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Sempre più gente paragona il patrimonio culturale italiano al petrolio, buon ultimo Dario Allevi, presidente della Provincia di Monza e Brianza. Sbagliando. Perché la cultura non si sfrutta, quanto meno si coltiva. E lo dice Pier Luigi Sacco.

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mettiamola con questa storia che la cultura è il petrolio dell'Italia. Davvero. Da un po' di tempo lo si sente dire ovunque. Anche il Presidente della Provincia di Monza e Brianza, Dario Allevi, non perde occasione per tirare fuori questa orrenda frase. Pur non essendo un suo stalker gliel'ho sentita dire già in 3 diverse conferenze stampa.

 

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Dario Allevi (a destra col microfono) alla conferenza di presentazione della stagione 2013-2013 del Teatro Binario 7. A sinistra Corrado Accordino e Alfredo Colina (Foto di Chicco Roveris)


È chiaro che coloro che paragonano la cultura al petrolio lo fanno pensando di farle un “complimento”, è chiaro che vorrebbero dire che l'Italia potrebbe prosperare grazie alle sue “risorse” artistiche e culturali.
Allora cosa c'è che non va il quella frase? C'è che un paragone simile può venire in mente solo a chi con la cultura non ha molta confidenza o comunque ne ha di più con lo sfruttamento. Perché il petrolio si sfrutta. Vogliamo sfruttare anche la cultura?
Il petrolio lo succhi dalla terra e dal suo passato, lo commercializzi, lo trasformi, ci fai soldi. La cultura no, non la succhi da nessuna parte. La devi coltivare. Ecco, se proprio si vuole fare paragoni ad effetto, si usi quello dell'agricoltura: se vuoi avere un raccolto con la cultura, devi seminare, avere cura del tuo campo e attendere i frutti. O vogliamo semplicemente sfruttare (e sperperare) quello che è stato tramandato nei secoli dai nostri avi?
Il fatto che in Italia ci sia un enorme patrimonio storico-artistico — anche su questo fioriscono frasi fatte a iosa tipo “il 50% delle opere d'arte del mondo” e via così — fa cadere in tentazione i cultori dell'ultima ora, quelli che piuttosto che leggere un libro o andare ad una mostra mangerebbero ortica. Tutto questo ben di dio e non ci guadagniamo nulla? E giù con la storia del petrolio e la fantasia che vola a Dubai.
Non si illudano: con la cultura si lavora, si mangia, si vive, ma a patto di faticare e coltivare. E di non tentare di accorciare troppo i tempi. In campo culturale i fertilizzanti (leggi furbate di marketing e degenerazioni commerciali) hanno vita breve. Chiedetelo alle major discografiche, oggi ridotte con le pezze al culo dopo aver inflazionato il settore con musicaccia e talent in quantità industriali.
Non credete a me? Nessun problema, vi basterà ascoltare per meno di 2 minuti l'intervento di Pier Luigi Sacco agli Stati generali della cultura del novembre 2012. Organizzati da quei comunistacci del Sole 24 ore.

 

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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