Libri. Un romanzo degno di nota edito da Leone Editore, casa editrice monzese. Dal delitto di un illustre docente universitario si dipana una trama che attraversa secoli di storia lombarda
Il segreto degli Humiliati, terzo libro scritto da Mario Mazzanti e pubblicato da Leone Editore, è un appassionante giallo a sfondo storico. La vicenda si svolge ai giorni nostri, ma per risolvere il caso di omicidio che si trova di fronte, il commissario Benni dovrà addentrarsi in misteri che hanno origine cinquecento anni prima e attraversano la storia lombarda, fra leggenda e verità. Nella trama hanno un gran rilievo il Duomo di Monza e i suoi tesori, come la Corona Ferrea. Gustoso, per un monzese.
Il libro è ben riuscito e mette d'accordo palati diversi. La narrativa di genere soffre di pregiudizi incancreniti, in Italia: da noi è difficile scrivere un giallo, e ancor di più un giallo storico, senza rischiare di essere presi per gli ennesimi pennivendoli (se va bene). Il segreto degli Humiliati è la prova che invece la scommessa si può vincere: senza pretese eccessive, il romanzo di Mazzanti è ben scritto e soprattutto risulta divertente.
Il pregio migliore del libro, se fossi costretto a dirne solo uno, è il suo protagonista: ben tratteggiato, a metà strada fra lo scalcinato detective con l'impermeabile e lo scaltro investigatore classico, in un insieme credibile e convincente. Dai tempi comici perfetti senza scadere mai nel ridicolo, il commissario Benni è un personaggio con cui si prende confidenza subito.
Con un protagonista all'altezza dei grandi archetipi del genere e una batteria di comprimari sfaccettati e originali, l'autore consegna al lettore una trama coinvolgente, complessa ma non soverchiante, dove l'enigma classico si fonde con la ricerca storica strizzando l'occhio anche a leggende controverse ma suggestive.
Un Codice Da Vinci all'italiana? In parte sì, ma a giudicare dalla quarta di copertina, l'autore non è impensierito dalla doppia sfida (emulare Dan Brown senza finire nel tritacarne della paraletteratura). E fa bene, perché nelle quasi quattrocento pagine si avverte un tono del tutto personale e spontaneo, per nulla stereotipato. Un romanzo onesto, che diverte e appassiona, dando anche qualche spunto di storia locale senza risultare didascalico. Letto d'un fiato e consigliato con entusiasmo.