20180705 lorma

Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, amici prima editori poi. Indipendenti, autarchici e in controtendenza

L’orma, nome proprio di casa editrice, se lo si divide in sillabe, suona Lor – Ma: al secolo Lorenzo (Flabbi) e Marco (Federici Solari). Una crasi per dire l’essenza di due molto diversi, eppure simili.

È il sine qua non per un buon tratto di vita insieme, vita da amici che ambiscono (senza l’ambizione non si va da nessuna parte) a lasciare un’impronta, una traccia. Amici e complici in un’idea di editoria fondata sul dialogo, l’anima del mondo editoriale. E sulle orme della tradizione, i due editori e traduttori, se guardano, guardano a sinistra, ispirandosi magari all’Einaudi dei bei giorni, editori protagonisti. Ma andiamo per ordine, da Lorenzo e Marco che s’incontrano nel 2001, a un dottorato in letterature comparate, a Siena: scocca la scintilla che porterà dieci anni dopo a L’orma editore. All’inizio è stato il Progetto Clarissa, dedicato all’amica a quattro zampe di Marco, nome – è una storia di nomi -, mutuato dalla mitica saga di Heimat, Marco è un germanista. Le loro strade si sono poi divise; Marco traduttore, insegnante e libraio a Roma con qualche puntata in Germania, Lorenzo in un percorso accademico di insegnamento e ricerca alla Sorbona e poi a Limoges, e anche traduttore, tra gli altri, di Salman Rushdie.

20180705 lorma 1Comunque amici, tanto che nel 2009 decidono di prendersi due anni sabbatici a Berlino, con la fedele Clarissa, e il primo anno va via studiando e alla scoperta della città: “Abitavamo in Schonleinstrasse 15, a Kreuzberg, in una casa aperta, crocevia di tanti. Là, curavamo Sguardomobile, collana della casa editrice fiorentina, Le Lettere.” A Berlino, Marco e Lorenzo condividono anche l’esperienza sui testi, una prima prova della bellezza del mestiere. L’editore, mestiere marxiano, al mattino magazziniere, poi imprenditore, traduttore, conferenziere: il difetto, al limite, è l’alienazione, i rischi di un’attività totalizzante. I privilegi, tanti: il primo, è stato poter pensare una casa editrice come se il mercato non esistesse, quindi senza limiti, ma tenendo ben presente il primo compito dell’editore, costruire dei contesti tramite i testi. Ecco allora le collane, e la collana “è uno strumento di pensiero”. Prima su tutte, Kreuzville: ancora una crasi, fra il quartiere dove abitavano a Berlino e un omaggio a Belleville, alla douce France cara a Lorenzo. Kreuzville, collana omaggio a due quartieri “miracolo”, dove seguendo gli odori ti ritrovi da un kebabaro sotto una chiesa del ‘400, segno della promessa di un’Europa purché sia, anche piena di conflitti e complessità. Kreuzville ospita letteratura di lingua francese e tedesca contemporanea, con un respiro lungo, gli ultimi 20 anni. Annie Ernaux è l’autrice faro di questa collana, grazie a lei L’orma ha già venduto 100 mila copie, 50.000 solo con Gli Anni, e la traduzione di Lorenzo Flabbi gli è valsa il prestigioso Premio Sthendal. Per loro è un raro privilegio conoscere e pubblicare Annie: un’autrice che reinventa l’autobiografia reinventando un modo di scrivere. Ora parla più lentamente Marco. E anche se non è detto che le regole letterarie vadano sempre d’accordo con il mercato, la Ernaux concilia tutti con un’universalità capace di parlare a chiunque. E se con Gli Anni ha vinto il Premio Strega europeo, è perché riesce a trasformare il semplice in unico, ad esempio adoperando una lingua piana che però è solo sua.

Alla luce di questa magia, contemporaneo, nell’affondo della collana sorella Kreuzville Aleph – omaggio a Borges – appaiono anche Sade e lo stesso Balzac, quali autori capaci di non smettere di appartenere ogni volta a nuovi tempi. Dobbiamo riuscire a essere contemporanei di Joyce, diceva Eliot, e il genio non è avanti cent’anni è solo colui che davvero vive nel suo tempo, mentre gli altri sono cent’anni indietro,  come notava Musil. Idee paradossali, come paradossale è il riflesso storico di due popoli – francese e tedesco – che hanno convissuto e si sono massacrati per dieci secoli. Ancora all’indomani del secondo conflitto mondiale, nei brindisi post prandial domenicali cui accenna Ernaux, togliere un bicchiere al crucco era il massimo dell’augurio. Ma poi, e l’esempio è il più alto, è vero anche che in tempi di fermento, Marx s’inventa e fonda gli Annali franco tedeschi, a riprova che le idee possono nascere anche in epoche buie. “È andata così per la seconda collana: eravamo ancora a Berlino, un periodo in cui nella cassetta della posta arrivavano solo multe e cartoline di mamma inconsolabile. Allora ci siamo detti: che bello se per posta arrivassero libri!” E siccome il 37% dei libri acquistati finisce regalato, ecco nascere i Pacchetti, carteggi illustri in formato spedibile, basta affrancare questa miniatura con un francobollo da uno e cinquanta e imbucarlo: c’è spazio per destinatario indirizzo e mittente, quindi con un euro e 28 si spedisce anche come piego di libri. Epistolari – il primo, Gramsci; l’ultimo, Marx –, per raccontare icone del pensiero, dell’arte, sfrondando idee ricevute, che non ti sei fatto da te. C’è Leopardi Con pieno spargimento di cuore, le lettere sulla felicità, a detrimento di una vox populi che vuole il povero Giacomo un pessimista: con spiccatissima vocazione comunicativa, la collana epistolare è sicuramente agile commercialmente e appetibile assai, ci si ritrova nell’intimità di Emily Dickinson, Baudelaire, Nietzsche, Campana, Svevo, Woolf, basta un libricino curato magistralmente dall’art director Antonio Almeida, un libricino prezioso a soli cinque euro. Libricino che regge benissimo lo scaffale delle librerie.

20180705 lorma 2Ti guarda dritto negli occhi Marco quando gli chiedi se si sente un intellettuale: “Gramscianamente sì; lavoro con l’intelletto in una società che mi ha offerto la possibilità di studiare.” Non è più tempo di Torri d’Avorio, e d’altronde, l’etimologia latina di editore, evoca chi pubblica e organizza.

È incredibile come Lorenzo e Marco, grandi amici, sodali e intellettuali, complici dal 2011 in quest’avventura che si chiama L’orma, siano riusciti ad indossare pensieri dell’altra metà del cielo: Partiti ciascuno da se stesso, dal proprio sapere, e si sono ritrovati d’accordo nel voler offrire al mondo una casa editrice capace di approfondire e confrontarsi con i classici, ed ecco la terza collana. Una collana canonizzante un autore con tutti i crismi della cura scientifico editoriale. D’altronde, aggiunge Marco: “classico è quel che non smette di interrogare ogni tempo che attraversa”.

È il caso di di E.T.A Hoffmann, il più grande narratore del Romanticismo tedesco, di cui L’orma sta approntando l’opera omnia grazie alla cura di Matteo Galli: La Hoffmaniana sarà in dieci volumi (quattro sono già usciti) e ogni cento cartelle di testo, prevede 25 cartelle di note, più altre note di accompagnamento per approfondire la figura straordinaria di musicista, direttore d’orchestra, autore e disegnatore che Hoffmann è: un anti enciclopedista.

Ovvio che la qualità conta quanto i fatturati e il lettore forte, quello cui parla L’orma, è sensibile alle differenze, a quella che si chiama bibliodiversità. “Sì, è vero, la percentuale di chi non legge è alta, ma quanto a lettori forti siamo in linea con i numeri europei.” In Italia c’è divario tra nord e sud, a volte mancano le strutture, ma quando vengono create e funzionano, ecco che un fanalino di coda, la Sardegna, grazie a un efficiente sistema bibliotecario s’affaccia nel panorama con un bacino di lettori sempre più vogliosi di confrontarsi.

Sempre attenti al “baricentro interno” invece, quelli de L’orma se ne sono fatti una filosofia, aiuta a non crearsi false aspettative: un libro si fa perché ne vale la pena, e così non c’è mai pentimento. A scongiurarlo, fare tutto il possibile per sfiorare l’impossibile, come nel rapporto importantissimo con la tipografia. Ne hanno cambiate tante, perché per loro vedere l’idea che si fa materia e diventa libro, libro da toccare con mano è il non plus ultra, e con Lorenzo si ritrovano ancora stupiti, come bimbi di fronte a un negozio di caramelle. Ora stampano soprattutto in provincia di Avellino, alla Printì: “Ti danno l’impressione di lavorare solo per te.”

C’è sempre l’idea del dialogo di fondo, l’essenza del mestiere che da subito, già dal costruire la redazione, connota Lorenzo e Marco come editori virtuosi e coraggiosi, ché sono riusciti a rispondere ai 1100 curricula raccolti alla loro richiesta di un capo redazione e responsabile di produzione, spazio strameritato da Elena Vozzi. Un’indomabile tarantina che oltre al suo lavoro editoriale, e Marco non ha dubbi: “È la migliore”, ha trovato forza e tempo per curare uno dei pacchetti più belli e in linea con il senso di contemporaneità de L’orma: dedicato ad Anna Kulisciov alle lettere al suo Filippo Turati, pagine in cui si respira un’idea di libertà incarnata nella coppia e nel privato.

20180705 lorma 3Indipendenti, autarchici e in controtendenza, Lorenzo e Marco e tutti gli altri (il redattore e commerciale Massimiliano Borelli, l’ufficio stampa Vins Gallico e, da poco, il redattore Niccolò Petruzzella, che è stato assunto dopo un tirocinio, e poi dice che la cultura non dà pane!). E il meglio deve ancora accadere: ma sì, è bene lasciarsi attraversare dal roccioso ottimismo di Marco, esperto di Kafka che esulta ed esalta per l’editoria indipendente italiana, nostra meravigliosa anomalia in Europa. Ecco l’eccellenza: tante voci libere; ricorda Marco che prima di esordire cercarono conferma e consigli in un amico editore che gli disse: “Qui, c’è posto per tutti: benvenuti nell’editoria italiana!” Ambiente in mutazione antropologica oltreché digitale, non ci sono più salotti perché il giro è internazionale, tante belle anime e cervelli ad annusare l’Europa che L’orma in contemporanea traduce per tutti noi. E se c’è parola invisa nella bellissima sede romana al Celio, un pianoterra che ricorda l’interno berlinese con tanto di cortiletto, ebbene questa è “intraducibilità”. E di traduzione Marco, seduti a quel chiostro ottocentesco al Colle Oppio, parla a lungo e bene. Chi traduce deve considerare il libro intero e la sintassi: c’è da raggiungere fedeltà allo stile senza la zavorra dell’altra lingua. Quel che deve emergere è un libro scritto nella nostra lingua. Attenti da subito ai bandi europei per chi traduce, si aggiudicano fondi francesi, tedeschi, svizzeri e belgi, a riprova che dietro l’idea iniziale di fare come se il mercato non esistesse, c’è un polso fermo nella gestione.  

Dopo l’estate, in libreria ancora Annie Ernaux con La vergogna; e Natascha Wodin, autrice di Veniva da Mariupol, romanzo per venire ai ferri corti con ricordi fasulli nel tentativo di ricostruirsi un passato autentico.

 

Gli autori di Vorrei
Monica Perozzi
Monica Perozzi
Vive a Roma e coltiva interessi artistici. Cura animali, piante e cucina per gli amici. Ha spento la televisione nel 1990, non l'ha più riaccesa. Legge tanto, ascolta musica, scrive.