Lunedì 15 dicembre 2014 Cristina Crippa e Elio De Capitani leggono Beppe Fenoglio e Renata Viganò, per l'anniversario della Biblioteca e per i 70 anni della Liberazione. Per i lettori di Vorrei, la presentazione dell'attrice e regista del Teatro dell'Elfo
Venerdì 17 ottobre, bel giorno per cominciare a scrivere.
Cinquant'anni della Biblioteca, cari lettori/spettatori, e undicesima lettura di buon compleanno. Ci pensavo, sul finire della scorsa estate, e oscillavo, incerta. Arriva una telefonata, un amico giornalista, Antonio Cornacchia, dice a Elio: se Cristina non ha ancora scelto per la biblioteca, perché non pensate alla Resistenza, al '44, sono settant'anni, anche noi ci stiamo lavorando.
Una breve riflessione, e ci buttiamo su questo sentiero, impervio ma affascinante. Perché è vero, ho pensato, la gente cambia, invecchia, dimentica, i bambini si fanno adulti e non sanno. Bisogna continuare a parlarne. Perché è vero, tenere viva e operante una biblioteca, come un teatro del resto, richiede molta "resistenza", unghie denti testa e pazienza, anche se le modalità sono infinitamente più soffici e incruente. E sempre più violenta e sconcertante è la realtà che ci sta intorno, che ci sfiori dai notiziari o che ci tocchi più da vicino. D'accordo, allora, un ponte verso quegli anni drammatici, quei mesi di passione.
Devo confessare però: i miei moventi e desideri sono spesso molto concreti, e, al di là di ogni considerazione mi è piaciuto subito questo tema anche perché covavo dentro di me il ricordo di tre testi molto forti ed emozionanti, di due autori grandissimi, che avevo usato nel '95 per comporre con Novaluna una serata per il giorno della memoria (lungo parlare ricordo con Antonio e Vittorio Bellini, con Anna Arienti e le tante persone con cui avevo lavorato).
Mi era rimasta la voglia di farli sentire di nuovo quei racconti, di farli arrivare ancora con la loro carica di detonatori, la loro virulenza emotiva. Soprattutto quel IL padrone paga male che con fulminante incisività mette in luce contraddizioni che continuano a tutt'oggi ad essere aperte, a pesare come macigni su ogni speranza di pace e umana convivenza. Giustino Pasciuti ha aderito con vivo interesse alla proposta, complice un grande amore per gli autori, e così ho ripreso in mano i testi, ho diviso con Elio i due racconti di Fenoglio, uno ciascuno, e trasformato il capitolo de L'Agnese va a morire in un racconto a due voci. Ho chiesto a Giuseppe Marzoli di accompagnarci nel formare la nostra colonna sonora e a Nando Frigerio di rendere possibile, come ogni volta, la trasformazione teatrale della biblioteca.
Un altro desiderio mi portavo dentro (è come in cucina, io preparo solo quello che ho voglio di mangiarmi): risentire tra noi la voce bellissima ed emozionante di Francesca Breschi, con cui abbiamo condiviso tanto lavoro e tanti entusiasmi, e lei ci sarà, inserirà tra i nostri racconti i suoi canti.
Nulla vi ho ancora detto nello specifico dei tre testi e provvedo. l due racconti di Beppe Fenoglio fanno parte dei racconti partigiani, langhigiani, composti subito dopo la guerra e pubblicati nel '59 e '69.
In Nella valle di San Benedetto le peripezie di un giovane partigiano che insieme a due amici tenta di sfuggire al rastrellamento rifugiandosi in una tomba si trasformano nella descrizione di una paura e di un'angoscia che si dilatano oltre la specificità della situazione di guerra, cogliendo una sorprendente ispirazione gotica, che rimanda a E. A. Poe.
Ne Il Padrone paga male assistiamo a un contrasto doloroso tra un commissario politico lucido e tormentato da dubbi, e un giovane partigiano ingenuo e impetuoso. La struttura del confronto sfiora H paradosso, e con secca precisione mette H dito in una ferita, lasciando ogni dubbio irrisolto, ma restituendoci una tragica emozione.
Ne L'Agnese va a morire, romanzo di Renata Viganò ispirato a una reale esperienza partigiana dell'autrice, Agnese, contadina, lavandaia nelle valli di Comacchio, solo dopo che il marito, Patita, è stato portato via dai tedeschi scopre l'attività di lui a sostegno dei partigiani e comincia a prenderne il posto. Nel racconto, tratto dal terzo capitolo, Agnese compie una delle sue prime azioni come staffetta, e ascoltiamo l'agghiacciante resoconto della deportazione e morte di Palita. Dietro il grande personaggio di Agnese vibra a tratti un coro sommesso di altri personaggi, dai quali Agnese trae grande forza e spessore e la sua valenza simbolica.
Il paesaggio di tutti e tre i racconti è il grigio: di nebbia, di cielo, di fumo, di neve sporca, di fango. l colori spariscono i suoni vengono isolati e modificati, c'è un arrestarsi dello scorrere delle stagioni, una sospensione di ogni tempo di semplici cose normali, di minime felicità.
Nel darvi appuntamento al 15 dicembre, voglio salutarvi con questi versi di Primo Levi, scritti nel gennaio del '46:
Ma quando poi cominciammo a cantare
Le nostre buone canzoni insensate
Allora avvenne che tutte le cose
Furono ancora com'erano state
Un giorno non fu che un giorno:
Sette fanno una settimana.
Cosa cattiva ci parve uccidere;
Morire una cosa lontana
(...}
Fummo di nuovo soltanto giovani:
Non martiri, non infami, non santi.
Cento di questi giorni, Biblioteca.
Cristina Crippa, Monza, 20/10/2014
1964- 2014: 50 anni della Biblioteca Civica, Lunedì15 dicembre
Sala di lettura delle Biblioteca
IL PADRONE PAGA MALE
Cristina Crippa e Elio de Capitani leggono testi di Beppe Fenoglio e Renata Viganò
Accompagnati dai canti eseguiti dal vivo da Francesca Breschi
Suono e musiche di Giuseppe Marzoli, Luci e allestimento di Nando Frigerio