Stare sul ring a volte non è solo "roba da duri" o palestrati. Il Pugilato letterario è un gioco a colpi di battute argute ideato da Luca Lissoni grazie all'aiuto di uno speciale arbitro, Baci, alias Eugenio Canton.
Potremmo inserirlo di rigore nella categoria sport estremi per la mente, perché coinvolge tutte le facoltà dell'intelletto in una sfida fino all'ultima parola, di certo, il pugilato letterario è un evento che solletica l'intelletto di chi vi assiste. I due pugili sono due scrittori - o giornalisti o intellettuali di altro tipo - che si colpiscono l'un l'altro a botta di frasi particolareggiate e puntute su un argomento prestabilito, su un ring solitamente allestito in biblioteca o in teatro, mentre un arbitro super partes li regola e una giuria, formata dall pubblico pesente, giudica e decreta il vincitore, morale e non.
«Mettiamola in modo semplice e diretto:» dice Marco Ardemagni, conduttore radiofonico con incursioni anche tv, ultimo felice acquisto del team organizzatore, « il Pugilato Letterario è intelligente e divertente. Un divertimento intelligente. E, cosa da non sottovalutare in questi tempi, ti chiama fuori da casa, dal comfort un po' ubriacante della televisione, della playstation o della rete per passare una serata diversa in una biblioteca o in un auditorium, magari con qualche amico o familiare, assieme ad altre persone che si appassionano a un dibattito, alto e basso, cortese e feroce al tempo stesso, tra due relatori quasi mai banali, coordinati da un arbitro dalla grande presenza scenica.»
Creatore di questo particolare duello è Luca Lissoni, autore di alcuni romanzi, insegnante di scrittura creativa e collaboratore per Radio Rai 2 e RCS, che, con il valido aiuto di Eugenio Canton, Silvia Cavenaghi e Marco Ardemagni (gli ultimi due giunti poco alla volta, ma ci arriveremo), ha dato vita a un format ben preciso.
Laddove sembra sempre più difficile proporre letteratura senza che risulti noiosa o che si riferisca soltanto a pochi eletti, il Pugilato letterario è arrivato, riuscendo spesso nella sfida di divertire e informare allo stesso tempo. E sdoganando anche un certo modo di pensare e interloquire che superi, fortunatamente, il linguaggio piatto del quotidiano. Una chiacchierata con i suoi organizzatori, per fugare ogni dubbio.
Com’è nata quest’idea: a chi è venuta, come avete pensato di realizzarla?
(Luca Lissoni) Come dice Eugenio all'inizio di ogni nuovo match, l'idea che sta alla base del Pugilato Letterario risale a diversi milioni di anni fa. Gli scambi di opinioni, a colpi di clava o di argute argomentazioni, sono sempre esistiti. Venendo ai giorni nostri, sono sempre esistiti anche format televisivi basati sul dibattito. Ma, come si sa, Dio è nei dettagli, e sono i dettagli a rendere (usiamo un parolone) inimitabile il nostro pugilato.Tanto per cominciare noi abbiamo Eugenio come arbitro e gli altri no e con questo la gara è già vinta in partenza. La seconda chiave del successo del pugilato credo sia il regolamento, che costringe i due pugili, in ogni round, ad affrontare l'argomento da un punto di vista diverso. Infine abbiamo un'arma segreta che ci mette al riparo da qualsiasi tentativo di imitazione: noi ci divertiamo tantissimo a fare il pugilato e, proprio perché ci divertiamo noi, si divertono i due pugili e, proprio perché si divertono loro, si diverte il pubblico in sala.
Come vi siete conosciuti voi organizzatori, ma soprattutto, perché vi siete scelti per questo progetto?
(Luca Lissoni) Allora, è andata così. Nel 2002 Alessandro Agustoni, il Direttore del Sistema Bibliotecario Vimercatese, chiama me ed Eugenio, che non ci eravamo mai visti prima. Io all'epoca avevo iniziato da poco a tenere il mio corso di scrittura creativa presso la Biblioteca di Vimercate, mentre Eugenio era noto come bravissimo attore di strada e presentatore di eventi. Perché ci chiama? Ci chiama perché, in una delle biblioteche del Sistema e precisamente quella di Burago di Molgora gestita dal bravissimo Paolo Mauri, ha visto una cosa interessante: lì hanno messo in scena un dibattito sul cinema ispirato a "Ring!" (non so chi se lo ricorda "Ring!": era un festival di Critica Cinematografica che, nell'ottobre 2002, proponeva appunto scontri fra personaggi di primo piano del mondo del cinema).
Alessandro ci chiama e ci dice che quell'esperimento fatto a Burago gli ha fatto venire voglia di proporre nelle biblioteche del sistema Vimercatese un format adatto a parlare di letteratura in modo non convenzionale. Poche settimane dopo nasceva il pugilato letterario, che poi nel corso degli anni si è modificato varie volte, fino a diventare quello che è oggi. Rispetto al modello di partenza ("Ring!" appunto), e rispetto a quasi tutti gli esperimenti simili fatti fino ad allora, abbiamo puntato molto di più sull'aspetto agonistico (ancora oggi io definisco il Pugilato Letterario uno sport, più che un evento culturale) e sulla cura dei singoli round, che non dovevano essere uguali uno all'altro, ma molto vari e molto vincolanti per i pugili (chi scrive, recita, disegna, insomma, chi si dedica a qualsiasi tipo di attività creativa, sa bene che avere vincoli stringenti è una gran fortuna).Quindi, per tornare alla domanda "come vi siete scelti", io ed Eugenio, che ora siamo grandi amici, non ci siamo scelti, ma siamo stati scelti. Silvia (santa subito) è arrivata dopo e dopo ancora è arrivato anche Marco Ardemagni, che ci ha dato l'idea del Pugilato Special ed è ormai parte della nostra squadra.
In altre città e/o paesi del mondo esiste qualcosa di simile?
(Luca Lissoni) Be', a questo punto ti ho già risposto. Certo che esiste qualcosa di simile e non solo nel resto del mondo, ma anche in Italia. Solo che un conto è assistere al Pugilato Letterario, un conto è assistere a... qualcosa di simile.
Quanto vicina è questa forma di divertissement letterario al poetry Slam? E allo sfidarsi in singolar tenzone?
(Luca Lissoni) Tempo fa sono riuscito a portare a Vimercate Lello Voce e il suo Poetry Slam. La cosa che più mi ha colpito della serata, oltre all'alto livello delle poesie, era il desiderio sincero di vincere da parte dei partecipanti. Questo accomuna molto lo Slam al Pugilato: anche i nostri pugili, pur dichiarando tutti all'inizio (e con sincerità) che sono lì per divertirsi e non per vincere, quando la sfida entra nel vivo lasciano emergere quel lato di sana competitività che tutti abbiamo dentro e si ingegnano in tutti i modi per battere l'avversario. Poi di solito va a finire che il pubblico tributa l'applauso più forte al pugile sconfitto, come a dire "grazie, ci siamo divertiti e abbiamo ascoltato contenuti interessanti, avete vinto tutti e due".
Quali sono i vostri numi tutelari?
(Luca Lissoni) Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads e Diego Armando Maradona. Oh, scusate, per un attimo il demone di Sorrentino si è impossessato di me.
Qual è il luogo ideale per un pugilato letterario?
(Luca Lissoni) Lo abbiamo fatto in salette da trenta posti (scarsi) e in teatri da seicento. Viene bene in entrambi i modi. Diverso, ma sempre bene.
Pescando dalle vostre passate esperienze e fatiche, quali sono stati i momenti migliori?
Una sera, in una biblioteca della brianza (non ricordo nemmeno quale fosse). Era novembre, c'era una nebbia che non si vedeva a un metro, l'inizio del match era previsto per le 21 e alle 20.45 la sala era vuota. Poi, piano piano, dalla nebbia, è spuntato uno spettatore, poi due, poi tre, poi dieci. Alla fine la sala era piena e all'uscita non c'era nemmeno più la nebbia ma un cielo pieno di stelle. Se non sono segni del destino questi.
Sul vostro sito campeggia una fotografia con scritto “Torno subito”: avete delle anticipazioni?
Sì e no. Sono previsti due incontri per la fine di marzo, ma i pugili che vorrei coinvolgere ancora non sanno che ho questa intenzione (un paio di loro secondo me al momento non sanno nemmeno che cosa sia il Pugilato Letterario), quindi non posso dirti di più.
Baci/Eugenio Canton, l'arbitro per antonomasia del Pugilato letterario, è anche un insegnante alle elementari e a lui ho chiesto se avesse mai pensato di organizzare un incontro di Pugilato Letterario a Scuola:Io insegno in una Scuola Primaria e proporre un Pugilato Letterario a bambini di questa età non è facile: esistono difficoltà oggettive in quanto tutti dovrebbero leggere il libro in discussione... Confesso che un pensiero in merito mi era venuto e con le bibliotecarie di Lissone, con le quali collaboro da anni presentando una bibliografia ai ragazzi delle classi seconde della Scuola Secondaria di Primo Grado, avevamo cominciato a pensare ad una ipotesi di P.L. tra scuole... ma le difficoltà ci sono sembrate invalicabili. Resta però l'ipotesi di formulare il progetto in qualche modo... Ci conto!
Uno dei sogni che abbiamo, noi del P.L., è quello di mettere di fronte delle persone "normali", dei forti lettori di libri, non solo degli scrittori o dei personaggi noti: per ora è rimasto un sogno, ma non vogliamo rinunciare all'idea... I bibliotecari sono avvisati! Ho avuto una vita sportiva: in Friuli, dove abitavo fino all'84, ho giocato a pallavolo arrivando fino in serie C, ma il mondo dell'arbitraggio non l'ho mai frequentato.
Quando nel 2003 Luca Lissoni e un gruppo di bibliotecari mi hanno proposto di fare l'arbitro del nascente P.L., ho ripescato tutto il mio sapere teatrale accumulato in 20 anni di Teatro di Strada. Devo dire che quel tipo di esperienza mi ha aiutato parecchio: avevo un personaggio che era una specie di imbonitore-mangiafuoco con tanto di baffi finti e tuta a righe bianche e rosse che cercava in tutti i modi di attrarre il pubblico ad assistere ad improbabili evoluzioni acrobatiche e di giocoleria di un clown muto. Con quello spettacolo abbiamo girato tutta l'Italia. Nel Teatro di Strada il pubblico non paga un biglietto, non ha alcun debito nei confronti dell'artista: se non lo sai attrarre e, soprattutto, se non lo sai tenere se ne va. Chi lo trattiene lì? Devi avere orecchie per tutti; l'attenzione al pubblico è la tua forza maggiore! Ho pescato molto da questo patrimonio e ora non c'è P.L. senza me come arbitro! In alcuni P.L. il mio arbitraggio era puramente "decorativo": ricordo ancora il magnifico incontro a Torino tra Piero Dorfles e Giulio Giorello su quale fosse la migliore cantica dantesca tra l'Inferno e il Paradiso. Mi tremavano i polsi: cosa potevo dire io? Beh, cominciarono parlando di Dante e finirono parlando di Topolino! Ero estasiato e confuso: così accade quando l'"alto" e il "basso" si incontrano e ci arricchiscono!
In un'altra occasione ho dovuto fare il "pompiere" tra due scrittrici milanesi che per discrezione non posso nominare: beh, si randellarono come fabbri (ovviamente in modo incruento...) e io ho dovuto cercare di disinfiammare l'incontro, che virava troppo sul personale...
Nelle mie orecchie e nel mio cuore rimangono, però, le vivide esperienze di P.L. con Raul Montanari e Tiziano Scarpa, dove la poesia, le parole, le idee, i contrasti, le opinioni, hanno arricchito chiunque vi abbia assistito.
Silvia Cavenaghi, colei che si occupa del sito e delle pagine social del Pugilato Letterario, mi ha confessato che secondo lei « il Pugilato Letterario è un bene culturale da tutelare. Può sembrare un'affermazione esagerata, ma la mia sensazione è che esistano davvero poche esperienze che permettano a persone di tutte le età di imparare divertendosi, perché è praticamente matematico che da un match si torni a casa con il sorriso sulle labbra, a prescindere dall'argomento trattato, scoprendo una grande umanità nei personaggi, a volte anche molto celebri, che si sfidano. Luca è la mente e Baci contagia con la sua allegria.»
Voglio concludere con le parole di Marco Ardemagni, che prima di entrare nella squadra ha partecipato agli incontri in ogni ruolo: spettatore, co-ideatore, sfidante (ben tre volte, su Francesco Piccolo e Dan Brown, due da sconfitto, una come vincitore) e persino come sostituto dell'inimitabile arbitro Baci.
E infine mi svela il segreto vincente di questa formula collaudata: « Credo che il segreto del successo del Pugilato, che affonda le sue radici nell'esercizio della retorica classica fino alle disputationes medievali, sia la sua strutturazione in sei round molto rapidi e, soprattutto, l'uno diverso dall'altro. Insomma, facendo i calcoli, ognuno dei due contendenti parla per un totale di 18 minuti spezzati in 6 mini argomentazioni da 3 minuti l'una. Incalzante, ecco la parola: non c'è proprio tempo di annoiarsi.»