Teatro. Il testo di Francesca Cavallo risente nella prima parte di una scrittura forse troppo lasca. Lo spettacolo deve moltissimo alla freschezza e all’impegno dei tre giovani attori, generosi e promettenti, della compagnia Kilodrammi.
S
iamo decisamente nell’Italia di oggi. In una scuola superiore italiana in questi nostri anni. Somari ci porta in ostaggio dentro un liceo scientifico, insieme a Erri e Lucia, sotto l’ambigua minaccia della pistola di Nerone, che al contempo cerca amicizia e solidarietà.
Nerone è un ragazzo di sedici anni che prende sempre 3, un bullo che viene sospeso e allontanato da scuola, ma soprattutto è un adolescente che si sente usurpato di tutti i suoi diritti. Non sopporta più la retorica della vita come una gara, in cui conta solo prevalere, a prescindere da merito e valore, e bisogna desiderare che chi corre accanto a te schiatti perché tu vinca. Per gridare basta, decide il gesto eclatante di asserragliarsi dentro il suo liceo (e così se ne riappropria), prendendo con sè il secchione Erri. Lucia, chiusa in bagno per scherzo dai suoi compagni, si troverà casualmente coinvolta nella vicenda. I tre ragazzi insieme, in un continuo mutare dei ruoli – aguzzino-prigionieri, complici, amici – si confrontano guardando dentro se stessi e giudicando il mondo che li attende là fuori.
Il testo di Francesca Cavallo (che firma anche la regia) risente nella prima parte di una scrittura forse troppo lasca, a maglie troppo larghe. Nella seconda parte la qualità della scrittura si fa più incisiva, e i temi decisivi vengono messi a fuoco soprattutto nel discorso di Erri davanti alla web-cam per la diretta televisiva (ma non sveliamo troppo, per chi non ha ancora visto la pièce).
Lo spettacolo (che ha ricevuti numerosi riconoscimenti) deve moltissimo alla freschezza e all’impegno dei tre giovani attori, generosi e promettenti, della compagnia Kilodrammi.
Renato Avallone presta la sua incontenuibile fisicità a un Nerone vivace, pieno di energia e voglia di reagire. Il personaggio di Erri è molto efficacemente tratteggiato da Marco Ripoldi, anche grazie alla sua strepitosa mimica facciale e corporea. Sotto la superficie da “sfigato” emerge un ragazzo capace di una profondità di pensiero, che condurrà fino alla tragedia. Valentina Scuderi offre con la sua Lucia un convincente ritratto di adolescente “media”, che troverà il suo riscatto crescendo.
L’adolescenza. Quale coacervo di emozioni, di ipotesi sulla vita, di illuminazioni e verità con smentite repentine, l’età in cui tutto è di un’intensità da togliere il fiato, quando il mondo è attraente e ostile, ispira desiderio e paura. Quando tutto è da costruire, e scoprire se stessi è il lavoro più duro. Al punto che qualcuno può avere la sensazione di non farcela. Negli ultimi anni, gli adolescenti per di più si sentono anche ripetere in continuazione che non ci sono prospettive, che la crisi economica, epocale, ha paralizzato tutto, che il mercato del lavoro non è più in grado di assorbire, che non c’è posto, non è rimasto niente per “voi”.
Nel finale, questo muro che blocca il presente viene squarciato da Lucia, con l’ultima, liberatoria, battuta dello spettacolo: “A sedici anni, il futuro esiste: sono io!”. E nessuno, su questo, potrebbe contraddirla.
SOMARI
di Francesca Cavallo
con Renato Avallone, Valentina Scuderi e Marco Ripoldi
regia Francesca Cavallo
produzione Kilodrammi con la collaborazione de La Corte ospitale di Rubiera e il supporto del Teatro Crest di Taranto