Musica. Esordio discografico per Manuel Volpe, artista polistrumentista marchigiano, con "Gloom lies beside me as I turn my face towards the light", un viaggio nell'anima musicale folk, jazz e con un pizzico di noir.
A
rtista marchigiano, classe 1988 (giovanissimo), polistrumentista, una voce molto calda, profonda, rilassante, tonalità in stile Tom Waits: questo è Manuel Volpe, musicista nostrano all'esordio discografico con "Gloom lies beside me as I turn my face towards the light", titolo lungo, che però richiama l'essenza dell'album: "oscurità che giace dietro di me mentre volgo il viso alla luce", sembra quasi un manifesto richiamato in musica, sensazione di oscurità di fondo, ma ricerca costante della luce.
Volpe realizza questo intento con un sottofondo musicale tendenzialmente folk, con richiami al jazz e un utilizzo parsimonioso, talvolta assente, di strumenti ritmici principali come la batteria o il basso elettrico. Nell'intero lavoro voce, fiati e contrabbasso sono predominanti e potremmo dire assolutamente perfetti per il contesto musicale creato da Volpe: anche la scelta di cantare in inglese rende più accessibile e anche più immaginabile l'atmosfera del disco, atmosfera che richiama silenzio, strade poco trafficate, serenità d'animo.
Al primo ascolto, devo ammettere, mi è sembrato un disco sicuramente molto ben fatto, con spiccate tendenze folk, ma quel tipo di folk mescolato saggiamente al jazz e con un certo sottofondo noir, probabilmente frutto anche delle collaborazioni artistiche di Volpe: come viene ricordato nella sua scheda di presentazione, vanta numerosi contatti musicali di livello, Steve Albini (Nirvana, the Stooges), Rob Ellis (PJ Harvey, Marianne Faithfull), Josh Klinghoffer (Red Hot Chili Peppers) e Luke Smith (Depeche Mode).
Mi ha molto colpito la gestazione decisamente lunga, e quasi inusuale per un debut album, quasi 3 anni: certo di solito un artista debuttante (almeno discograficamente debuttante) tende ad avere, diciamo così, fretta di farsi conoscere e magari apprezzare, anche se forse si tratta di una descrizione adatta ad artisti dediti alla musica leggera, al pop o al rock melodico nostrano, e di sicuro (aggiungo io, per fortuna) Volpe non appartiene a nessuna di queste categorie.
Dicevamo, 3 anni di gestazione musicale e artistica, segno di cura dei particolari armonici al limite dell'ossessione, ma anche ipotizzo di ripensamenti, ricostruzioni, riarrangiamenti, aggiunte, tagli e quant'altro, un lavoro di fino devo dire, nemmeno pesante da ascoltare o digerire: di solito lavori iper-curati in pre o post-produzione possono risultare freddi per quanto stilisticamente perfetti, ma di certo non è questo il caso.
Due piccole note di merito per un paio di canzoni in particolare, senza scendere nei dettagli dell'intera tracklist: "The woeful harbour" (traccia 04), dove la fisarmonica non è il classico strumento solista che possiamo immaginare, ma è la base, la linea principale su cui è costruita l'intera struttura armonica e contemporaneamente relega la chitarra acustica ad un ruolo ritmico più marginale e "Maria Magdalena" (traccia 07), folk di stampo latino con un sfondo di temi biblici ed una passione dell'anima che trasuda nell'intera canzone.
In conclusione un ottimo debutto per Volpe, abbastanza folk da non sembrare jazz e abbastanza jazz da non essere troppo folk, con quel tratto di malinconico noir perfettamente espresso anche nella copertina del disco.
Tracklist
01.A ruin
02.The latest rose
03.Lay to rest
04.The woeful harbour
05.Penumbra
06.Dog's heart
07.Maria Magdalena
08.Porto Empedocle
09.The bored
Musicisti
Manuel Volpe: voce, chitarre, pianoforte, trombone, percussioni.
Maurizio Busca: clarinetto, clarinetto basso, banjo, organo
Simone Pozzi: percussioni, batteria (tracce 02,06,07,08,09)
Francesco Alloa: percussioni (tracce 03,04)
Stefano Risso: contrabbasso (tracce 03,04,06,09)
Luca Zennaro: sax baritono (tracce 02,08,09), tenore (traccia 07)
Antonio Fiori: violino, mandolino (tracce 02,04,06,08)
Amy Denio: voce, fisarmonica (traccia 02)