A Palazzo Reale di Milano una mostra dedicata al maestro viennese. Dalle opere della formazione agli ultimi anni
Con la mostra dedicata a Gustav Klimt (“Alle origini di un mito”, a Palazzo Reale di Milano sino al 13 luglio 2014) il curatore Alfred Weidinger dichiara di puntare la sua attenzione sulla prima fase della vita dell'artista austriaco, nato nel 1862 a Vienna. Molte infatti le testimonianze del contesto in cui il giovane Klimt si formò, fra gli sbalzi in rame del padre Georg e le opere dei suoi primi compagni d'avventura, il fratello minore Ernst e Franz Matsch. Con loro per 12 anni formò un sodalizio, la Künstler‐Compagnie (Compagnia degli artisti), a cui furono assegnate molte delle committenze pubbliche che lo resero famoso, molto prima di quel periodo “aureo” durante il quale realizzò le opere che oggi tutti abbiamo in mente quando pensiamo alla sua pittura.
Forse una mostra dedicata solo a questa fase della vita e della produzione dell'artista avrebbe raccolto poca attenzione dal grande pubblico. Almeno questo immaginiamo abbiamo pensato gli organizzatori, perché in una disposizione non cronologica un po' spiazzante, sono poi disseminate opere dell'intero ciclo vitale di Klimt; comprese alcune — poche — molto famose e con una logica che a volte si diverte a nascondersi. Dai dipinti e studi anatomici pienamente “tradizionali” degli anni Ottanta dell'Ottocento, si arriva infatti sino all'incompiuto Adamo e Eva del 1918, anno della sua morte. Certamente questo non può che far piacere a chi visita la mostra aspettandosi fondi oro, donne sinuose e decori voluttuosi (ecco allora la Salomè di Ca' Pesaro arrivata da Venezia e la ricostruzione del fregio di Beethoven), ma nell'insieme indebolisce l'impianto scientifico a favore di quello “spettacolare”.
Al di là di questo — e per fortuna — resta la presenza di alcune opere meravigliose come il profilo d'uomo del 1896, la “Madre con due bambini” del 1909-10, i già citati “Adamo ed Eva” e la “Salomè” (del 1909, che da sola vale la visita... al Museo veneziano). Qualcosa di più ci saremmo aspettati sul fronte del disegno, tecnica in cui Klimt così come i suoi epigoni Schiele e Kokoscha furono straordinari maestri. I pezzi in mostra non rendono giustizia.
Non mancano le memorabilia, come fotografie, lettere autografe all'amata Emilie Flöge e la croce d'oro ricevuta da Francesco Giuseppe I.
Il filmato dedicato alla mostra da Canale Arte
Informazioni sulla mostra: www.klimtmilano.it