La capitale europea della cultura 2019 deve partire dalle sue radici, dall’approfondimento storico-sociale e culturale come supporto dello sviluppo.
La città dei Sassi a partire dal 2019, non potrà essere più la stessa, non solo per la risonanza che ha avuto la sua nomina a capitale della cultura europea, ma soprattutto per il suo patrimonio culturale che è assurto a bene mondiale. La designazione, come scrive il segretario generale della CGIL di Matera Eustachio Nicoletti nella lettera al Presidente della Repubblica Mattarella,“sfata un vecchia idea del Sud secondo cui inclinerebbe al lamento ed invocherebbe solo provvidenza ed assistenza. Matera invece ambisce a proporre un’altra immagine del Mezzogiorno, quello che riesce a qualificarsi per le sue capacità di resilienza con cui indirizza aspirazioni, lotte ed energie, verso nuove prospettive di conquiste sociali, economiche, civili e culturali. Naturalmente non possiamo ignorare la persistenza dei problemi gravi che rendono di stringente attualità la Questione Meridionale: disoccupazione, specie giovanile e l’emigrazione anche intellettuale, continuano ad essere le spie più eloquenti di un disagio sociale molto diffuso e di un territorio minacciato dall’abbandono.”
Questa città unica al mondo, non può non registrare un cambiamento epocale, con tutti i suoi rischi, ma la sua “metafora” di città simbolo (è la prima città del Sud ad essere stata designata capitale della cultura europea) del riscatto, come lo sono stati i Sassi in precedenza simbolo della vergogna, del Mezzogiorno, dovrebbe spingerla e incoraggiarla ad un percorso di crescita, sviluppo e lavoro. E questo è possibile solo se si investe in cultura, ma in questi quattro anni, si è registrata la sola “cultura effimera”, quella “consumistica”, legata al solo obiettivo di attirare turisti nei ristoranti e nei B&B. Si sono privilegiati eventi in linea con i tempi, quelli che fanno rumore e si consumano. Come scrive la CGIL nel suo documento di cinquanta pagine, “costruire un futuro aperto è una grande responsabilità facciamolo insieme.” Certo che per costruire un futuro c’è bisogno di partecipazione, perché il cittadino si chiede in che modo e misura egli possa godere dei vantaggi che sono capitati in sorte alla città, per via della sua designazione. Questo significa che il cittadino reclami fatti e scelte che debbano incidere in maniera duratura sulla trasformazione del livello culturale e civico, sulla qualità della vita, sulla trasformazione del tessuto socio-economico.
Un percorso o meglio un processo che non tenga conto di queste trasformazioni, è destinato a non durare nel tempo e a non lasciare segni o meglio terreno fertile, per un cambiamento, fatto di sviluppo e crescita. Si fa ancora in tempo? Certo, nonostante i ritardi, si fa ancora in tempo a muoversi in questa direzione. Ma deve partire dalle proprie radici, dal rapporto città-campagna-agricoltura, dal valorizzare gli uomini, gli intellettuali che più l’hanno rappresentata, Carlo Levi, Rocco Scotellaro, Rocco Mazzarone, Leonardo Sacco e Raffaele Giuralongo. Questi personaggi probabilmente “scomodi” hanno fatto conoscere la città, la provincia e tutta la Basilicata per il passato e non possono essere abbandonati ad un progressivo declino, mentre nel mondo vengono celebrati e in particolare in USA con la pubblicazione di due volumi di 724 pagine dalla rivista “Forum Italicum”, da titolo “la Lucania è dentro di noi.” Queste radici, questa identità, devono dimostrare la loro forza nel misurarsi con altre realtà, con il mondo, per non mancare l’occasione di favorire la ricerca, l’approfondimento storico-sociale e culturale, come elementi essenziali per la crescita e lo sviluppo. Una città capitale della cultura, non può non avere un teatro, non può mandare alla malora i suoi beni essenziali come la biblioteca “Stigliani”, l’archivio comunale e quello di Stato che è stato sfrattato e non si riesce a trovare una nuova sede. Una città della cultura, ha il dovere di rafforzare i presidi del libro, farne nascere nuovi e non farli soppiantare da paninoteche, ristoranti e B&B. Una città della cultura, ha l’obbligo di riconoscere e incentivare quel cittadino di nome Adriano Olivetti, che con il suo Ape porta in giro i libri nelle piazze dei paesi, per accendere la cultura del libro e della lettura. Probabilmente Matera non si merita i politici che ha.
In apertura foto di Mario Cresci, dalla serie Ritratti mossi (1967-74).