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Fra hip hop e poesia c'è una faglia su cui è cresciuto il progetto di due giovani brianzoli. Intervista a Davide "Scarty Doc" Passoni e Marco "Tempo" Lombardo: gli Eell Shous.

Unire due mondi cercando di preservare gli aspetti vitali di entrambi. È questo l'atteggiamento che caratterizza il percorso comune di due ragazzi della Brianza, che a partire dalla cultura hip hop hanno scoperto l'espressione poetica e hanno dato vita al gruppo Eell Shous: un progetto che mette insieme componenti musicali, poetiche e performative (quasi teatrali), dai risvolti inediti e imprevedibili. Davide Passoni, in arte Scarty Doc, e Marco Lombardo, in arte Tempo, con i loro spettacoli che sono al tempo stesso concerti, action poetry e letture poetiche, hanno creato una situazione che si adatta a contesti diversi, dalla classica jam hip hop a contesti musicali più vari, fino al vero e proprio poetry slam, che in particolare Scarty Doc ha approfondito anche in autonomia. I loro testi affrontano la quotidianità cercando di estraniare l'ascoltatore o il lettore giocando con le parole, i loro significati e i loro accostamenti.

Il nome Eell Shous è volutamente ambiguo, cambia in base alla dizione con cui lo si pronuncia. Un modo per mostrare quanto il loro genere non sia definito: da collina di scarpe a scarpe infernali, a spettacolo di vermi... Hanno collaborato con artisti di livello nazionale come Mastino, Uochi Toki e The Spleen Orchestra, oltre ad aver aperto concerti di Kaos One, Rocco Hunt e Piotta. Li abbiamo intervistati per scoprire a cosa ha portato e a cosa porterà il loro sodalizio.

Partiamo dalle basi: chi siete e che cosa fate nella vita?
Tempo
: Nella vita faccio l'artista (ride). Ho svolto qualsiasi tipo di lavoro che non richiedesse esperienza: ho lavorato in fabbrica, nei bar, come promoter... in generale, mestieri umili. Ho tenuto alta la dignità grazie alla musica, al disegno e alla break dance. Ho una formazione artistica autodidatta, mi piace spaziare e cercare di imparare a fare più cose invece che specializzarmi in una in particolare, anche se negli ultimi anni mi sono dedicato molto a rap e musica.
Scarty: Mi sono laureato al Politecnico in Fashion Design (dopo la laurea, i miei amici hanno aggiunto "Doc" allo pseudonimo), ma dopo ho scoperto che in realtà mi piace fare altro. Già durante gli studi lavoravo come operatore sociale, soprattutto corsi di scrittura creativa nelle scuole, con alcune cooperative. Ho conseguito un diploma in Animatore sociale esperto in musicoterapia. Oltre a questi lavori, faccio il bagnino e l'istruttore di nuoto. Vengo da una famiglia di atleti professionisti, da cui ho imparato il rigore e la disciplina che servono per applicarsi in ciò che si fa, dallo sport all'espressione artistica.

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Parlateci dei progetti Eell Shous e Olyo!bollente.
T+S
: Gli Eell Shous nascono nel 2004. All'epoca eravamo in tre: insieme a noi c'era infatti anche Vincenzo Arduino. Tempo ancora non era ancora cantante o rapper, solo break dancer. Ci incontrammo ad Arcore, dove stava prendendo vita una crew (gruppo coeso di giovani dediti all'hip hop, n.d.R.) ancora allo stato embrionale. Avevamo messo su spettacoli basati su rap e break dance.
Scarty: In quel periodo, mi chiudevo in casa a scrivere e scrivere... volevo esprimermi. La mia ricerca personale consisteva nel riorganizzare in versi le mie riflessioni.
Tempo: L'intento non era esibire il nostro impegno e basta, ma dire qualcosa, qualcosa da cui trasparisse che ci eravamo impegnati nel metterlo insieme.

20150220 Eell Shous ScartyDocHip hop, esibizioni, break dance... da quale di queste componenti siete partiti per intraprendere il vostro percorso?
T+S
: I primi tentativi, inutile negarlo, furono alquanto fallimentari. Gli spettacoli non avevano ancora una loro unità. Di buono, però, c'era il fatto che la sperimentazione fosse totale. Scarty è un appassionato di Tom Waits e molte parti strumentali dei nostri brani erano rivisitazioni di suoi pezzi con lo spirito hip hop e con una creatività che fosse la più sfrenata possibile. Facevamo diventare i campanelli chitarre elettriche, in un brano c'era un assolo di spille, le percussioni erano fatte con tubi da disegno... provavamo cose strane e diverse. Volevamo trovare i nostri limiti. Del 2006 è l'album autoprodotto Delirio, ispirato al film Coffee and cigarettes.

Torniamo alla vostra storia, che pare articolata.
Scarty
: Ci fu una pausa dopo Delirio, e ognuno di noi prese strade diverse. Io mi dedicai alla musica elettronica e nel 2008 diedi vita a un altro progetto insieme a Joao Ceser, gli Snipplers, grazie al quale ho imparato davvero a suonare, ad avere sensibilità musicale, a organizzare con professionalità. Ci siamo esibiti allo Sherwood di Padova, al Marte Live in Puglia, all'Altavoz a Venezia, al Forte Prenestino di Roma... insomma, un periodo fecondo. Nel 2009 uscì il primo disco degli Snipplers, registrato nello studio che avevo allestito da me, "la tana". Anche dopo la fine del progetto Snipplers, "la tana" è rimasto un punto fermo: sono stati tanti i rapper che hanno registrato i loro demo da me. È da quelle esperienze che è nato Olyo!bollente: una serie di serate rap che poi ha dato vita a una vera e propria crew. È diventato anche un programma, trasmesso da yradio.it. Le serate sono venute meno in seguito all'esplosione commerciale dell'hip hop, ma la crew è rimasta.
Tempo: Io ho fatto reggae e rap con artisti come Stoma Emsi e Paro MC. Nel 2007 ho fatto parte di Seconda classe, un gruppo con cui ho suonato parecchio in giro e che mi ha permesso di prendere confidenza con il palco e il pubblico. Con Seconda classe siamo arrivati al 2010, con l'album Tutti o nessuno, poi il gruppo si è sciolto in amicizia. Io allora sono stato a Madrid per sei mesi nel 2011, suonando in giro, praticando il beatbox (tecnica che consiste nel riprodurre con la voce gli elementi di batteria e percussioni, n.d.R.) e facendo anche cappello per strada.
T+S: Arriviamo infine ai tempi recenti e ai giorni nostri: ci rimettiamo insieme dopo il 2011 e ripartiamo solo in due per la fase attuale degli Eell Shous, caratterizzata dall'utilizzo di basi più acide, di matrice dubstep, con predominante utilizzo di sintetizzatori Moog. Abbiamo rielaborato alcuni vecchi brani in base alle nuove competenze acquisite. Nel 2012 con la Irma Records è uscito il disco Spazzatura, che mette insieme dubstep, rap, lirica, reggae, dancehall... insomma, quasi tutti i nostri gusti. In alcuni periodi il lavoro è stato frenetico: alcune campionature sono state fatte direttamente al telefono, riregistrando sul computer le parti registrate al telefono.

Ma come arriviamo alla parte performativa degli Eell Shous, che fra l'altro proponete spesso nei poetry slam?
T+S:
Le nostre vecchie conoscenze si sono rivelate utili per tornare a esibirsi dal vivo. In questi live è scattata la scintilla per la performance: in un paio di occasioni abbiamo iniziato a litigare sul palco, e abbiamo visto che alla gente piaceva, forse più delle canzoni stesse, allora abbiamo iniziato a costruirci su un vero e proprio spettacolo, che da settembre 2013 ha preso piede. Lo spettacolo ora mette insieme brani di Spazzatura e del nuovo album Buona colazione, uscito nell'ottobre del 2014.
Scarty: Le partecipazioni ai poetry slam sono venute dopo, e fra l'altro piacciono di più a me che a Tempo. Anche in questo caso, dopo alcune esperienze negative, la frequentazione ci ha (e mi ha) portato a migliorare. In un paio di occasioni, comunque, abbiamo fatto poetry slam insieme, come per esempio il Dante Poetry Slam a Milano, con PoesiaPresente.

20150220 Eell Shous Tempo

Come nascono i vostri testi? Avete ruoli definiti fra voi, nella composizione? I testi nascono direttamente per la performance o hanno prima una vita essenzialmente "scritta"?
Tempo
: A livello di scrittura, Scarty è più bravo di me, ma l'aspetto musicale è invece mia competenza. Di solito lui ha la scintilla iniziale, poi a livello ritmico intervengo io.
T+S: Ognuno è libero nella propria parte, ma comunque ci diamo consigli. Alcuni brani testimoniano la sinergia che nasce dai nostri botta e risposta serrati. Spesso partiamo da una stesura separata sulla base di un canovaccio. Una volta ottenute le barre (parti testuali che corrispondono a frasi musicali, n.d.R.), lavoriamo di lima per far combaciare i pezzi. I testi affrontano temi vari, ma più spesso sono ispirati da pubblicità, soprattutto televisiva, cibo e comportamento umano.

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Nei testi, la realtà indagata è globale, oppure la vostra analisi affonda le radici nella Brianza?
T+S
: Entrambe le cose. Cerchiamo di descrivere il tutto partendo con il singolo. Per dire: odiamo la guerra preventiva, classico tema globale? Partirermo comunque da scene di vita vissuta in Brianza, da un elemento del nostro quotidiano. Oppure, per parlare della menzogna, come coperta che sottrae la verità coprendola, partiamo dal brianzolissimo puciacco, il fango che sta appena sotto la neve.
Sentiamo la Brianza come periferia milanese in cui si vive il "benessere costretto". Siamo lontani dalla metropoli dei rapper e saremo pure soltanto dei provincialotti che parlano in slang, ma è un piacere raccontare ai perbenisti della Brianza ciò che accade intorno a loro senza che loro alzino un dito. Paradossalmente, abbiamo in comune più cose con il brianzolissimo Battisti che non con il cosiddetto cantautorato rap della metropoli. C'è un certo orgoglio nel fare il nostro tipo di musica e di espressione in modo diverso da loro, anche se crediamo che la denuncia sociale sia simile.

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Qual è l'obiettivo dei vostri testi? Stupire, far riflettere, divertire...?
T+S
: L'obiettivo è insidiare il dubbio, fare in modo che il pubblico si dia delle domande, e poi si faccia delle risposte. Il fatto che noi sul palco spesso litighiamo deve spingere la gente a esporsi, a scegliere una delle due parti. L'aspetto fondamentale è non interpretare un personaggio, quando si è sul palco, ma restare se stessi mentre si mette in atto qualcosa. Ci piacerebbe far capire alla gente che nel variare della nostra umanità chiunque di noi è al tempo stesso positivo e negativo. Ci piace anche che, vedendoci litigare, il pubblico si chieda: «Ma stanno recitando? O litigano davvero?».

Il vostro spaziare fra musica, hip hop e poesia vi ha portati anche a realizzare un omaggio a De André: ce ne volete parlare?
T+S
: In occasione dell'anniversario della morte di De André, a gennaio, grazie a Bloom Out Eventi abbiamo partecipato a questa serata a Osnago. Abbiamo reinterpretato tre suoi brani: La ballata dell'amore cieco in stile beatbox; Fiume Sand Creek in uno stile adatto al poetry slam; Un ottico in stile rap. L'esperienza ci ha aperto gli occhi sul modo di dare struttura a un brano ed è stato un esperimento probante: De André ha una metrica difficile da trasporre. È stato doppiamente un piacere: da un lato, omaggiare un cantautore che adoriamo, dall'altro, accettare la sfida di interpretare i suoi brani secondo il nostro stile.

Il video di Sonnambula Letale - Eell Shous feat. Paolo Agrati e Silvano Spleen (dalla Spleen Orchestra)

Entrambi siete parte integrante della neonata Lega Italiana Poetry Slam. Che cosa aggiunge secondo voi la dimensione dello slam alla poesia contemporanea?
T+S
: Noi siamo dentro la Lips per aver partecipato separatamente al primo campionato nazionale, lo scorso anno. Per noi lo slam è una sfida a creare performance senza il beat. Significa portare i testi a un livello differente, lavorare sugli aspetti teatrali, sulla funzione. Togliendo la spina dorsale della musica, devono riuscire a stare in piedi lo stesso. È un modo di imparare a scrivere meglio, insomma. Poi, la competizione in sé non ci interessa, anche se la tensione la sentiamo e ci fa sudare.

Lo slam pare indirizzare la poesia verso una dimensione sempre più performativa e sempre meno scritta. Siete d'accordo? O ci sarà "convivenza" fra poeti di carta e poeti performativi?
Tempo
: Per me la formula dello slam rischia di scivolare facilmente nel pietismo: in certe situazioni, avere una disabilità è sinonimo di vittoria. Anche dal punto di vista poetico e performativo non mancano i rischi: un testo senza senso, solo per come viene letto, può diventare poesia per gli ascoltatori. Questo però significa che la presa sul pubblico prevarica la poesia in sé. Per me, comunque, la convivenza non ci sarà: le due vie si divideranno.
Scarty: Oppure i poeti performativi prevarranno sui poeti di carta, che smetteranno di fare slam.
Tempo: Se si parla di poesia scritta o recitata, si parla di due cose troppo diverse: l'ideale sarebbe che lo slammer sappia equilibrare, dosare le due componenti.
Scarty: Resta difficile capire che cosa sia poesia e che cosa sia solo azione, e quale delle due prevalga davvero. Spesso, non si capisce. Nella formula dello slam, però, non dovrebbero essere tanto i poeti a saperlo, quanto il pubblico. Ma se non è "istruito" in merito, come può farcela?
Tempo: Non devi inquinare il momento ispiratore della poesia, dovuto a un sincero bisogno di espressione, con la spettacolarizzazione. Se ci riesci, allora avrai onorato la poesia, sarai stato fedele alla poesia.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

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