Quante definizioni si possono dare alla cultura? cosa intendiamo per la sua valorizzazione? Nell'episodio 3 rispondono Renato Sarti, Alfredo Viganò, Sara Rossetti, Alberto Casiraghy, Luigi Abiusi, Fabrizio Bottini, Walter Pozzi, Vittorio Pozzati, Roberto Rampi e Nicola Cavalli
La cultura sembra essere tornata al centro dell'interesse di tutti, ma di cosa parliamo esattamente quando parliamo di cultura? che cosa abbiamo in mente quando invochiamo la sua valorizzazione? E cosa non è cultura? Lo abbiamo chiesto a molte personalità attraverso 4 domande secche. Questo è il terzo episodio, qui la raccolta. Buona lettura.
- Una sua definizione, personale, della cultura.
- Cosa non è cultura?
- Qual è la funzione del patrimonio culturale?
- Cosa vuol dire, per lei, valorizzare il patrimonio culturale?
Renato Sarti, autore teatrale
- Tutto ciò che eleva lo spirito e la mente.
- La mancanza di approfondimento e curiosità.
- Formare un cittadino più consapevole, e grato, di far parte alla comunità a cui appartiene
- Rendere merito al più grande patrimonio (poesia, letteratura, pittura, arte, musica e teatro) di cui dispone il nostro Paese.
Alfredo Viganò, urbanista
- Piacere di conoscere e comunicare, capacità di scelta, elaborazione senza paura del confronto
- Ciò che divide, oscura e ci rimpicciolisce e crea steccati.
- memoria e costruzione del futuro come continuità, piacere
- renderlo partecipe della cultura del nostro tempo, a tutti i livelli.
Sara Rossetti, poetessa
- Cultura per me è ciò che ci rende ciò che siamo, le radici sotto ai piedi, le esperienze nel cuore, le conoscenze nel cervello e i sogni nello sguardo. La cultura è un bagaglio di uno solo, di un gruppo, del popolo, una grande valigia con dentro i pensieri, le conoscenze e le dottrine, ma anche le esperienze, i fatti e le emozioni, i sentimenti e i desideri. Cultura è il modo di guardarsi intorno, di fare delle scelte, di vivere, cultura è confrontarsi e non chiudersi nelle proprie convinzioni, romperle e ricominciare da capo. Cultura è allora anche disfare la valigia, sistemare un po’, buttare, rimescolare e ricominciare in un modo nuovo. Cultura è passato, presente e futuro. Un futuro dove la cultura ha e avrà sempre più peso, anche dal punto di vista economico. Ma questa è un’altra storia.
- Mi sembra una domanda molto difficile, forse perché è fin troppo semplice! Tutto in qualche modo è cultura. Tornando a ciò che è la cultura, posto che la cultura è ciò che ci rende ciò che siamo, allora si trova in un cesto di frutta, in un libro di poesia, in un vecchio scaffale che racconta storie lontane, in un enciclopedia e in una pagina web. La cultura è a scuola, a teatro, abita le nostre biblioteche ma anche i campi coltivati e i supermercati. Qualcuno dirà che esiste cultura bassa e cultura alta, ma questa è un’altra storia.
- Il patrimonio culturale fa sì che si preservi la memoria, crea spazi di condivisione e riflessione su ciò che si è si è stati, ciò che si è e dove si sta andando. Il patrimonio culturale è fatto dei saperi, dei beni, dei luoghi e paesaggi culturalmente rilevanti e pertanto fanno parte del patrimonio culturale sia luoghi come zone archeologiche, piazze, musei, chiese, archivi, ma anche oggetti come libri, fotografie, opere d’arte, e ancora feste di paese, processioni, tutto ciò che costituisce in qualche modo l’identità culturale di un paese. Credo che il patrimonio culturale abbia la funzione di fare memoria, identificare, creare legami, costruire relazioni.
Alberto Casiraghy, Pulcinoelefante
La non Cultura è pensare che solo l'Arte, la Musica e i Libri sono Cultura
Luigi Abiusi, critico cinematografico
- 1. Cultura è umanesimo, esaltazione dell'essere al mondo
- Non è cultura la "rettorica", il retorico, la materia delle cose priva di interpretazione
- La sua funzione, patrimonio in quanto armonia e coreografia, è quella di far sentire l'essere integrato al mondo proprio nel senso coreografico
- Proteggerlo, poi mostrarlo, poi spiegarlo (se necessario), poi sovranazionalizzarlo
Fabrizio Bottini, urbanista
- Cultura è consapevolezza di ciò che siamo, delle radici e prospettive, del contesto in cui ci collochiamo
- Non è propriamente cultura tutto ciò che è puramente strumentale (ovvero avulso dal contesto generale di cui sopra)
- Il patrimonio culturale in questo senso è una specie di punta dell'iceberg, o magari un atollo che emerge dalla superficie dell'oceano, una serie di punti fermi a tenere insieme l'identità culturale nel maelstrom del cambiamento
- Valorizzare il patrimonio culturale significa porre le condizioni per cui possa svolgere il ruolo sintetizzato al punto 3, ruolo che personalmente ritengo meglio sviluppato da una proprietà e/o controllo pubblico, anche se ben inserito negli aspetti virtuosi (che ci sono) del mercato
Walter Pozzi, scrittore
In tempi di crisi culturale, di tagli alla cultura, di privatizzazione dei patrimoni culturali e di rivoluzionamento dei valori diventa difficile non cadere nella retorica e nell'astrazione . Le tue domande contengono degli impliciti che a mio avviso oggi non sono più così scontati (sempre ammesso che siano ancora validi). C'è da perderci la testa. Non saprei dirti nemmeno se la parola 'cultura' possa essere considerata il punto di partenza del discorso.
Vittorio Pozzati
- Parafrasando Luciano Berio la ‘cultura’ è tutto quello che intenzionalmente pensiamo sia ‘cultura’: la ricerca di un confine che viene continuamente rimosso.
- Ciò che sta al di là del confine sopra citato.
- Il patrimonio è tutto ciò che per ciascuno di noi (soggetto, comunità…) si ritiene testimonianza (passata/presente e futura) da preservare, memorizzare.
- Ciascun soggetto/comunità per riconoscersi come tale non può far altro che valorizzare, preservare, investire in tale patrimonio: pena l’estinzione e del soggetto e della comunità.
Roberto Rampi, deputato
- La cultura è l'insieme di quello che siamo, abitudini, sogni, idee, costumi. È il senso, la filigrana, quello che rimane mentre la materia ti trasforma. È sapere che il mondo non inizia con noi e non finisce con noi. È avere dubbi, coltivare dubbi, alimentare dubbi.
- Tutto è cultura a suo modo. La certezza è nemica della cultura. Il consumismo è nemico della cultura. La violenza, il fondamentalismo anche. Ma sono anch'esse culture.
- Se lo si intende, come io credo, nel suo insieme materiale e immateriale, serve a capire il contesto, il prima di noi, serve a stimolare la mente, a sollecitare idee nuove, serve a stare bene, a darci profondità, spessore, dimensione, che non ci riduce all'attimo, alla cronaca, al contingente.
- Per prima cosa conservarlo o recuperarlo quando è a rischio o malandato, sia esso materiale o immateriale, e poi renderlo fruibile, vissuto, e comprensibile. Fruizione e comprensibilità sono fondamentali perché si protegge solo ciò che si ama e acuì si dà valore. Un patrimonio è tale se è diffusamente recepito come tale. Il nostro principale patrimonio culturale è la comunità, il vivere aggregati, la solidarietà che questo comporta, e di conseguenza il pluralismo e la democrazia. Per questo la cultura è la precondizione della democrazia. E anche il patrimonio culturale è una funzione democratica.
Nicola Cavalli, Ledizioni
- La cultura è l'insieme delle nostre esperienze e delle nostre conoscenze
- Nulla! Viviamo in un mondo civilizzato, in cui le esperienze e le conoscenze nostre, de nostri antenati, dei nostri compatrioti, di altri abitanti del mondo hanno avuto e avranno influssi.
Tutto è cultura, non c'è più un mondo in cui vi sia solo natura. Anche la stragrande maggioranza degli altri esseri viventi, dalle piante agli animali, sono permeati dalla cultura dell'uomo. - Quello di stimolare nuove conoscenze, di rendere possibili nuove esperienze e di ricordare ciò che è stato fatto e ciò che è successo.
- Significa mettere in pratica strategie ed azioni al fine di rendere il patrimonio culturale fonte di nuove esperienze e nuove conoscenze
Nell'immagine: Mosé Bianchi, Ritorno dalla pesca a Venezia, Olio su tela, 75 x 150 cm (Collezione privata, Milano)