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Una mostra dell'artista scomparso nel 2017 inaugura un nuovo spazio dedicato all'arte, l'Atelier Spazio Galleria a Lissone

 

Nel parterre di Atelier Spazio Galleria si fronteggiano due installazioni di Francesco Mariani – Corpi minerali (2005) ed Ex corpore (2010) – coprotagoniste della mostra I Silenzi, dedicata all'artista lissonese prematuramente scomparso nel 2017.

L'indagine di Mariani eleggeva proprio in quegli anni il corpo come soggetto privilegiato e mai più accantonato della sua ricerca, plasmato o destrutturato con la stessa materia creativa, quei polimeri aggregati usati quotidianamente in ambito prettamente lavorativo per laccare mobili all'interno della sua azienda.

Se i Corpi minerali si presentano come «frammenti della creazione che conservano nella loro lavica consistenza rappresa l'energia bruciante dell'atto primario», scrive il curatore Alberto Crespi, i bozzoli dell'installazione Ex corpore sono testimonianze di corpi già dipartiti e smaterializzati, non più tangibili se non nell'involucro delle loro sagome giacenti sul pavimento.

 

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Tanto i Corpi minerali si concretizzano come drammatici e disarticolati lacerti ceneriformi, quanto i gusci disgregati di Ex corpore sono echi di anatomie disperse, collocate in un altrove illimitato a livello spazio-temporale, che richiama il concetto di Apeiron tanto caro a Mariani. Tale principio di indeterminatezza e assenza di durata, di grandezza non misurabile e indefinitezza di qualità è, secondo il filosofo greco Anassimandro, origine e fondamento costitutivo dell'universo.

Proprio il titolo Apeiron fu conferito dall'artista alla serie di opere in sequenza che compare sulla parete del soppalco ovest dell'Atelier, installata da Mariani stesso nel 1992, quando lo spazio accoglieva ancora lo studio dell'architetto Giovanni Ronzoni. In questi polimeri su tavola di piccolo formato l'artista era già approdato a un linguaggio più sintetico, fatto di solo bianco e nero per saturare il supporto o lasciarvi esigue tracce o macchie, che in una visione di insieme creano una sequenza ritmica perfettamente site specific.

 

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La mostra di inaugurazione ospitata in questo nuovo contenitore d'arte, concepito dall'architetto Giovanni Ronzoni per incrementare l'offerta artistica sul territorio, si configura come una prima antologica di Francesco Mariani, con l'obiettivo di riassumere il suo intero percorso artistico attraverso alcuni pezzi significativi. Al primo piano si trovano dunque anche un esemplare delle prime acqueforti degli anni '70 e alcune tele ad olio degli anni '80. 

L'utilizzo dei polimeri come supporto fa il suo esordio nella serie intitolata Nello spessore del segno (1982) dove, scrive Crespi, «la grafia sottile sembra riappropriarsi dello spazio del quadro (...) e il paesaggio rivive per affioramenti di perdute planimetrie, per frammenti di un crittogramma d'indefinibili proporzioni, per inestinguibili rimandi all'immagine».

Le prime suggestioni esercitate dal mondo greco emergono nella serie Nostalgia d'Elicona, che coerentemente ritorna alla tela come supporto più "antico" e tradizionale e rilegge il mito attraverso un simbolismo svincolato dalla realtà.

Il giardino dell'Atelier si fa invece testimone dell'esperienza di Mariani all'interno dell'associazione culturale Koinè, di cui Francesco fece parte negli anni '90, con la presenza dell'installazione Tempo lineare, che in maniera estremamente coerente propone una sequenza di piani d'appoggio polimerici quadrati, che ritroveremo in un bianco formato rettangolare ad accogliere i Corpi minerali pochi anni dopo.

 

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Il concetto di tempo inteso come lineare e misurabile è rappresentato dalla rigorosa scansione sequenziale dei piani d’appoggio, alternativamente bianchi e neri.

Ma il tempo cronologico e convenzionalmente stabilito si oppone a quello interiore bergsoniano, interpretato come continuo fluire non scomponibile, e a quello privo di durata connaturato al principio di Apeiron, che traspare nell’installazione Ex corpore.

L’assenza della persona, un tempo abitante dei bozzoli, permette infatti di collocarla in un altrove indeterminato e ultraterreno.

Le ultime ricerche di Francesco, risalenti al 2013, affrontano ancora la tematica del corpo attraverso tavole in cui la figura si materializza nuovamente in maniera prepotente e dinamica, entro soglie che contemplano anche la ricomparsa del colore, cariche di una gestualità stratificata memore dell'Informale degli Ostaggi di Jean Fautrier, quanto dell'importanza attribuita da Alberto Burri ai materiali e all'atto creativo.

La concretezza fisica con cui questi Corpi si fanno presenza è il lascito più inconsapevole e potente che l'artista ci abbia potuto lasciare.

 

I Silenzi di Francesco
5 - 25 marzo 2018
Ore 10.00-12.30   16.30-19.30
Atelier Spazio Galleria
Piazzale Giotto 1 – 20851 Lissone

Gli autori di Vorrei
Isabella Maggioni
Isabella Maggioni
Insegnante di storia dell'arte, non ha mai pensato di metterla da parte, dedicando il tempo libero alla visione di mostre e alla fruizione del patrimonio culturale, rigorosamente collocato nel suo contesto.
Ha collaborato con la Galleria Melesi di Lecco svolgendo ricerche su Jiri Kolar e Giovanni Manfredini, e con l'Associazione COE nell'ambito della rassegna "Colazione sull'erba n.2", dedicata all'artista Hsiao Chin.