Il nuovo museo del design, il rapporto con l'Isa, le intenzioni di Maroni e il disinteresse di Milano. Riflessioni intorno al futuro della Villa Reale di Monza
L’inaugurazione del “Triennale Design Museum”, realizzato nel Belvedere della Villa Reale di Monza, ha visto l’afflusso di una folla straordinaria. La curatrice, Ivana Annichiarico, ha spiegato che il Museum avrà due sedi, a Milano e a Monza, con ruoli diversi: la prima destinata a seguire l’evolversi delle arti applicate nel tempo, la seconda ad esporre in modo permanente un archivio delle opere più rappresentative del design italiano dagli anni Cinquanta del secolo scorso ad oggi.
Credo che la funzione assegnata al museo di Monza sia importante. Esso costituirà un riferimento, a livello internazionale, di un periodo e di una esperienza artistica del nostro Paese, e in particolare di Milano e della Brianza, successiva alla Bauhaus ma dotata di una sua originalità e innovatività universalmente riconosciute. L’aver scelto per la sua collocazione il Belvedere della Villa Reale gli aggiunge prestigio. Sarà vero anche l’inverso, che il complesso unitario Villa Reale e Parco vedano accrescere il proprio prestigio dalla presenza di questa mostra? Dipenderà molto da come il monumento verrà gestito in futuro, nel suo insieme.
I visitatori hanno ammirato le opere esposte, che hanno segnato la vita di tutti noi. Personalmente, mi sono chiesto in quale angolo recondito della casa ho cacciato la macchina da scrivere Valentina della Olivetti, color salmone, e ho ripensato a quando, nell’Ufficio Studi della Bassetti, la calcolatrice Olivetti Lexicon mi sparava crepitando i suoi numeri. Ma anche gli altri oggetti esposti, sedie, caffettiere o telefoni fissi, frutto congiunto di idee geniali e di una sofisticata elaborazione di materiali, con esiti estetici straordinari, mi hanno suscitato svariate reminiscenze. Il simbolo del museo potrebbe essere la carriola disegnata da Francesco Faccin: cosa c’è di più semplice e quasi banale di una carriola? Ebbene, quella esposta è bellissima. Sembra la carriola del mondo delle idee di Platone.
Ma molti visitatori si soffermavano anche a guardare il paesaggio dalle finestre, restando stupefatti della grandiosa vista che esse offrono, da una parte verso il cannocchiale che dai Giardini Reali si proietta nel Parco a perdita d’occhio (verso Vienna, secondo una interpretazione del progetto del Piermarini), dall’altra sul Vialone Reale, orientato verso Milano. Purtroppo questi ammiratori non erano in grado di contestualizzare questa vista nella bellezza e nella storia della “Imperial Regia Villa e Parco di Monza”, né hanno ricevuto alcun supporto per acquisirne la conoscenza.
Tornando al futuro di Villa e Parco, da tempo mi vado chiedendo se e come il Museum, promosso della Camera di Commercio di Monza e Brianza, di cui il Direttore Renato Mattioni mi aveva già parlato, si connette con il restauro e il rilancio dell’Istituto Statale d'Arte e Liceo Artistico, posto nell’ala sud della Villa Reale. L’ISA è infatti l’erede dello storico ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) che nel 1923 diede vita alla Biennale d’arte di Monza, poi trasferita a Milano e diventata la Triennale. Non ho sinora sentito alcuna notizia su una connessione tra Museo del Design e Istituto d’Arte, che potrebbe sembrare ovvia, né il programma dell’inaugurazione del Museo ne ha mostrato traccia.
Per fortuna, dopo un accenno da parte del Sindaco Scanagatti, è stata la critica e storica dell’arte Anty Pansera a raccontare ai visitatori la storia dell’Istituto, e a sollecitare interventi per il suo rilancio. Ma una auspicabile collaborazione tra le due realtà sembra ancora da instaurare. Forse perché, al di sotto delle rispettive buone intenzioni e direzioni, giocano ancora interessi oscuri che vorrebbero estromettere l’ISA dalla Villa, per destinare i suoi spazi ad attività non artistiche, ma affaristiche (si è parlato di un grande albergo, e addirittura di un casino).
Importante, per il futuro di Villa Reale e Parco, è stato l’intervento del governatore della Lombardia Roberto Maroni, che ha confermato l’intenzione della Regione di entrare nella proprietà del Parco (attualmente la Regione è comproprietaria con il Comune di Monza della Villa, comproprietà cedutagli a suo tempo dal Comune di Milano, mentre il Parco è comproprietà dei comuni di Monza e di Milano). La cosa potrebbe essere positiva, perché ricostituirebbe un'unica proprietà indivisa oggi trasformata in una sorta di condominio. Ma un esito positivo o negativo di questa convergenza dei tre proprietari dipende dalla visione che essi hanno del monumento.
Maroni ha chiesto infatti al Ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, presente all’inaugurazione, sia esenzioni fiscali per il passaggio di proprietà (che il ministro si è detto disposto a concedere), sia finanziamenti per il futuro del monumento.
Purtroppo, nello specificare le destinazione di questi finanziamenti, Maroni ha parlato solo di Autodromo. Come mai non ha parlato del rifinanziamento del “Piano per la rinascita del Parco di Monza”, parzialmente realizzato con la legge regionale 40/95? È legittimo temere che la visione della Regione circa il futuro di Villa e Parco, ma soprattutto del Parco storico, capolavoro bicentenario di architettura del paesaggio, considerato a torto subalterno di Villa e Autodromo, sia culturalmente carente, per non dire allarmante.
Ultima osservazione. All’inaugurazione non era presente nessun rappresentante del Comune di Milano. Avrebbe dovuto esserlo Gianni Confalonieri, delegato dal Sindaco Pisapia a seguire questo “patrimonio”. La sua assenza è stata giustificata perché impegnato altrove. Non è la prima volta. Mi chiedo se questa persona abbia mai visitato “il compendio” di cui dovrebbe occuparsi. A testimonianza del persistente disinteresse di Milano per tutto ciò che non sta all’ombra della Madonnina, e in particolare per Villa e Parco di Monza.