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 Aperta fino al 28 giugno l'edizione 2015 della Biennale Giovani presso l'Arengario. 30 artisti, 5 critici e una città che sta cambiando pelle

L’edizione 2015 della Biennale giovani di Monza è stata inaugurata sabato 11 aprile. A dieci anni dalla prima con la formula dei 5 critici per 6 artisti avviata, appunto, nel 2005. Le novità: dal Serrone, la mostra principale si è spostata presso la sala dell’Arengario, all’esterno del quale sono presenti anche due grandi installazioni. Altre opere sono nella vetrata e nel chiostro del Museo degli Umiliati e, infine, una nelle aiuole di via Italia. I cinque curatori coinvolti quest’anno sono Anna Bernardini, Ilaria Bignotti, Fabio Cavallucci, Claudio Cerritelli e Elio Grazioli. Direttore scientifico Daniele Astrologo Abadal (il cui testo di presentazione riproponiamo a fondo pagina).

 

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Daniele Astrologo (direttore scientifico), Gerardo Genghini (coordinatore), Francesca Dell'Aquila (Assessore politiche culturali di Monza), Giovanna Forlanelli (Rottapharm Biotech) e Elena Massironi Angiolini (Camera di Commercio Monza e Brianza)

 

L’assortimento delle opere è assai vasto, dalla pittura alla scultura, dal video alle installazioni, dalla performance alla fotografia e via dicendo. La Biennale di Monza ripropone, in piccolo, la grande varietà di linguaggi a cui l’arte contemporanea ha abituato da decenni esperti e curiosi. Inquadrare poi le poetiche dei singoli autori attraverso una singola opera è impegno forse eccessivo, in questi casi molto gioca la carta della sorpresa. Sempre che qualcosa possa ancora sorprendere in tema di arte. Per quello che può valere, i lavori che hanno incuriosito maggiormente chi scrive sono quelli di Michele Parisi (“Dove nasce un racconto”, una grande carta velina, 280x260, trattata con gelatina fotosensibile, pigmenti, polvere e gomma arabica) e quella di Elisabetta Falanga (“Sepolto in casa”, l’installazione in forma di stanza anni Settanta del chiostro degli Umiliati).

 

FALANGA sepolto in casa

Elisabetta Falanga “Sepolto in casa”

 

Come si usa dire in questi casi, poi ognuno ha i propri gusti. L’importanza della Biennale non è — solo — nella qualità delle opere presentate. Una manifestazione ormai consolidata e musealizzata, grazie alle acquisizioni a cui è dedicata una sezione degli Umiliati, che vede la collaborazione di un gran numero di enti, associazioni e aziende. Con la guida “spirituale” di Gerardo Genghini e il lavoro di una equipe affiatata e appassionata, formata da professionisti privati e degli uffici comunali. Siamo al cospetto infatti di una operazione mista, finanziata per buona parte da aziende e istituzioni private che fanno capo al Comitato Premio d’arte città di Monza, di cui fanno parte — fra gli altri — Comune, Regione, Provincia e Camera di Commercio. Ci sembra, questa, una forma sana di interazione pubblico-privato, in cui lo scopo principale è quello culturale; in un contesto temporale in cui attorno alla cultura si stanno concentrando sì tante attenzioni, ma con fini non sempre chiari e limpidi. La Biennale è di certo un tassello importante di quel puzzle di iniziative e luoghi che fa di Monza una città sempre più proiettata in una dimensione culturale, artistica e turistica che non è alternativa a quella tradizionale (e forse un po’ decaduta) di città industriale, ma complementare. Non di solo pane (e bulloni), ma anche di arte e storia è ricco il capoluogo della provincia fantasma. La Villa Reale, i musei, la fitta trama di associazioni, il teatro, la stagione poetica… il livello, quantitativo e qualitativo, sta crescendo a vista d’occhio.

 

PARISI NEW 5

Michele Parisi “Dove nasce un racconto”

 

Sarà importante operare sul versante della consapevolezza e in due direzioni, quella interna (troppi cittadini ancora non hanno contezza di quanto sta accadendo) e quella esterna. Monza non è più solo la città del Gran Premio e Piazza Trento e Trieste non è più solo la vetrina dei concessionari d’auto della prima settimana di settembre, come era fino a qualche anno fa. Ora è molto altro. Noi di Vorrei ci abbiamo sempre creduto, abbiamo seguito l’evolversi di alcuni dei principali protagonisti di questo “fenomeno”, ci siamo affezionati al Binario7, a Lampi, a PoesiaPresente, ai musei del territorio… ne abbiamo raccontato le stagioni e continueremo a farlo. Mettendoci a disposizione, nel ruolo che ci compete: quello di storyteller (scusate, ormai il termine è abusato, ma se dobbiamo capirci…). Senza abdicare alla nostra capacità critica — ovvero di scelta — rivendicando il diritto di prestare la nostra attenzione prima alle realtà che ci sembrano più interessanti. Non è vero che l’importante è fare. Quello è il primo passo, poi ci sono i ragionamenti, il confronto, il guardare alle buone pratiche. L’imparare. La Biennale ci pare abbia imparato a fare le cose per bene. Lo testimonia, anche, la presenza di Lorenzo Balbi alla conferenza stampa di presentazione. Balbi è curatore della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e con lui c’erano le tre giovani selezionate per il progetto “Residenza per giovani curatori stranieri”. Un segnale evidente di apertura e di dialogo con realtà di livello internazionale.

Sarà utile, oltre che continuare a investire energie e risorse, anche fissare momenti di incontro e confronto, aperti e concreti. A Monza si fanno tante cose, di livello a volte eccelso a volte meno. Non è la produzione culturale quella che manca, anche se si può fare molto di più e anche se certi ambiti sono incredibilmente indietro (vedi i concerti di musica rock e d’autore che non siano quelli estivi). Da osservatori curiosi non possiamo evitare di notare l’assenza degli operatori culturali alle iniziative “degli altri”.  Cari amici artisti, curatori, direttori artistici: seguite anche quello che fanno i vostri colleghi. Male non vi farà.

 

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L'inaugurazione sotto i portici dell'Arengario

 

BIENNALE GIOVANI MONZA 2015
11 aprile – 28 giugno
   
Monza, Arengario
Piazza Roma 1

www.biennalegiovanimonza.it

Ingresso libero

Orari: da martedì a venerdì 15-19
sabato domenica e festivi 10-19
giovedì apertura serale fino alle 23
chiuso lunedì


Informazioni:
Ufficio mostre Comune di Monza
T: 039 322 086 - E: info@biennalegiovanimonza.it

 

La variante Expo
di Daniele Astrologo Abadal, responsabile scientifico

Questa Edizione biennale si sintonizza, per la prima volta, con un altro evento espositivo di risonanza mondiale: l’«Expo Milano 2015», ovvero la rinomata Esposizione Universale. Un’opportunità dettata da ragioni storiche e culturali, visto lo stretto nesso interurbano Milano-Monza, con la Villa Reale, da poco restaurata, quale prestigiosa sede di rappresentanza dell’Expo. Una contiguità con il capoluogo lombardo che trova conferma nelle sinergie messe in campo, tra le quali quelle chiamate a sviluppare gli argomenti proposti dall’iniziativa: «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita». Di fronte a queste sollecitazioni la Biennale Giovani Monza 2015 non s’è mostrata insensibile, al contrario s’è resa interprete dei contenuti, riformulandoli in chiave creativa. Ciò ha comportato dei cambiamenti, alcuni dei quali importanti, senza per questo mettere in discussione la propria identità, quella delineata da Ermanno Krumm nel 2005 e mantenuta nelle successive edizioni. Si ripresenta la proporzione 1 : 6 = 5 : 30, ovvero, 1 critico sta a 6 artisti, come 5 critici stanno a 30 artisti. Un quantum che afferisce a una qualĭtas, dati i cinque tagli critici che si aprono a ventaglio sul panorama della creatività emergente, quella giovane per convenzione, con la soglia anagrafica fissata al di sotto dei trentacinque anni. Gettate le fondamenta della tradizione si possono erigere le mura dell’innovazione. La prima che viene in mente è legata al suggerimento di un tema che possa dirsi affine agli interessi dell’Expo. Non si è ricorso a un titolo specifico, o a un sottotitolo, per non stringere l’angolo concettuale; si è offerta un’argomentazione che ogni artista è libero di interpretare secondo la propria sensibilità poetica. Tra le parole chiave proposte dall’Esposizione Universale, quali «cibo», «energia», «pianeta» e «vita», ci si è orientati sulla seconda, l’energia perché essa è onnicomprensiva e si presta a più letture facili da declinare: l’«Energia per la Vita» è qui vista come «Energia dell’Arte per la Vita» o meglio come «Energia creativa per la Vita» che si esplicita in un’arte capace di trattenere o sprigionare un’energia. Su questa linea di pensiero si sono mossi i critici, ciascuno con la propria sensibilità e impostazione culturale. Anna Bernardini passa da una lettura antropocentrica con le sue varianti esistenziali e relazionali al coinvolgimento della natura stessa e delle leggi della fisica. Ilaria Bignotti, ispirandosi alla radice greca di energia, érgon, ne sottolinea la forza, la concretezza, senza perdere di vista la dimensione etica del fare, di chi la esercita con quel senso di consapevolezza e di responsabilità ormai necessarie. Fabio Cavallucci colloca i suoi artisti nell’alveo della storia dell’arte, di quella intesa in senso processuale, vitale, performativo mentre la scelta di Claudio Cerritelli risale alla fonte originaria della creatività, a quella stratificazione di memorie da cui sorgono nuovi stati di energia. Con Elio Grazioli, infine, l’energia si fa sottile, non più esplicitata in una rappresentazione ma evocata secondo un modo di fare arte che porta con sé un determinato genere di energia. Nell’insieme si ha un quadro complesso in cui tutti generi convivono e si contaminano a vicenda: pittura, scultura, performance, fotografia, installazione sonora e quella polimaterica, arte relazionale, reperto oggettuale, video arte, earth-work e via di seguito lungo un’inesausta diversificazione linguistica. 

 

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All’orientamento tematico si aggiunge un’altra importante novità, quella della sede espositiva: dal Serrone della Villa Reale in pieno stile neoclassico all’Arengario, l’antico Palazzo Comunale risalente al XIII secolo. In questo modo la Biennale occupa il centro storico di Monza, il suo cuore pulsante. Un’ “occupazione” che non si limita alla vasta sala superiore dell’edificio ma si diffonde a livello urbano. Ciò comporta un maggiore grado di difficoltà e di impegno da parte degli organizzatori, poiché ogni intervento esterno alla sede deputata, essendo pensato appositamente per un determinato luogo, implica delle criticità peculiari che necessitano di competenze specifiche. Una scelta tuttavia doverosa perché solo il coinvolgimento della città, restituisce all’Arengario il suo valore originario: punto di riferimento per la vita operosa di una civiltà. Pertanto, al nucleo di opere raccolte nella sala espositiva, tutte quelle degli artisti selezionati, fanno eco cinque interventi creativi, secondo la logica del site-specific. Si inizia con l’installazione sonora di Casali +Roubini, quella allestita nel porticato dell’Arengario con una performance fumogena e si prosegue con i manifesti elaborati da Lorenzo Vitturi disposti alla base della torre dell’edificio, lato Nord. A poca distanza c’è l’intervento di Francesca Pasquali per la torre vetrata dei Musei Civici - Casa degli Umiliati. In questa prestigiosa sede museale, nel chiostro, trova posto anche l’opera di Elisabetta Falanga: la ricostruzione, nelle sue dimensioni reali, della stanza della memoria ricoperta di terra e di un manto erboso. Il percorso si chiude in via Italia dove all’altezza del civico 37 campeggia lo stendardo in ferro di Mario Scudeletti aggredito dal gelsomino.  

Va infine precisata l’ultima novità, in vero una variante rispetto alle scelte adottate nelle ultime due edizioni. Non si è voluto ricorrere all’invito di un paese ospite perché una scelta così esclusiva sarebbe stata intesa in termini restrittivi rispetto alla prospettiva universale dell’Expo. S’è preferito delegare ai critici il compito di selezionare un artista straniero: Anna Bernardini ~ Saba Masoumian (Iran), Ilaria Bignotti ~ Alexandra Mureşan (Romania), Fabio Cavallucci ~ Agnieszka Polska (Polonia), Claudio Cerritelli ~ Juan Eugenio Ochoa (Colombia), Elio Grazioli ~ Richard Loskot (Repubblica Ceca). In questo modo s’è mantenuto aperto il dialogo internazionale, anzi si è incentivato il numero dei paesi stranieri, senza venire meno all’intima vocazione italiana della Biennale. 

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Tutti gli artisti della Biennale Giovani Monza 2015

BENAGLIA SARA
Nata a Bergamo nel 1983, dove vive e lavora come artista visiva. Laureata in Teorie e tecniche delle Arti Contemporanee presso la Accademia Carrara di Bergamo e specializzata in Arti Visive all’Accademia di Brera, partecipa a diversi workshop formativi tenuti da visitor professor come Olaf Nicolai, Joan Jonas, Keren Cytter e Rirkrit Tiravanija. In questi anni il suo lavoro ha partecipato a progetti espositivi in Italia, Spagna, Finlandia, Giappone, Sud Corea. La sua ricerca indaga il comportamento umano e i condizionamenti della sfera sociale indotti dal linguaggio verbale. Lavora principalmente con fotografia e azioni partecipate, strumenti con cui mette in scena ipotesi alternative di credenze sacrali arcaiche, sconfitte e soppiantate dalle attuali religioni monoteistiche di matrice patriarcale.

BOIOCCHI BARBARA
Barbara Boiocchi nata ad Angera (VA) l'8 giugno 1980. Vive e lavora a Bergamo. È iscritta all’Accademia di belle arti G. Carrara, ha frequentato il corso di Pittura con Eva Marisaldi e Liliana Moro. La sua ricerca si è sviluppata come un’esplorazione intorno alle persone e ai molteplici aspetti che le caratterizzano. Si è concentrata in particolare sulle relazioni, sul corpo e la memoria, interessandosi a rintracciare e raccogliere gesti poetici che fanno riferimento ad ambiti sociali e relazionali differenti. Definisce gesti poetici quei momenti  che all’interno di un contesto reale rompono un ordine precostituito. Ogni campo di indagine per lei rappresenta un luogo in cui guardare, in cui raccogliere dati ed estrarre testimonianze dei soggetti che ne fanno parte; questi frammenti contribuiscono al processo immaginativo e di sviluppo della sua ricerca.

CASALI ROUBINI
Lorenzo Casali, classe 1980, e Micol Roubini, classe 1982, diplomati rispettivamente in scultura e pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, lavorano con la fotografia, il video, la scultura, il suono in progetti installativi site-specific. Il loro sodalizio inizia nel 2010, durante una residenza d’artista allaGuesthousea Cork, in Irlanda.

GIULIA CENCI
Nata a Cortona nel 1988, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Attualmente sta frequentando un Master in Fine Art alla St.Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL.

FEDERICA COGO
Classe 1985, si laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona. Da sempre interessata allo studio sull’uomo e la sua natura, insegue la sua ricerca utilizzando diversi mezzi, tra cui pittura, video e fotografia. Attualmente vive e lavora a Verona.

CHRISTIAN CREMONA
Nato a Tradate (Va) nel  1985, nel 2004 si è diplomato presso il Liceo Artistico A. Frattini di Varese. Nel 2008 si è laureato in Scienze dei Beni Culturali e nel 2011 in Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In parallelo agli studi e a collaborazioni con artisti, collezionisti e istituzioni museali, realizza opere d’arte, principalmente di fotografia. Il suo campo d’indagine si spinge nel mistero, nell’origine vitale, nel profondo interiore dell’essere umano in rapporto con l’Assoluto, percorrendo le radici che caratterizzano e uniscono i popoli della Terra.

CAROLA DUCOLI
Nata nel…,  si è diplomata in Arte Applicata – Decorazione Pittorica e scenografica nel 2009 presso l'Istituto Statale d'Arte di Chiavari. Praticante della danza, della pittura e della fotografia, ha terminato nel 2012 l'Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Ama la fotografia analogica e raccontare attraverso le immagini i racconti che popolano i suoi pensieri. Realizza opere di arte mista, partendo dalla fotografia, attraverso la scelta della tecnica di stampa e la contaminazione con altre arti: opere uniche, installazioni di fotografia, pittura e scultura. Le piace fondere diverse modalità di espressione: danza, musica e video-arte si incontrano in concept che sviluppa in collaborazione con altri artisti.

 

ELISABETTA FALANGA
Nata a Taormina nel 1985, vive e lavora tra Parma e Milano, come artista visiva e Filmmaker. Laureata in tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali, Università delle scienze di Parma, e in Pittura e Arti Visive presso Naba, a Milano, partecipa a diversi workshop e residenze tenuti da visitar professor come Adrian Paci, Emilio Fantin, Paolo Rosa, Ayreen Anastas, Rene Gabri Carolyn Christov-Bakargiev. In questi anni il suo lavoro ha partecipato a numerosi progetti espositivi in Italia, Germania e Inghilterra. Il suo lavoro di ricerca rimbalza tra l'istallazione ambientale e la video arte. Prendendo in considerazione le dinamiche intime soggettive e trovandosi spesso a diretto contatto con le zone molli dell'uomo. Sventra il proprio vissuto per curarsi e renderlo punto di contatto con il collettivo.

TONY FIORENTINO
Nato a Barletta nel 1987, attualmente vive e lavora a Milano. Dopo gli studi si è trasferito a Carrara dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti. Nel 2007 ha vinto una borsa di studio che gli ha permesso di frequentare per un anno l’Anotati Skoli Kalon Tecknon di Atene. Successivamente si è trasferito ad Amsterdam e Londra. Nel 2013 ha frequentato il corso di Arti Visive alla Fondazione Antonio Ratti, visiting professor Matt Mullican.

MASSIMILIANO GATTI
Nato a Pavia nel 1981, si laurea in Farmacia e si diploma in Fotografia al Cfp R. Bauer di Milano. Da diverso tempo porta avanti la sua ricerca artistica sul territorio medio orientale. Fotografo al seguito di missioni archeologiche in Medio Oriente (dal 2008 al 2011 a Qatna, Siria e dal 2012 nel progetto PARTeN nel Kurdistan iracheno) ha modo di vivere e approfondire la conoscenza di quelle terre ricche di Storia e di storie. Con un approccio documentaristico, ma lontano dal reportage, la sua ricerca spazia dall'esplorazione del passato, dei resti e delle rovine degli antichi, fino all'osservazione della poliedrica realtà contemporanea, suggerendo la propria riflessione personale. Dal 2013 prende parte a un progetto della Task Force Iraq del Ministero degli Affari Esteri per l'insegnamento di fotografia archeologica presso l'Università di Erbil, Iraq. Fa parte come fotografo di scavo del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive.

ALBERTO GIANFREDA
Nato a Desio nel 1981, nel 2007 si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera dove attualmente insegna Formatura, tecnologia e tipologia dei materiali. Nel 2014 fonda assieme ad un gruppo di altri cinque artisti e una curatrice il movimento Resilienza italiana. Il lavoro di Gianfreda è spinto da un’inesauribile attitudine alla sperimentazione dei materiali e alle relazioni tra questi, alla ricerca di sculture capaci di adattamento alle condizione imposte dall’esterno.

SILVIA INSELVINI
Classe 1987, ha conseguito il diploma di primo e secondo livello in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti Santagiulia di Brescia. La sua ricerca è basata sul concetto di tempo, analizzato in prima persona attraverso la pratica operativa. Al centro di questa è l’azione intesa come processualità. La ripetizione e la variazione, espresse attraverso le forme meticolosamente distinte e pazientemente tracciate, cucite, impresse, intrecciate da Inselvini con una delicatezza consapevole della sofferenza del fare, sono gli elementi portanti della sua indagine sia a livello di poetica che di tecnica. 

RICHARD LOSKOT
Nato a Most – CZ nel 1984, ha studiato presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Liberec e all'Istituto di Belle Arti di Monaco. Ha esposto in Germania, UK, Romania, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Il lavoro di Richard Loskot analizza lo spazio da un punto di vista tecnologico per dar vita a sistemi aperti, che interagiscono con l'ambiente stesso: la luce naturale, le onde radio, ma anche la presenza stessa degli spettatori alimenta il meccanismo. Mentre la presenza di esseri viventi dà origine a variazioni dei parametri ambientali, i sistemi stessi sono condizionati nel loro funzionamento da questi cambiamenti: sono le persone stesse, che inconsciamente alterando le condizioni dell'ambiente in cui si trovano facendo aumentare o diminuire i valori di temperatura ed umidità..

SABA MASOUMIAN
Nata a Teheran nel 1982, ha studiato graphic design alla Azad University di Teheran, scenografia e successivamente pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive.

VALENTINA MIORANDI
Nata a Trento nel 1982, è laureata in Teorie e Pratiche teatrali presso l’università di Bologna. Ha frequentato il master di regia cinematografica alla New York Film Academy (2006) e il master in direzione della fotografia della Escola Superior de Cinema y Audiovisuales de Catalunya - Barcellona (2007). È stata visiting professor presso la Universidad Complutense (Madrid e Cuenca) e ha diretto, a partire dal 2007, esposizioni multimediali presso spazi museali. È vigile osservatrice del contesto socio-politico nel quale conduce la sua attività creativa. Questo contesto si riflette nei suoi lavori con la cifra peculiare dell’artista - la testimonianza. Pregiudizi individuali e collettivi, problemi della vita di ogni giorno, simboli istituzionali, sono evidentemente sottintesi, o costituiscono il vero e proprio oggetto dell’opera, senza implicazioni immediatamente celebrative o di denuncia: l’obiettivo essenziale è evidenziare, con tutta la forza consentita dall’efficacia formale della rappresentazione, quei pregiudizi, problemi e simboli, lasciando al fruitore la piena libertà di riflettere e giudicare. L’artista si sottrae così alla tentazione della manipolazione, e al rischio di essere a sua volta manipolato, senza rinunciare a parlare di politica, cioè a popolare il suo lavoro di bandiere, costituzioni, stereotipi sub-culturali, “rese dei conti con la storia” – storia, peraltro, eternamente attuale. È la formula di un impegno accompagnato da irriducibile indipendenza, che Miorandi impone a se stessa e propone al pubblico come condizione – esigente quanto imperativa – di un rapporto complesso, permeato di realismo e utopia, coscienza di ciò che è e tensione verso ciò che dovrebbe (o forse potrebbe) essere.

ALEXANDRA MURESAN
Dopo la laurea in Filosofia, Alexandra Muresan, nata nel 1985 a Cluj Napoca, dove vive e lavora, consegue il diploma, il master e attualmente sta svolgendo il dottorato in Vetro all’Università di Arte e Design di Cluj Napoca.  É il vetro il materiale di elezione di Muresan, che la giovane artista cola e plasma con il supporto di maglie metalliche, rinnovando dall’interno la tradizione attraverso un linguaggio personale e riconoscibile, volto a inscrivere nella materia il fluire del pensiero filosofico, dove la natura diventa artificio e viceversa, in un panta rei di raffintata tensione plastica. Diverse le esperienze internazionali volte a approfondire la ricerca, accompagnate da premi e riconoscimenti tra i quali nel 2013 lo Jutta Cuny-Franz Memorial Award,  Düsseldorf e nel 2014 The Award for Glass, Decorative Art Biennale, Bucharest. Dal 2014 Alexandra Muresan è tra gli artisti di  IAGA International Art Gallery Angels, partecipando, tra le mostre recenti, al progetto itinerante Cluj Calling.

GIOVANNI OBERTI
Nato a Bergamo nel 1982. Vive e lavora a Milano). Ha studiato all’Accademia G. Carrara di Bergamo, dove si è diplomato nel 2006.

 

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JUAN EUGENIO OCHOA
Nasce a Medellin, Colombia, nel 1983. Dopo aver conseguito il Diploma di Laurea in Medicina, ha realizzato studi di ricerca in cardiologia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ottenendo il titolo di dottorato nel luglio 2013.  Ha conseguito il diploma di Biennio specialistico in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera nel luglio 2013 con la tesi “Caratteri della Pittura Analitica Italiana e rapporti con la Pittura Europea” con voto 110/110 e lode. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano.

GIOVANNI OZZOLA
Nato nel 1982 a Firenze, lavora principalmente con fotografie e video, ma nelle sue sculture e installazioni inserisce anche diversi materiali e oggetti trovati. Accanto alla ricerca sulle caratteristiche fisiche della luce, un altro tema centrale del suo lavoro è lo studio di come l’uomo si colloca nello spazio e nel tempo. Per lui è fondamentale la concezione filosofica del viaggio come strada verso la conoscenza e la percezione di se stessi. 

SIMONA PALADINO
Nata a Medicina (Bo) nel 1987, vive e lavora a Bologna. Laureata in Comunicazione Pubblica della Cultura e delle Arti presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Ferrara e successivamente diplomata in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, partecipa a workshop formativi tenuti dagli artisti Bianco-Valente, Emilio Fantin ed Anton Roca. Ha esposto in mostre personali e collettive a Bologna, Milano, Torino e Roma. La sua ricerca si sviluppa nei linguaggi della scultura e dell’installazione in cui si stratificano differenti materiali, che generano situazioni di sospensione spazio-temporale o di leggera tensione energetica, evidenziando gli aspetti più immateriali e intangibili della realtà quotidiana.

AURORA PAOLILLO
Nasce a Torino nel 1990. Laureata con lode all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino in Design, tesi conseguita con il professore e critico d’arte Luca Beatrice. Prosegue i suoi studi in Grafica d’Arte presso la medesima Accademia. Il suo lavoro spazia dalla stampa d’arte alla scultura, dalla fotografia all’installazione. La sua ricerca artistica è una riflessione intima del proprio essere messo a confronto con la Natura e trova le sue basi nell’osservazione attenta del mondo naturale. Consapevole del nesso che lega, senza scampo, il cosmo e l’individuo, tenta di creare un solido ponte tra la sua visione e il luogo della sua indagine. Da una prima analisi del paesaggio circostante trova nei dettagli il suo principale interesse. Prendendo dalle fotografie dei particolari, ricrea forme che lasciano solo intendere la vera natura dell’immagine. Il tentativo è quello di porre nel fruitore un interrogativo e di metterlo nella condizione di essere concentrato durante la visione e di avvicinarlo al modo attento e lento di studio del mondo naturale vissuto e reinterpretato dall’artista. Vive e lavora a Torino.

MICHELE PARISI
Nato a Riva del Garda nel 1983, dopo aver conseguito la maturità all’Istituto d’Arte F. Depero nel 2001, si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Il suo lavoro artistico nasce e si sviluppa in questi anni attraverso uno studio meticoloso della pittura e della fotografia, partecipando a varie mostre in spazi pubblici e privati.

FRANCESCA PASQUALI
Nasce a Bologna nel 1980. Si diploma al corso di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2006. Ad oggi, oltre alle mostre personali e collettive, è presente nelle fiere nazionali e internazionali più importanti. È cofondatrice del Movimento di arte e cultura Resilienza italiana. Con un bagaglio culturale che si fonda sulle radici spazialiste e poveriste del XX secolo, la ricerca verte  e indaga la dicotomia tra natura e artificio, tra materia ed energia. Un assemblaggio di materiali industriali si concretizza per dar forma a opere sinuose e cangianti, che giocano sui pieni e sui vuoti, enfatizzando così la tridimensionalità e le potenzialità plastiche del visivo.  La materia o l’oggetto d’uso quotidiano si piegano alla volontà estetica per donare al prodotto industriale una rivalutazione e riconnotazione formale, tra giochi di colori e sfumature, luci e ombre, provocate da trame e intrecci dei materiali plastici. Tale sensualità materica affonda le sue radici nelle intime leggi della natura: l’armonia e il ritmo con cui essa crea le sue forme, sono evocati dall’artificiosità plastica che perde la sua valenza di prodotto di scarto e si carica di potenzialità espressive. Le texture emerse dal lavoro artistico attraggono il fruitore che, stimolato dalla curiosità visiva, si spinge fin dentro la materia, eliminando quella distanza che la consuetudine detta di fronte ad un opera d’arte. Il dialogo è attivo, mutevole, inaspettato: arte uomo natura, etica ed estetica: l'energia della materia genera l'intelligenza della forma.

 

AGNIESZKA POLSKA
Nata nel 1985 a Lublin, in Polonia, vive e lavora fra Cracovia e Berlino. Media principali sono per lei video e fotografia. I materiali che sceglie per il suo lavoro sono principalmente illustrazioni tratte da giornali e riviste, ma anche libri, editi dagli anni Venti agli anni Sessanta.  Un immaginario d’altri tempi – con una qualità di stampa in fin dei conti non eccelsa – che si presta per le sue animazioni e documentari in stile old fashion. Di primo acchito sembra di accostarsi a quel tipico immaginario d’epoca. Ma ad un attento esame, comprendiamo che qualcosa è mutato nell’immagine che osserviamo, e l’immagine inizia a muoversi molto lentamente. Manipolando e ricontestualizzando queste immagini d’epoca, l’artista chiede al suo pubblico di fare leva sull’evoluzione della propria memoria e sulla facilità con cui la nostra memoria della storia può emozionarci. La fotografia non è punto di arrivo dei suoi artwork; è un linguaggio che Polska usa per analizzare alcuni fenomeni nella storia e storia dell’arte. Non contano le proprietà del medium, m l’impatto che il medium ha sull’interpretazione degli eventi storici. Non è interessata a ciò che viene archiviato ma a ciò che viene dimenticato. C’è un gap fra le conoscenze della critica d’arte e quelle della storia dell’arte. Nel momento in cui la critica d’arte perde interesse per l’opera,  questa viene dimenticata, e passa un po’ di tempo prima che la storia dell’arte sia pronta a apprezzarla nuovamente.

MAYA QUATTROPANI
Nata a Ragusa nel 1983, vive e lavora tra Torino e Palazzolo Acreide (SR) come artista visiva e docente Fine Art. Laureata in Pittura nella Scuola di A.Romano all’Accademia di Belle Arti Michelangelo Castello di Siracusa e specializzata in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo presso l’Accademia Albertina di Torino, partecipa a diversi workshop formativi tenuti da visitor professor come Matthew Barney, Quan Bui Ngoc, Carlo Quartucci e Carla Tatò. In questi anni il suo lavoro ha partecipato a progetti espositivi in Italia, Australia, Francia, Ungheria, Germania, Sud Corea. Il suo lavoro di ricerca è considerato un grande archivio in divenire sviluppato in azioni performative condivise, supportate da installazioni video, sonore, testuali e fotografiche rigorosamente analogiche con cui condividere e distribuire l’intimità e la diversità di cui ciascuno è portatore trasformandole in un’esperienza artistica alternativa.

LUCA RESTA
Nato a Seriate nel 1982, vive e lavora a Parigi. Ha studiato all’Accademia G. Carrara di Bergamo, dove si è diplomato nel 2008.

MARIO SCUDELETTI
Bergamasco classe 1980, vive e lavora a Torino. Partito dalla rielaborazione degli oggetti di uso comune arriva alla modificazione di oggetti che hanno a che fare più specificamente con il sapere: in primis enciclopedie e banchi scolastici. Con uno di quest'ultimi è secondo classificato al Premio San Fedele. Ora, in compagnia del suo inaffidabile alter ego Samuele Cramer, disegna, progetta stendardi e carte da parati e un libro illustrato.

GIULIANA STORINO
Nata a Manduria (Ta) nel 1986, vive e lavora a Milano. Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera dove si specializza in Arti Visive al corso di Pittura. Ha partecipato a numerose mostre e rassegne, nazionali e internazionali e ha ottenuto diversi riconoscimenti. Ha partecipato a workshop formativi, tenuti da visitor professor come Cesare Viel, Virginia Ryan e Bruna Esposito, al Museo Pino Pascali. Esplora diversi ambiti delle arti visive prediligendo la pittura e il disegno, pratiche costanti del suo percorso artistico. Nel suo agire mette in atto la terra, che preleva nei luoghi di viaggio e nella sua terra d’origine: la Puglia. La sua ricerca artistica, attiene all’analisi delle dinamiche e degli equilibri comportamentali della materia; in particolar modo la dinamica gravitazionale, tra equilibrio e caduta, nel tentativo continuo di elevazione. Indaga l’immagine, intendendola non come il simulacro della realtà circostante, ma come il prodotto dell’immaginazione, custode di un mistero che riconduce al ‘terreno abissale’. Non vi è una narrazione o una rappresentazione di realtà; l’immagine è nel suo palesarsi, è la forza dell’apparizione messa in ‘forma di esistenza’. È questo il potere dell’agire della materia in base ad un principio di risonanza energetica. Le opere sono considerate la testimonianza tangibile della corrispondenza diretta di un ‘corpo a corpo’; sono gli esiti di una serie ripetuta, di gesti e azioni performative, in lotta con lo stato transitorio e di trasformazione della materia.

LORENZO VITTURI
Nato a Venezia nel 1980, fotografo e scultore, formatosi allo IED di Roma, vive e lavora fra Londra e Milano. Cominciando la sua carriera come pittore di set cinematografico a Cinecittà di Roma, Vitturi ha portato questa esperienza nella sua pratica fotografica, che ruota intorno all'incrocio tra fotografia, scultura e performance.

VIRGINIA ZANETTI
Classe 1981, vive e lavora tra la Toscana e l’estero. Si è laureata in pittura con lode all'Accademia di belle arti di Firenze, consegue master in didattica dell'arte ed abilitazione all'insegnamento. Partecipa a svariate residenze artistiche e collabora per lezioni, laboratori, opere permanenti o mostre con istituzioni italiane e straniere per la cultura e l'arte contemporanea. Con la sua ricerca tenta di individuare ed abbattere il confine tra dove inizia un'opera ed il suo spettatore, attraverso dinamiche relazionali o i codici condivisi da una comunità. Questo rende le sue opere parte integrante dell’ambiente in cui nascono: collettori di dinamiche umane, piuttosto che semplici oggetti di contemplazione.

 

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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