La vita, le opere e il “metodo” di Warren Buffett nel libro di Robert Hagstrom
È cosa nota che la tribù degli scommettitori ai cavalli e la tribù degli scommettitori in borsa registrino inquietanti similitudini. Entrambe le tribù sono comunità orgogliosamente isolate dal resto della società e dotate di un proprio linguaggio che risulta incomprensibile o quasi a chi non ne fa parte. I componenti di queste tribù sono inoltre sempre alla ricerca di un particolare alimento, detto “informazioni”, di cui alcuni fanno un consumo smodato.
Un’importante differenza pare però che queste tribù ce l’abbiano. Se nel campo delle scommesse ai cavalli non sembra infatti esistere un’autorità indiscussa che abbia sempre azzeccato il risultato delle corse, in campo borsistico è attestata invece l’esistenza un investitore che non sbaglia un colpo da sessant’anni a questa parte, tanto da meritarsi il soprannome di “Oracolo”.
L’Oracolo di Omaha(dalla città del Nebraska dove è nato) è l’appellativo con cui è universalmente noto Warren Buffett, il più grande investitore del mondo. Talmente grande da aver avuto perfino l’onore – fatto insolito per chi fa il suo lavoro – di essere citato in modo lusinghiero in un film di Hollywood,The Wolf of Wall Street: “Regola numero uno a Wall Street: nessuno, ok se sei Warren Buffett forse sì, nessuno sa se la Borsa va su o giù, di lato in circolo”.
In realtà – ed è il succo del libro che vi consiglio di leggere e che si intitola Il metodo Warren Buffett –gli sceneggiatori di Hollywood, nel tentativo di rendere omaggio al re, hanno preso un granchio.
Ma procediamo con ordine.Warren Buffett nacque nel 1930. Suo padre era un agente di Borsa e il Nostro seguì le sue orme fin da bambino. A 11 anni investì infatti i soldiche aveva guadagnato nei due anni precedenti vendendo bibite acquistando 3 – e dico 3! – azioni della Cities Service Preferred. Le pagò 36 dollari l’una; nei mesi successivi il loro valore scese a 22 dollari per poi superare i 40 dollari. Il Nostro le rivendette poco dopo guadagnando 5 dollari ad azione. Primo successo? Macché. Il piccolo Warren si mangiò le mani perché in pochi mesi le azioni volarono a oltre 200 dollari, che per lui equivalevano a un mancato guadagno pari a 20 anni di lavoro. Sbagliando si impara.
Precocità, d’accordo. Ma anche preparazione tecnica. Ancora ragazzo lesse il celebre libro The Intellingent Investor di Benjamin Graham, di cui divenne prima allievo (con voti altissimi) e poi collaboratore. Una delle lezioni che Buffett apprese da Graham fu quella che in Borsa si devono acquistare i titoli sottovalutati dal mercato e non ci si deve far trascinare dalle emozioni quando il valore dei titoli comincia a salire o a scendere(la finanza comportamentale darà sistemazione concettuale a questa indicazione solo cinquant’anni dopo).
È su questo punto che a Hollywood si sono sbagliati su di lui: anche Warren Buffett, come tutti gli altri investitori del mondo – dai piccoli risparmiatori ai grandi fondi – non sa se il mercato andrà su o giù. La sua diversità sta nel fatto che non gli interessa la performance borsistica dell’azienda nel breve periodo. Gli interessa ciò che un’azienda è in grado di fare nel lungo periodo.
Tra le aziende che hanno una lunghissima prospettiva di utili davanti a sé (una volta gli chiesero quale fosse la durata ideale di un investimento e lui rispose “per sempre”), Warren Buffett sceglie di acquistare quelle azioni che in quel momento il mercato sottovaluta, cioè quelle aziende che vengono vendute – per via delle fluttuazioni dei prezzi e delle mode del momento – a un prezzo più basso di quello che meriterebbero.
In pratica il Nostro si tiene sempre un “margine di sicurezza”, come lo chiamava Graham, al momento dell’acquisto nella convinzione, che fino a oggi si è rivelata sempre corretta, che con il tempo il prezzo di un’azione si sarebbe riallineato al suo valore. Come capite bene, la “teoria del mercato efficiente”, secondo cui il prezzo di un’azione rifletterebbe istantaneamente le informazioni che sono disponibili su di essa, sul Nostro non fa alcuna presa, così come non fanno alcuna presa su di lui le considerazioni che potrebbe proporre “l’analisi tecnica” di un titolo.
Nemmeno trentenneWarren Buffett si creò una fama di investitore oculatissimo, in grado di battere il mercato sistematicamente e in modo netto. Prese quindi a gestire le risorse che via via gli venivano affidate da altri (tra gli investitori dei primi anni, grazie a lui ben 7 si ritrovarono miliardari) fino adacquisire negli anni 60 un’antica azienda tessile (fondata addirittura nel 1888), la BerskhireHathaway, e atrasformarla in una holding da 150 miliardi di dollari all’anno che oggi ha significative partecipazioni nell’American Express, Coca Cola, Johnson&Johnson, Amazon, The Washington Post, IBM e in decine e decine di altre società.
Segnalo che, dal punto di vista tecnico, con la sua holdingBuffett diversifica meno di quanto suggerirebbe di fare una sana prassi finanziaria (e, nella versione più avveduta, Markovitz), ma preferisce concentrare gli investimenti su poche aziende. La sua holding possiede quote in novanta aziende, certo, ma gran parte del volume di fuoco a sua disposizione in realtà è concentrato su meno di dieci titoli.
Il saggio non è una biografia classica, ma è una biografia finanziaria che tenta di rintracciare nella vita e nelle opere dell’Oracolo di Omaha il suo metodo di lavoro che si è dimostrato tanto efficace. In realtà in moltissime pagine sono comunque presenti cenni sulla vita del Nostro. Non solo le grandi scalate industriali o la sua preferenza per le società di assicurazioni, ma anche il fatto che per esempio, pur essendo il terzo uomo più ricco del mondo, viva ancora in un appartamento comprato negli anni 50 o che lascerà gran parte della sua eredità a una fondazione benefica.
Poi, come accade in questo tipo di libri – eIl metodo Warren Buffettnon fa eccezione a questa regola – le cose vengono un po’ semplificate, e la lezione viene condensata in quattro consigli ai quali attenersi per avere successo negli investimenti in Borsa: 1) pensare all’acquisto delle azioni come parte di un’azienda 2) mettere insieme un portafoglio mirato con ricambio limitato 3) investire in ciò che si riesce a capire e ad analizzare 4) pretendere un margine di sicurezza tra il prezzo di acquisto e il valore di lungo termine dell’azienda.
Se questi sono i principi generali, il metodo vero e proprio da cui prende il titolo il libro sarebbe composto da 12 passaggi utili a decidere quale azione acquistare e quando, che è il problema principale per un investitore. Non sto a spiegarveli per filo e per segno – certe cose in fondo è meglio che restino segrete – ma vi posso dire che fanno capo a criteri di business, di management, finanziari e di mercato.
Anche in Italia – per chi fosse interessato – il Nostro si è mosso acquistando di recente un pesante pacchetto azionario di una società quotata al listino di Milano. Immagino che pensiate che abbia acquistato azioni dell’ENI, dell’ENEL o delle Generali. Vi sbagliate. Warren Buffett in Italia ha scelto Cattolica Assicurazioni. E il giorno dopo l’annuncio da parte dell’Oracolo del loro acquisto, le azioni della Cattolica Assicurazioni sono balzate di oltre il 12%.
L’Oracolo ha i suoi adepti.
Robert Hagstrom, Il metodo Warren Buffett, Hoepli, 304 pp., 24,90 euro
Foto tratta da www.ilsole24ore.com