09-07-2013-satiristas

Sagoma pubblica "Satiristas! La rivincita della satira", la traduzione curata da Comedysubs.org dell'antologia di Paul Provenza sui più celebri comici americani

 

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bbiamo intervistato Carlo Amatetti, editore di Sagoma, nata nel 2010 a Vimercate dall'esperienza del magazine Sagoma Comedy, in occasione della traduzione del libro "Satiristas!" di Paul Provenza, con fotografie di Dan Dion.

Satiristas! A cosa allude questo titolo, a cosa è dovuto?
Come sottolineano gli stessi autori, i satiristi sono dei lupi solitari, dei provocatori che scatenano l'ilarità intercettando l'ipocrisia in politica, le distorsioni dei media e, in sostanza, si distinguono da tutti gli altri comici per la nota selvaggia del loro humour, per la gestione virtuosistica delle note del sarcasmo e dell'ironia e l'innata capacità di intercettare e condannare le stronzate.

Preferisci Jay Leno o David Letterman?
Letterman, tutta la vita.

Credo di poter dire che in casa editrice condividerete l'opinione per cui la satira aiuta a veder più chiaro le cose. Ma rende anche più cinici?
Di certo chi fa satira deve poter "girare" al proprio pubblico un punto di vista personale della realtà che ci circonda. Se poi questo porta maggior chiarezza o semplicemente uno scombussolamento, o uno shock in chi ascolta, questo non è dato saperlo. In realtà il libro fa proprio capire come l'approccio di ogni stand-up comedian al proprio mestiere è molto diverso. C'è chi, in effetti, aspira a influenzare il proprio pubblico e chi magari lo fa, ma non gliene frega un bel nulla. Non nel senso che non gli interessa, ma nel senso che non è quello lo scopo del suo mestiere. Lo scopo è, e rimane, per molti quello di far ridere. E forse è l'approccio migliore... per ottenere il risultato opposto!

 

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 Carlo Amatetti e Terry Gilliam scattata durante la presentazione dell'autobiografia dei Python di Sagoma

 

Qual è, a tuo parere, lo stato di salute della satira negli USA?
La satira americana è sempre molto attiva, e produce una marea di nomi e volti nuovi. Quelli buoni, come tutte le cose, rimangono sempre un numero esiguo. Soprattutto quelli in grado di poter varcare i confini nazionali. Di certo la diffusione della TV via cavo in USA, meno soggetta a censure e quant'altro, è diventato un caldo rifugio per i performer più estremi.

la comicità rimane la forma espressiva più in grado di influenzare le masse nel breve periodo

In che modo gli scatti di Dion ritraggono i comici?
Ritrae i comedian finalmente come dovrebbero essere visti. Come degli artisti. In Europa, e soprattutto in Italia, il comico è ancora il guitto da avanspettacolo. Colui che cerca la risata per la risata. E buona parte della responsabilità sta proprio nei comici nostrani, molti dei quali non si allontano poi molto da questa visione riduttiva. Ma la comicità rimane la forma espressiva più in grado di influenzare le masse nel breve periodo di qualsiasi altra. E nel lungo, quando si tratta di grande comicità. Si può dire lo stesso per letteratura, pittura, etc...? Forse la musica ci si avvicina (e forse la supera).

Se dovessi spiegare a qualcuno che è proprio digiuno di satira qual è la più grande differenza tra la satira made in USA e quella nostrana, cosa direste?
La poca satira rimasta in Italia si concentra sulla politica (ma i veri comici satirici, come Alberto Patrucco ad esempio, fanno poca tv, e non a caso) ed è soggetta in TV a una censura che definisco "metafisica". Ovvero il pezzo va o non va in onda a seconda del sentiment che si registra in Rete: "sai, sarebbe meglio non farla questa parte. Noo, ma sai..." Negli USA esiste la figura "fisica" del censore: si va là e ci si litiga, lo si insulta. Ma è lì davanti a te. Molto più professionale, meno manipolabile, e meno Grande Fratello, che tutto sa, a tutto provvede... ma non si fa mai vedere. In America oggetto di satira molto pesante sono anche religione e razza. E anche il linguaggio è molto ma molto più dirompente e provocatorio. In Italia la stand-up comedy "all'americana" la si può vedere dal vivo forse solo a Roma con il gruppo di Satiriasi: Filippo Giardina, Stefano Augeri, Saverio Raimondo, etc...

In America oggetto di satira molto pesante sono anche religione e razza. E anche il linguaggio è molto ma molto più dirompente e provocatorio.

Chi è il comico,(o i), italiano che più si avvicina al modello americano?
Tra i comici più famosi, oltre a Patrucco (che però ha sempre usato un linguaggio molto più pettinato), l'emblema è sempre stato Luttazzi. Ma come poi si è poi verificato, era un'affinità che spesso sfociava nel plagio. Ma, al di là di questo, sicuramente Luttazzi ha dei migliori performer made in USA una caratteristica: il coraggio. Su questo nulla da dire. Che fosse materiale suo o no, lo usava in maniera davvero temeraria.

Un libro sulla grande satira americana. Sagoma ha già pensato a farne uno su quella italiana?
Ci stiamo ragionando, ma la cosa è difficile sia per una questione quantitativa (potrebbe diventare un volumetto davvero esiguo...), che psicologica: è davvero raro ritrovare in un artista italiano di livello la stessa disponibilità al confronto, che in USA ha permesso a Paul Provenza di scrivere Satiristas. Insomma, stiamo a vedere...

Per chi volesse incontrare Carlo Amatetti e godere della comicità alla americana di Alberto Patrucco, segnalo che saranno entrambi presenti il 21 luglio 2013 al ROCKEAT 2013, presso l'Area Feste di Vimercate, con l'evento "SATIRA E ANARCHIA, IL (NON) INSEGNAMENTO DI GEORGES BRASSENS".

 

 

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Azzurra Scattarella
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