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Dossier. Le donne, ad esempio. Critica e storica dell’arte, iconografa e socia fondatrice di Heart Pulsazioni Culturali ci racconta delle donne nell’arte e delle donne dell’arte attraverso la sua esperienza. In Brianza e non solo.

 Le donne, il loro corpo, la loro presenza fisica nell’arte sono al centro dell’attenzione non solo di critici d’arte e di addetti ai lavori, ma anche dei mass media e del pubblico. Un’attenzione crescente, che ripercorre la storia dell’arte per riscoprire le artiste nascoste e dimenticate e valorizza nel presente le artiste che indagano con il loro lavoro tematiche legate al corpo e all’essere donna nella società: ma quanto è davvero cambiato il ruolo delle donne nel mondo dell’arte? Siamo davvero arrivati ad una parità di genere oppure l’essere donna e artista rischia di diventare una nuova categoria dai cui confini è difficile uscire? E ancora: il mondo accademico e la critica d’arte sono ancora mondi prevalentemente maschili oppure gli ostacoli sono stati rimossi, ed è possibile per le donne accedere anche ai livelli più alti?

31GOllhnLL. Tutte queste domande ho voluto porle a Simona Bartolena, critica e storica dell’arte, iconografa e socia fondatrice di Heart Pulsazioni Culturali, che dal 2010 a Vimercate propone mostre, rassegne ed eventi culturali legati al territorio ma non solo. Simona Bartolena tiene corsi di storia dell’arte in diversi comuni brianzoli, è attiva nell’organizzazione di mostre collettive e personali dedicate ad artisti del territorio e non solo, collabora come iconografa con diverse case editrici milanesi. Con Mondadori Electa ha pubblicato “Arte al femminile. Donne artiste dal Rinascimento al XXI secolo” e “Donne”, dizionario iconografico delle donne nell’arte, insieme a Marta Alvarez Gonzalez. Ha dedicato alla Brianza il progetto “Qui Già Oltre - Brianza Terra d'Artisti”, accompagnato dall’omonimo volume pubblicato nel 2009 da Silvana Editore.

Da quanto tempo ti occupi di eventi legati all'arte?
Da molto tempo, direi. Ho sempre avuto una passione per l'arte e la musica: mi sono occupata prima di musica, poi nel 1994 mi sono laureata in storia dell'arte ed ho iniziato da subito a collaborare con l’editrice Electa come iconografa. Nello stesso anno ho iniziato a collaborare con alcuni comuni della zona, organizzando corsi di storia dell'arte e visite guidate. La collaborazione con il comune di Osnago è diventata sempre più importante, e proprio lì sono avvenuti gli incontri che hanno gettato le basi per il progetto di Heart. Così nel 2009 ho deciso di lasciare la scrivania dell'Electa, con cui avevo una collaborazione molto serrata, per dedicarmi a tempo pieno alle mostre e ai corsi di arte: avevo grandi stimoli a lavorare sul territorio, e proprio in questo periodo il progetto “Qui Già Oltre - Brianza Terra d'Artisti” ha segnato di fatto la nascita del gruppo di lavoro che ora costituisce Heart.

Hai lavorato a lungo nell'editoria legata all'arte, e sei autrice di diversi libri editi da Mondadori Electa. L'editoria legata all'arte, così come la critica e il mondo accademico, secondo te danno spazio alle donne? Oppure sono ancora ambienti prevalentemente maschili?
Nell'editoria lavorano un gran numero di donne, ma a ben vedere i posti più rilevanti sono quasi esclusivamente occupati da uomini: nell'ufficio in cui lavoravo in Electa, ad esempio, eravamo solo donne, ma l'amministratore delegato era un uomo. Io personalmente non ho mai avuto problemi: lavorando sul territorio non mi sono mai sentita discriminata né trattata diversamente in quanto donna, anche perché ho sempre avuto la fortuna di collaborare con persone di alto livello umano e culturale. Ad oggi, nelle direzioni dei musei molte donne hanno ruoli importanti, così come in ambito accademico... eppure è vero che a livello mediatico, se accendiamo la televisione, le figure più rilevanti sono uomini: dove c'è un pubblico più ampio, di massa, le figure di riferimento in effetti sono ancora e sempre maschili.

21Ow7Bol-KLQuanto è rilevante invece la componente femminile in Heart?
Direi che siamo al cinquanta per cento. In consiglio direttivo ci siamo io e Piera Biffi, ma ci sono almeno altre due donne che collaborano attivamente a tutte le attività, e così siamo pari: quattro uomini e quattro donne.

Heart ha ospitato molte artiste donne in questi anni, sia all’interno delle collettive che con mostre personali. Quali sono le mostre che più hai amato? Quali le donne artiste ospitate che più hai apprezzato?
Abbiamo ospitato mostre collettive che hanno coinvolto molte donne, e in generale cerco sempre di coinvolgere esponenti femminili nei progetti che curiamo, ma non abbiamo mai fatto mostre dedicate alle donne in modo specifico. Abbiamo ospitato le personali di molte donne, alcune veramente straordinarie, molte artiste con cui amo collaborare: Anna Turina, Dolores Previtali, Federica Ferzoco, Marianna Gasparini, Elena Mutinelli, Maria Chiara Zarabini, Nadia Galbiati, Lucia Conversi, Gianna Torresin... In generale, mi piace pensare che ci sono tante donne nei nostri progetti perché se lo meritano, perché ci sono molte brave artiste.

Proprio in questo periodo Piera Biffi sta realizzando un progetto intitolato “Anime allo Specchio”: sceglie quadri di donne artiste che raffigurano altre donne, li fotografa e poi inserisce all'interno del quadro una figura femminile contemporanea, fotografata da lei in modo che sembri parte del quadro. L'idea è di mettere a confronto quattro donne, due generazioni: due artiste e due modelle allo specchio, due sguardi di donne sulle donne.

 

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Quelle che sono emerse sono donne con caratteri straordinariamente forti, come Artemisia Gentileschi

 Si direbbe quindi che ad oggi nel mercato dell'arte e nel circuito artistico non sia più difficile emergere per una donna. Credi che le differenze di genere siano in gran parte superate?
Le ragazze sono ormai in maggioranza rispetto ai ragazzi nelle accademie d'arte, e ci sono molte artiste donne. C'è molto interesse anche da parte del pubblico, parlare di donne artiste richiama molto l'attenzione: ho appena tenuto due incontri a Lecco dedicati a donne pittrici ed artiste, e c'era un pubblico davvero enorme. Quello che manca però è ristabilire storicamente il ruolo delle donne nell'arte. Una critica d'arte americana si poneva questa domanda: perché le donne non hanno un loro Michelangelo? La risposta è che storicamente le donne hanno sempre avuto grossissimi problemi ad intraprendere una carriera artistica: non potevano accedere alle accademie, non potevano dipingere i nudi, non potevano lavorare nelle botteghe. Di fatto anche chi aveva un enorme talento non poteva formarsi come artista, non poteva crescere artisticamente, e restava mediocre. Non ci sono personalità altrettanto geniali nella storia dell'arte perché le donne hanno dovuto affrontare difficoltà enormi, e questo è successo fino agli anni '50 e '60 del Novecento. Hanno avuto storie dure, piene di prevaricazioni e difficoltà, e quelle che sono emerse sono donne con caratteri straordinariamente forti, come Artemisia Gentileschi. Ma quelle che non avevano lo stesso carattere della Gentileschi sono finite nell'ombra. Bisogna inquadrare storicamente l'opera di queste donne: credo sia importante ed abbia senso dedicare studi specifici alle donne nell'arte fino al '900; dal '900 in poi penso che vada tutto considerato come un continuum, senza distinzioni che rischiano di ghettizzare.

 

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Le donne spesso scelgono tematiche che si sentono più addosso, tematiche legate al corpo, alla violenza sul corpo

Ritieni che attualmente una donna artista venga individuata dal pubblico e dalla critica in primo luogo come donna o in primo luogo come artista? Oppure le due cose sono legate in modo imprescindibile?
Essere artista ed essere donna sono due cose legate tra loro perché l'identità dell'artista, sia uomo o donna, è imprescindibile dalla sua opera. Ci sono poi donne che accentuano la loro identità femminile lavorando su tematiche femminili: quando una donna parla delle donne, viene individuata per forza prima come donna che come artista. Ma al di fuori delle tematiche strettamente legate all'identità femminile, non si può certamente distinguere la mano della donna da quella di un uomo in un'opera d'arte. Per esempio, Elena Mutinelli scolpisce il marmo con una forza incredibile e crea opere potentissime; a molti guardando le sue sculture viene spontaneo esclamare: Ah, ma è una donna? Il fatto che sia donna emerge quindi in un secondo tempo.

Per concludere: quanto influisce secondo te l'essere donna nella creazione artistica?
Le donne spesso scelgono tematiche che si sentono più addosso, tematiche legate al corpo, alla violenza sul corpo... Non si può ovviamente generalizzare, ma è come se la donna avesse ancora bisogno di lavorare su di sé: la donna artista spesso ha ancora bisogno di lavorare su questi argomenti e su questa tematica. Questo non riguarda tutte le artiste: molte fanno percorsi diversi e non arrivano mai a toccare questi argomenti, sviluppando in modo diverso la loro ricerca.