazionale Cantanti, 20 anni fa ci siamo inseriti io, Biagio Antonacci, Samuele Bersani, Max Pezzali, Nek, oggi chi mettiamo? Marco Carta, Marco Mengoni, Noemi, Giusy Ferreri, Valerio Scanu?!... giudicate voi. Chiariamo subito, non è colpa dei ragazzi, non ce l'ho assolutamente con nessuno di loro, ma con chi li convince di essere sin da subito artisti da piedistallo; se non ci diamo un regolata tra un po' ci sarà proprio una scelta secca, musica di qualità contro non-qualità, chi non ha la fortuna di avere un genitore, un gruppo di amici che ti instrada verso una certa visione della musica, si troverà inevitabilmente nella parte di impoverimento culturale. Quello che sono io oggi a livello umano non me l'ha dato la scuola o la Chiesa, ma le canzoni, gli artisti, i cantautori.