Nati per colmare una lacuna e pubblicare il patrimonio musicale di tradizione orale, oggi il catalogo vanta materiali e autori molto preziosi: da De Martino a Carpitella, da De Simone a Profazio. Fino ai contemporanei Loguercio, D'Alessandro, Tesi e Voltarelli
Chi c’è dietro Squilibri? Preziosa casa editrice, unica in Italia? Tenetevi forte, due filosofi, che fanno esattamente quel che gli piace: “Siamo nati per colmare una lacuna della nostra cultura e pubblicare il patrimonio musicale di tradizione orale.” Domenico “Mimmo” Ferraro quando usa il noi include sua moglie Elena Salvatorelli, filosofa anche lei. Lui insegna Storia della Filosofia a Tor Vergata, ed è un modernista sempre più insofferente agli egoismi, gioviale e generoso com’è . Dalle loro conversazioni, quindici anni fa, nacque la Squilibri, casa editrice davvero unica nel panorama editoriale italiano. Ogni loro libro è tanto più prezioso in quanto reca un cd con musiche della nostra tradizione o un video.
Era il 2003, e con molta cautela, un po’ impauriti dal compito datosi di editore specializzato, “per un anno ci siamo impegnati fino allo stremo soltanto su due volumi: uno dedicato alla Basilicata e l’altro alla Calabria. Una follia!” Follia che andò benissimo “con nostra grande sorpresa”. Specializzazione sì, ma non in senso assoluto: “Non potevamo trascurare l’antropologia, per esempio. Il limite, il discrimine fra cose vicine va coltivato con passione.” La stessa nel parlarti del qui e ora: “C’è un legame profondo fra tradizione e canzone d’autore: Matteo Salvatore rielaborava la tradizione del Gargano, tanto per dire di chi la cultura popolare l’ha cantata dal di dentro”. Ecco allora due anni fa la collana Crinali, dedicata alla canzone d’autore: “Il primo anno abbiamo vinto la Targa Tenco Interpreti con Voltarelli canta Profazio; il secondo, quella per il miglior album in dialetto con Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro. Quest’anno, due nostri album nelle cinquine finali, l’omaggio di Marco Rovelli a Caterina Bueno e l’ultimo cd di Otello Profazio, La Storia”.
Prestigio ma non solo: poco propensi a esporsi, ad apparire, eppure in prima linea nell’organizzazione di eventi, in teatri di resistenza urbana, a tener vivo il senso profondo della festa. L’unica cosa che rivendicano per sé, gli editori di Squilibri, è libertà. In primis di dire no, alla frenesia del mercato editoriale con le sue continue novità: “Abbiamo scelto un equipaggio leggero, siamo in tre ma distribuiamo molto lavoro all’esterno, preferiamo questa forma agli stage, che mi sanno di sfruttamento.” Domenico “Mimmo” Ferraro parla chiaro: “Una realtà imprenditoriale deve contare sulle proprie forze, incontrare i lettori. A me preme parlare con i giovani: c’è un silenzio assordante fra generazioni, e mi rimane una domanda appesa: Come ha fatto l’Italia ad impoverirsi così.” L’importante è avere con sé la libertà di dire no a quel che non piace. E conservarsi stretti il privilegio di dire sì a edizioni curate come certosini, il non plus ultra dell’artigianato: “Un libro, quando è commissionato, si sente. È importante che ciascun libro sia sentito dall’autore. Questi ha necessità di confrontarsi, di parlare del suo lavoro, pena l’autoreferenzialità. Un autore per noi non è solo un complice, diventa un amico. Solo così ogni singolo libro può essere considerato davvero un frammento di un’opera più vasta, di un processo complesso.”
Basta dare uno sguardo al catalogo di Squilibri – nome mutuato “per giocare di scompiglio” da una rivista che negli anni ’70 ospitava Andrea Pazienza fra gli altri —, imponente e agile insieme. La collana AEM, finora 15 volumi che scongiurano l’eventualità triste di vedere l’Archivio di etnomusicologia custodito dal 1948 all’Accademia di Santa Cecilia finire a beneficio soltanto di un’elite di specialisti. Ecco allora dal Friuli alla Sicilia, dal Piemonte alla Sardegna, la più importante collezione esistente, le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto de Martino negli anni ’50, divenire tanti volumi curati fin nei minimi dettagli con più cd e tante fotografie in bianco e nero. Parte iconografica anche a colori in altre collane non meno importanti, libri che testimoniano fatti straordinari di anni più recenti, come la presenza de L’Odin Teatret in Salento e in Sardegna, fra il 1973 e il ’75. O A Sud – Il racconto del lungo silenzio, quando Riccardo Cucciolla e Matteo Salvatore insieme, a Bari, diedero vita a un reading memorabile, custodito per trentacinque lunghi anni. E libri da leggere con le orecchie, non sono solo quelli della collana di poesia “benedetta da Nanni Balestrini”, ma anche le monografie, come quelle dedicate a Otello Profazio ed Enzo Del Re, o a Riccardo Tesi maestro di organetto.
Di ogni volume, Squilibri stampa al Sud – in Basilicata presso una tipografia di padre in figlio di nome Zaccara, grandi complici come Printì in provincia di Avellino – soltanto 1000 copie, con il proposito di ristampare non appena si esauriscano, “un modo per tenere a bada il nostro magazzino, sparso fra Roma, Molise e Calabria”. La distribuzione è il tasto dolente: “Al Settentrione siamo più presenti che al Sud, paradossalmente. Distribuiamo su base regionale e vendiamo libri un po’ a macchia di leopardo.”
Fama da accentratore ma sensibile e aperto (lo dice ridendo), Domenico “Mimmo” non senza rammarico lamenta che la memoria, facoltà umana, si sta perdendo, ma è un attimo, poi incalza: “Tutto è politica. C’è un altissimo valore politico ad esaltare la bellezza, se di questa s’illumina il valore intrinseco, la luce che si fa ha un’importanza straordinaria, più che se fosse in nome di una bandiera. Ché se la musica è solo un mezzo per veicolare più velocemente propaganda, allora come sopra mi riservo la libertà di dire no.”