Intervista al deputato Roberto Rampi sul decreto che, tra l'altro, semplifica le norme per i concerti con meno di 200 spettatori. Dalla petizione di Stefano Boeri all'intervento del Ministro Bray, passando per le prospettive del mondo "cultura"
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a battaglia per rilanciare il mondo della cultura italiana potrebbe essere ad un primo punto di svolta. In particolare quello spicchio legato agli spettacoli musicali dal vivo, promossa nei mesi scorsi da Stefano Boeri con annunci, petizioni, appelli al Ministro Massimo Bray, al fine di intervenire con decisione. Infatti il Governo nelle scorse settimane ha approvato il cosiddetto "Decreto Cultura", che interviene direttamente su un settore strategico per l'Italia, spesso eccessivamente sottovalutato e bistrattato, spaziando dalla revisione organizzativa della Soprintendenza agli scavi di Pompei, Ercolano e Stabia, fino alla semplificazione delle norme di autorizzazione di piccoli spettacoli musicali dal vivo.
In particolare vogliamo concentrarci su questo ultimo punto per sottolinearne la possibile efficacia, sia per i numerosissimi artisti emergenti, band, bande musicali e quant'altro, sia soprattutto per chi, come i proprietari e gestori dei locali, si è visto troppo spesso costretto a tagliare questa tipologia di spettacolo, per eccessive pratiche burocratiche da evadere, portatrici di costi e tempistiche non gestibili. Ovviamente negli scorsi anni ne è risultata una sfiducia reciproca tra artista e gestore e di conseguenza una rapida dismissione degli spettacoli dal vivo, a favore di serate diversificate o a tema, non sempre di ottima qualità, ma sicuramente all'insegna del risparmio.
Trattandosi di un decreto legge significa che ci troviamo in uno scenario per cui le norme sono applicate immediatamente, per poi essere convertite, eventualmente con elementi migliorativi, in legge dello Stato entro 60 giorni dall'introduzione del decreto stesso. Nella situazione di agitazione politica creatasi in questi giorni, esiste certamente il rischio che questa prima parte delle norme non veda la luce definitiva, ma si sa, la speranza è l'ultima a morire. Manca solo l'approvazione della Camera dei Deputati entro il prossimo 08 Ottobre, dopo aver incassato l'ok definitivo dal Senato nei giorni scorsi.
Partiamo dal principio: Stefano Boeri, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano, notoriamente sensibile a questi argomenti, lancia un appello tramite una petizione online diretta al Ministro Massimo Bray, perchè lui stesso, fautore di un evento tanto rinomato, quanto seguito quale la "Notte della Taranta" di Melpignano, si attivi con il Governo per trovare una chiave di volta economica, ma anche progettuale, a lungo termine, per rilanciare il mondo del musica dal vivo in Italia, in termini di organizzazione, autorizzazioni, costi e benefici. Pochi mesi dopo aver raccolto questa sfida, ecco il Decreto Cultura che contiene la prima parte, piccola, ma significativa: d'ora in poi tutti i locali che organizzano musica dal vivo, se non prevedono di avere più di 200 spettatori, dovranno solo compilare un'autocertificazione allo Sportello Unico delle Attività Produttive del Comune di loro appartenenza, oppure addirittura un'esenzione completa se lo spettacolo è promosso da una Onlus con il fine di raccogliere fondi per beneficenza.
Nella sua petizione Boeri citava come esempio significativo il "Live Act" promulgato in Gran Bretagna e non per caso, in quanto, oltre a permettere a tutti i gestori di organizzare serate con semplicità, ha avuto la conseguenza, il cosiddetto indotto, di favorire l'apertura di nuovi locali, nuovi eventi, nuove opportunità lavorative.
A questo proposito abbiamo interpellato il deputato PD Roberto Rampi, che fin da principio ha sostenuto attivamente il cammino di questo Decreto e ora si prepara alla successiva conversione in legge.
Serve una legge quadro sullo spettacolo dal vivo. Si può ripartire da quella presentata la scorsa legislatura, ma per fare una legge così ex novo ci vogliono minimo due anni. Per questo ha senso pensare a provvedimenti che conquistino pezzi un po' per volta. Il primo è andato. E ha senso fare una carta discussa in modo ampio e poi capire come realizzarla nel tempo più breve possibile.
Quanto a fondo si pensa di andare con l'intero progetto? Il Live Act anglosassone è solo fonte di ispirazione e quindi parzialmente contestualizzabile al sistema Italia, oppure è una linea guida effettiva?
È una guida effettiva ma certo va contestualizzato. Vogliamo andare molto a fondo. Infatti il vero primo risultato più importante, ancor più del concreto risultato semplificativo ottenuto, è il 'concetto' nuovo: se non mi concedi una licenza e quindi decidi di non darmela, io comunque ti comunico che porto avanti il concerto. Sta passando il valore di questo mondo, di questo pezzo di vita, di vissuti, di persone, di lavoratori, di economia.
Oltre agli innegabili vantaggi organizzativi ed economici, dove si può intervenire attivamente, a parte le autorizzazioni snellite? (mi riferisco particolarmente alla SIAE, vissuta da molti come un ente un po' obsoleto, un po' tutto italiano, ecco...)
La questione SIAE è la più delicata. Certamente va aperto un confronto serio con loro. Il diritto d'autore è un importante riconoscimento del lavoro creativo e intellettuale. Vanno semplificate le procedure. Tolta burocrazia. E rivisti anche alcuni costi che diventano proibitivi. E va ripensata la relazione tra SIAE e autori soprattutto minori ed emergenti.
Venti di crisi, decreti e conversioni a rischio, ma mi pare di cogliere la volontà precisa di modificare questo status quo, a prescindere dall'esito della legislatura in corso: petizione di Boeri, decreto, impegno di vari deputati, insomma l'attenzione nei confronti di un'attività a lungo dimenticata può essere vista positivamente.
Si, esattamente, hai colto in pieno. Questo è il vero valore. Ed è notevole lo spirito di squadra che si è creato. Ora la priorità è difendere il decreto e non farlo decadere per colpa della crisi. E nel frattempo continuare un lavoro politico e culturale insieme.
Pur non trattandosi di un argomento solitamente oggetto di propaganda elettorale (non viene probabilmente vissuto come un problema prioritario di questi tempi), sottolineiamo però la concreta opportunità di riaccendere un motore in realtà decisivo per la rinascita di un paese spesso mortificato da politiche non sempre attente al medio-lungo periodo, ma più interessate alla conservazione di posizione. Un paese serio, se vuole rinascere, non dovrebbe solamente affidarsi alla finanza o alle teorie economiche, ma anche e soprattutto alla cultura, nella sua più ampia declinazione, che garantisce lo sviluppo di un'identità presente e futura, speriamo diversa e innovativa.
Sul sito di Roberto Rampi è possibile approfondire l'argomento:
www.formazioneconsenso.it/robertorampi/blog/30-4-proposte-per-lo-spettacolo-dal-vivo
www.formazioneconsenso.it/robertorampi/in-parlamento/62-lavoratoricultura