Ancora sulla mostra di Storm Thorgerson all'Arengario di Monza, prorogata fino al 7 settembre 2014
"Le note sono sette per chiunque, ma Mozart resta Mozart"
Oliviero Toscani, intervista a la Repubblica, 09/08/14, p. 30.
Avendo colpevolmente ignorato il sostanzioso articolo di Antonio Cornacchia del 6 luglio scorso, dal titolo "L'arte della copertina", e su suggerimento di mio figlio Federico, residente a Padova, appassionato ed esperto di alberi e di musica, sono andato a vedere la mostra in corso all'Arengario di Monza, "The Gathering Storm, dai Pink Floyd ai Muse", dedicata alle copertine dei dischi create da Storm Thorgerson La chiusura della mostra è stata prorogata al sette settembre.
Le buste di cui quelle copertine costituivano il frontespizio proteggevano i dischi dei musicisti e complessi rock degli anni settanta e dintorni, dai Pink Floyd a Peter Gabriel, dai Genesis ai Led Zeppelin, a Paul McCartney e altri. A differenza di mio figlio (e di Antonio), non sono né un profondo né un appassionato conoscitore della musica rock, forse perché appartengo a qualche generazione precedente. Ma l'ho vissuta e la vivo ancora di riflesso, la "ri-apprendo" con piacere quando ascolto un brano famoso di quei tempi. Era forse il lato positivo degli anni di piombo, forse un'ancora di salvezza per i giovani di allora, disorientati da una crisi culturale, politica ed economica ben più grave e violenta di quella attuale.
Le immagini di Storm mi fanno pensare a una sorta di neo-surrealismo. Non onirico come il primo, ma liberatorio, espressione del desiderio in una diversa realtā.
Le ho trovate belle. E ho riflettuto sulla dichiarazione di Storm, nel video che viene proiettato alla mostra, che ogni sua copertina è frutto di decine di prove gettate nel cestino.
Più di una volta mi sono trovato a discutere sulla bellezza di qualcosa, si tratti di un quadro, di una musica, di un paesaggio plasmato dall'uomo, sostenendo, contro l'opinione prevalente, che è bello ciò che è bello e non ciò che piace. Che la bellezza è una realtà, non un'opinione. Come dire che gli umani sono per loro natura calamitati, spesso senza saperlo, da ciò che è bello, mentre rifuggono dal brutto.
Questo non esclude il dibattito, anche acceso, su ciò che è bello, specialmente sulle opere contemporanee. Non solo tra persone diverse, ma anche nell'intimo di chi è impegnato in una attività creativa. Lo dimostra l'impietosa selezione operata da Storm, come da tanti altri creatori, dei suoi tentativi abortiti, prima di arrivare alla copertina definitiva. (Vale anche per la scienza. Come ci racconta il fisico Carlo Rovelli, anche Einstein era coinvolto in un percorso pieno di errori, prima di giungere alla "piú bella delle teorie". Vedi Carlo Rovelli, "La realtà non è come ci appare, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014).
In conclusione, suggerisco a chi non ha ancora visto la mostra all'Arengario di non perdere l'occasione. Da parte mia, ho chiesto a Federico di farmi una compilation dei complessi e dei cantautori rock, pop e folk della seconda metà del novecento. Perchè credo che ci sia molto di comparabile, e magari superiore, con tanti brani di Mozart famosi, ma piuttosto ripetitivi.