Intervista al concept duo: «La nostra intenzione primaria è di fornire all'ascoltatore più dettagli possibili per restituire la complessità di un mondo lontano e al tempo stesso vicinissimo.»
Sarge (aka Christian, già avvistato a bordo dei Marnero) e Wülff (aka Nicola) sono dal 2012 gli Hyperwülff, duo fantascientifico bolognese, che in questi sette anni oltre ad essersi dimostrato musicalmente produttivo non è stato da meno nell’esibirsi live in lungo e in largo, dividendo il palco con band italiane e straniere, dagli Ufomammut ai Deafheaven passando per Lento e Grime.
Instancabili, dopo aver pubblicato lo scorso anno un disco, a giorni, esce un nuovo EP - Addendum One -, per l'etichetta indipendente Teschio Dischi, corredato da musicassette e gadget a tema in edizione limitata, ed ovviamente da una grafica visionaria, catastrofica e magnetica come copertina.
Del loro concept duo, dello stare in una band e della situazione attuale della musica dal vivo in Italia abbiamo chiacchierato con loro, mentre il primo assaggio live del nuovo lavoro di studio lo daranno venerdì 17 maggio a Monza in Arci Scuotivento, dove saranno gli headliner della serata conclusiva della seconda stagione di Tutto Il Nostro Sangue, la versatile rassegna musicale dedita al diy ideata dalla band Requiem For Paola P.
Con loro sul palco ci saranno i brianzoli Rise Above Dead e i milanesi-bergamaschi Frana.
Chris, Nicola, si fa bene a definire Hyperwülff come un concept duo? Da cosa/chi avete tratto ispirazione per definire i tratti di questo vostro progetto?
Beh, come definizione ci sta tutta. Buona parte di quello che sarebbe entrato a far parte del nostro racconto c'era già prima che avessimo prodotto il primo suono. Quindi direi questo fa di noi un concept duo. Traiamo ispirazione da tante cose differenti, che vanno dalla musica ai fumetti, film, romanzi, videogiochi… Principalmente ci piace fare TANTO rumore.
L’anno scorso avete pubblicato un Lp, ora un vostro Ep è in uscita: ci raccontate la genesi dei vostri brani? Ci sono dei messaggi sottesi/subliminali che volete esprimere con i vostri lavori?
Ci sono diversi strati. La nostra intenzione primaria è di fornire all'ascoltatore più dettagli possibili per restituire la complessità di un mondo lontano e al tempo stesso vicinissimo. Ci sono degli intrecci, ci sono alcuni elementi fissi e alcuni variabili, come la musica ad esempio. In alcuni casi è il mood del pezzo a suggerirci di cosa parlerà e in altri casi sono le contingenze narrative a indirizzarci verso una sonorità. Mentre davamo gli ultimi ritocchi a Volume Two sentivamo che c’erano alcuni particolari che erano rimasti sullo sfondo e, premesso che non ci piacciono i dischi troppo lunghi, abbiamo deciso di mettere insieme un capitolo aggiuntivo al disco da far uscire sotto forma di EP. Avevamo già registrato la cover di “Set the controls for the heart of the sun” durante le prime sessioni di The Divide, mentre “Ergs” era stata registrata prima ancora. A un certo punto ci siamo detti qualcosa come “in questo disco non abbiamo suonato abbastanza sintetizzatori, proviamo a sperimentare in quella direzione”. Tutti questi elementi insieme ci hanno permesso di dare consistenza ad Addendum One.
Entrambi provenite da esperienze musicali con altre band: pro e contro dell’imbarcarsi in un progetto in due?
Sono esperienze molto diverse. Essere solo in due è sicuramente più faticoso dal vivo, tanto più che con l’andare del tempo si aggiungono pezzi di strumentazione nuova che diventano man mano necessari per suonare alcuni brani. Al tempo stesso ti permette di essere piuttosto asciutto e a fuoco sulle scelte che prendi e soprattutto sugli arrangiamenti. Lo stesso Addendum One sarà suonato dal vivo e non ci saranno computer o basi ad aiutarci. Ci piace sfidarci imponendoci dei limiti, forti anche della storia che raccontiamo. Per rispondere alla tua domanda, ci piace molto essere in due, altrimenti non saremmo qui; avremmo potuto essere di più se ci fossero stati altri con noi nelle nottate passate a dare forma e sostanza alla storia dell’Iperlupo… Ma è andata diversamente.
Un tema che ritorna spesso nelle discussioni tra “anziani” del panorama musicale è che i concerti spesso siano disertati dai giovani, che non ci sia un ricambio generazionale. Piacevolmente al Magnolia, lo scorso dicembre, ho notato che sotto al palco quattro giovanissimi rispetto all’età media del pubblico, c’era. La mancanza di questo ricambio è un problema che percepite? Superabile eventualmente come?
È difficile dare una risposta semplice ad un problema così complesso. Sicuramente è un problema che percepiamo. Forse non è tanto una questione di linguaggio - che anzi sembra capace di affascinare ancora i giovani - quanto di approccio. Viene da chiedersi se stiamo offrendo loro davvero il meglio che abbiamo. E comunque varia molto da zona a zona. Nel sud Italia la gente ci va ancora ai concerti e anche i giovani. Sarà forse una questione di qualità dei rapporti interpersonali, difficile dirlo.
Per chi non vi conoscesse: ascolti e letture consigliati per avvicinarsi ad Hyperwülff e prepararsi a un vostro concerto?
Oddio, si va dai Pink Floyd a Terminator. Possiamo invitarvi sulla nostra pagina Bandcamp (hyperwulff.bandcamp.com) ad ascoltare qualcosa, che forse è la cosa migliore. Ci troverete anche un po’ di cose da leggere tra testi e brani che sono contenuti nei nostri dischi. Tutto questo sempre e solo in funzione di Hyperwülff che continua a vagare intorno alla terra in attesa che riusciamo a trovare un modo per riportarlo in vita.