20130505-Montanaro

Libri. Tutti i colori del mondo, un romanzo epistolare forte-delicato su follia, malattia, sanità, amore e identità, che non passa inosservato nemmeno ad un veloce primo sguardo tra i ripiani e gli scaffali di librerie e biblioteche per la forza e l'inquietudine dell'immagine scelta per la sua copertina.

 

“Mi hanno salvato i colori. Mi hanno salvato gli asciugamani sporchi, anzi. Le lenzuola imbrattate, le tovaglie macchiate, le camicie ingrigite. Le lunghe ore passate nella lavanderia. Le ore umide di acqua fredda, in cui le dita si consumano sui mastelli, in cui il sapone spegne gli odori, e qualche volta, a respirarlo, sembra che la vita possa avere ancora un profumo buono.” p. 103

Tutti i colori del mondo è il terzo libro di Giovanni Montanaro (1983), giovane scrittore e avvocato veneziano, pubblicato per Feltrinelli e finalista al premio Campiello nel 2012. L'autore ha scritto racconti e testi per il teatro e ha pubblicato con Marsilio La croce Honninfiord (2007) e Le conseguenze (2009). Tutti accomunati dalla passione per la ricerca storica e un'attenta documentazione con la quale l'autore costruisce trame e personaggi.

Il breve romanzo è una appassionata lettera a più riprese, scritta dalla protagonista e voce narrante Teresa Senzasogni a Van Gogh, conosciuto dieci anni prima - nel 1881 - a Gheel nella provincia di Anversa; quasi un colloquio immaginario scritto perchè il pittore si ricordi di lei e la possa aiutare a capire quali sono il suo destino e la sua intima identità.

Gheel (Giallo) è un piccolo e straordinario paese belga, divenuto nella storia della psichiatria un caso emblematico nel trattamento della follia e conosciuto sin dal Medioevo come il paese dei matti dove i malati di mente vivevano ospitati dalle famiglie locali, senza essere separati né internati in una condizione di apparente indistinzione. Montanaro ambienta storicamente il suo libro nella seconda metà dell'800, periodo in cui l'ospedalizzazione dei matti o considerati tali, vive la più forte e crudele fase e in cui Gheel rappresenta un'eccezione ancor più incredibile.

Teresa Senzasogni è figlia di una pazza del paese morta di parto e per questo affidata dal prete di Gheel prima alla famiglia De Goos e in seguito alla loro morte, ad una coppia benestante di tutori, i Vanheim. Per ricevere il sussidio di mantenimento - come è uso in quel villaggio fiammingo - la famiglia Vanhhiem decide, con l'assenso della ragazza di farla dichiarare matta, afflitta da disturbi di natura nervosa.

“Quel trucco mi avrebbe permesso di sposarmi con dei soldi da parte, per disporre di una dote e di un corredo. Sarei stata un buon partito. Si trattava di una misura temporanea, e io ne ero d'accordo” p. 33

E un giorno dalla campagna arriva un nuovo ospite dai capelli rossi, schivo, rude, alla ricerca di una direzione per la sua vita. Si tratta di un incontro decisivo per l'adolescente Teresa, che incoraggia Van Gogh, non ancora pittore, a disegnare con la matita e a colorare le sue immagini. Dopo questa iniziazione alla pittura, il giovane uomo lascia improvvisamente Gheel dopo una crisi (forse di epilessia) cambiando, inconsapevolmente e per sempre anche la vita di Teresa.

“Ho spalancato la porta. Le lenzuola erano tutte stroppicciate. Nell'aria, c'era odore forte di melissa. E voi non c'eravate più.” p. 91

A distanza di dieci anni da quella fugace conoscenza fatta di poche parole, molte cose sono avvenute e Teresa scrive coraggiosamente al pittore (senza mai ricevere alcuna risposta), svelando un poco alla volta una vicenda densa di colori ed energica come è l'arte di Van Gogh, in una voragine di eventi che la portano in Francia, prima presso lo studio del celebre dottor Tarascon, che vuole studiarla come un caso clinico, in virtù di una particolarità fisica che la rende diversa dagli altri, poi al manicomio maschile della Bicêtrenei sobborghi di Parigi e poi all'ospedale psichiatrico di Saint-Rémy in Provenza, dove era ricoverato anche il pittore, senza però riuscire mai incontralo.

"Sono diversa signor Van Gogh, perché io non ho quegli occhi persi, non ho i capelli in disordine, non ridacchio mentre prego, non sibilo mentre parlo, non grido mentre canto, non scappo dalla fila, non ho segni di ustioni sulla schiena e sulle mani. Ma sono uguale, perché anche io certe volte vorrei andarmene, e mi viene da gridare che c'è qualcosa che non è giusto, [...]" p. 35

Colpisce fortemente l'ultimo e doloroso capitolo del libro“Ho ripreso a scrivere”, di cui nulla disveliamo, affinché lo facciano i lettori che avranno voglia di intraprendere questa lettura e riflessione non innocua sulla “normalità” scritta con un linguaggio diretto, semplice ed al contempo profondissimo.

Perché leggerlo? Per conoscere una ri-scrittura intima di un episodio di quella parte della vita di Van Gogh di cui non si sa nulla e anche per farsi sedurre dalla leggenda di Dimfna.

Giovanni Montanaro, Tutti i colori del mondo, Feltrinelli, (I Narratori), 2011

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Disponibilità nelle biblioteche di Monza e Brianza al 2.5.2013

12 copie nel Sistema bibliotecario del Vimercatese  

11 copie in BrianzaBiblioteche   

Gli autori di Vorrei
Alessandra Scarazzato
Alessandra Scarazzato

Nasco a Milano alla fine degli anni Sessanta, ma vivo in Brianza dall'età di 8 anni. Laureata in Lettere moderne da sempre lavoro nel campo della promozione al libro e alla lettura. Le mie grandi passioni sono i libri, naturalmente, il teatro di narrazione e andar per mostre e musei. Abilissima nell'arte del giftwrapping (far pacchetti regalo) sono donna curiosa e impegnata.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.