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Intervista al musicista toscano a pochi mesi dall'uscita di Breviario Partigiano, il progetto portato avanti con gli ex compagni dei CSI. Uno sguardo sulla sua carriera, sul mondo musicale di ieri e di oggi e sulle sfide che lo attendono in futuro

 

L’ultimo progetto a cui avete lavorato come ex-CSI, anzi Post-CSI, è “Breviario Partigiano”, che sembra riprendere e riaggiornare quanto fatto venti anni fa con “Materiale Resistente”. Qual è il legame tra i due progetti, se c’è? E come mai questa volta non sono state coinvolte altre band?
Il legame è lo stesso di allora. Sentire il dovere di mantenere viva la memoria e fare la “nostra” parte come meglio possiamo tenendo conto che siamo musicisti. È vero, non sono coinvolte band in confronto a Materiale Resistente, ma abbiamo comunque coinvolto artisti, musicisti, pensatori liberi, poeti, scrittori, intellettuali, politici, operatori del settore, chiedendo loro di partecipare con un loro pensiero, una citazione, un ricordo, alla realizzazione di un vero e proprio Breviario.

Perché secondo te è importante tenere viva la memoria della resistenza? C’è il rischio che vada persa o è già andata persa?
È importante tenere viva la memoria in assoluto. Anzi, necessario. Per comprendere la nostra vita, il presente, il contesto epocale e sociale in cui ci muoviamo è fondamentale avere ben chiaro il passato da cui proveniamo.

La domanda che fate è “che cosa significa, ora, partigiano?” Tu hai una risposta?
No, non credo di avere una risposta certa. Ma ripeto, sento il dovere di far sì che nulla vada perduto. I nostri vecchi hanno combattutto e dato la vita per regalarci un futuro migliore. Meritano tutto il nostro rispetto, eterna riconoscenza e hanno e avranno sempre il diritto di essere celebrati.

 

 

Parlando invece solo di musica, secondo te qual è stato il lascito più importante della scena musicale presente su “Materiale Resistente”?
Non sta a me dirlo. Ma se penso a Materiale Resistente, al CPI, al Maciste, mi emoziono e provo del sano orgoglio per quanto abbiamo costruito in quegli anni.

Per la prima volta da 18 anni per questo progetto avete scritto musica tutti assieme tu, Canali, Magnelli e soprattutto Zamboni, che non era nei PGR. Com’è stato tornare a fare musica insieme? E a farla senza considerare l’impatto della voce di Ferretti ma quella di Angela Baraldi?
È stato meravigliosamente naturale. In circolo ognuno di noi ascoltava l' altro e da ognuno di noi arrivavano note e suoni a tutti familiari. E su Angela che dire… un talento esagerato. È stata capace di affrontare, e vincere, una scommessa pericolosa come quella di ricantare e di far sue le parole di Giovanni con noi… Gran coraggio, gran talento, grande personalità. Una bellissima scoperta anche dal punto di vista umano… è una persona fortissima.

Il progetto è stato finanziato tramite crowdfunding. Come mai questa scelta? Non c’erano etichette disponibili o avete deciso per una produzione più “orizzontale” senza intermediari?
Nessuno di noi aveva voglia di ringabbiarsi nelle classiche dinamiche di “gruppo” né tantomeno di ritrovarsi tra contratti, vincoli, obblighi promozionali, manufatti standard etc…. Sì, il crowdfunding con Musicraiser è servito per evitare tutta la filiera e ritrovarci subito insieme a chi era interessato a noi e al progetto.

 

 

Un altro tuo progetto che ha visto ultimamente la luce è il disco con Claudio Rocchi, che è finalmente uscito sul mercato per tutti e non solo per chi aveva contribuito al crowdfunding, come era accaduto all’inizio. Penso che sia una delle opere musicali più libere, nel senso più alto della parola, tra quelle che ho ascoltato negli ultimi anni. Era quello che volevate comunicare?
Grazie di cuore per quanto scrivi su vdb23. È complesso per me parlare di questo disco che di fatto rappresenta parte di quanto accaduto a me e Claudio nella vita. Sì, è un' opera creativa realizzata in assoluta libertà, ma questo credo sia normale per due musicisti come me e Claudio. Vdb23 era la prima parte di un'opera vera e propria che stavamo scrivendo. Il primo step compositivo, l'embrione di qualcosa che purtroppo non potremo realizzare (Claudio Rocchi è morto nel giugno 2013, Ndr), ma che contiene già qualcosa che, mi si perdoni la presunzione, può fare molto bene alla vita e all'anima di chiunque lo ascolterà.

Sei tornato anche con il progetto Deproducers, che ha l’intento di coniugare musica e scienza. Ci sarà un seguito per “Planetario” dopo i concerti degli ultimi mesi?
Sì, abbiamo già iniziato a lavorare al secondo volume del progetto che sarà dedicato alla “Botanica”. Adoro lavorare con Vittorio, Riccardo e Max. Per me è rilassante e stimolante. E mi costringe in senso buono ad andare al di là del mio modo abituale di fare e condividere musica.

Come ti trovi dunque nel mondo musicale di oggi? E come trovi che sia il pubblico di oggi rispetto a quello degli anni ’80 e ’90?
Beh, mi trovo bene direi. Oggi come quando iniziai, vivo al margine di quello che tu definisci “mondo musicale”. Un cane randagio comunque alla ricerca del branco. Quando trovo un branco particolarmente folle e a me affine mi unisco volentieri… si fa un pezzo di strada insieme per poi tornare a randagiare per un po' in solitudine.

 

 

Cosa pensi invece della stampa musicale, sia online che cartacea? Pensi che dal punto di vista della qualità ci siano stati grossi cambiamenti con l’avvento della rete?
Con l'avvento della rete ho l'impressione che si scriva/parli di musica magari in modo meno tecnico, ma più passionale e sincero in confronto al passato. E che si possa creare un confronto diretto tra chi ascolta e parla di musica e chi la musica la fa. Finalmente direi…

Altri progetti per il futuro, oltre a Deproducers e Post-CSI?
Post-CSI è un progetto destinato a sfumare. E' stato bellissimo ritrovarci dopo tanti anni e risuonare le nostre canzoni, ma dubito che possa esserci un futuro come band. Almeno io non credo si debba andare avanti reiterando il nostro passato all' infinito. Servirebbe una nuova ragion d'essere per ripartire “altrove”.  Il mio prossimo futuro sarà dedicato quasi interamente a portare dal vivo vdb23. Non so ancora come, con chi, dove, ma so che lo farò.

 

In apertura una foto di Gianni Maroccolo scattata da Antonio Cornacchia nel 2004

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi

Nasce nel 1984. Studi liceali e poi al Politecnico. La grande passione per la musica di quasi ogni genere (solo roba buona, sia chiaro) lo porta sotto centinaia di palchi e ad aprire un blog. Non contento, inizia a collaborare con un paio di siti (Indie-Eye e Black Milk Mag) fino ad arrivare a Vorrei. Del domani non v'è certezza.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.