BandAutori 53. L'incontro tra le colonne sonore e la musica elettronica del produttore Giorgio Luceri, in arte Garofano Rosso. Con "Libri che suonano" ci spostiamo invece in ambito sportivo.
Garofano Rosso “Titoli di coda” (Giallo Disco)
Le colonne sonore italiane degli anni Settanta tornano spesso a far capolino tra le influenze di musicisti anche insospettabili, con background che sembrerebbero lontani anni luce dai suoni dei vari Umiliani, Alessandroni, Fidenco e compagnia. Alla lunga lista di chi ha provato a trarre ispirazione dalle sonorizzazioni di quegli anni a loro modo epici per la musica italiana si va ora ad aggiungere Giorgio Luceri, produttore attivo da tempo in ambito techno, con uscite anche sulla Mathematics, etichetta americana di culto per chi ama suoni da dancefloor con pochi compromessi. Giorgio ha ora iniziato a produrre musica col nickname Garofano Rosso e, dopo un singolo omonimo uscito nel 2015, tenta la strada del disco lungo, in uscita solo in vinile per Giallo Disco, in cui tenta di unire le suggestioni tipiche della sua elettronica con quelle della musica che accompagnava i film di una quarantina di anni fa. Il risultato è interessante e straniante: la battuta techno rimane sempre protagonista dei brani, ma la sperimentazione sonora riesce comunque a farsi largo: un esempio è “Anni di piombo e corruzione”, in cui il synth vira verso territori italo-disco, oppure “La fuga del principe giallo” e “Need Your Light (Vampires In Ombre Theme)”, con atmosfere dark carpenteriane e qualche ricordo di Bacalov e degli Osanna, o ancora “HAL 9000 legge il pensiero”, dove si finisce in piena epica fantascientifica. Nel finale si arriva anche a lambire territori post-punk, in “Da Mi Basia Mille”, che con le colonne sonore c’entrano relativamente, ma che rimangono sempre un bell’ascolto. Voto: 7,5 (Fabio Pozzi)
ASCOLTI E RI/ASCOLTI. Tra i dischi di ieri e di oggi
Luigi Tenco “Lontano, lontano nel tempo” (Voto: 10), Not Moving “Not Moving” (Voto: 8.5), Susanna Parigi con Matteo Giudici “Dal suono all’invisibile” (Voto: 8.5), Diodato “Cosa siamo diventati” (Voto: 7.5), Maledetta Dopamina “Maledetta Dopamina” (Voto: 6) – (Massimo Pirotta)
NOVITA’ E RISTAMPE DISCOGRAFICHE
AA.VV. “Sanremo 2017”, Amara “Pace”, Ambrogio Sparagna “Stories 1986-2016”, Annalisa Mazzolari “Uomini eroi”, Braschi “Trasparente”, Chiara “Nessun posto è casa mia”, Enzo Avitabile “Enzo Avitabile Music Life”, Fabrizio Moro “Pace”, Fiorella Mannoia “Combattente” (Sanremo Edition), Francesco Guasti “Universo”, Giorgio Poi “Fa niente”, Giulia Luzi “Togliamoci la vita”, Leonardo Lamacchia “Ciò che resta”, Maldestro “Canzone per Federica” (45 giri), Massaroni Pianoforti “Giù”, Michele Zarrillo “Vivere e rinascere”, Paolo Fresu & Uri Caine “Two Minuettos. Live In Milano”, Paolo Vallesi “Un filo senza fine”, Raige “Alex”, Tommaso Pini “Cose che danno ansia”, Tommi e Gli Onesti Cittadini “Mind Kontrol Ultra”, Valeria Farinacci “Insieme” (a cura di Massimo Pirotta)
LIBRI CHE “SUONANO” (un estratto)
La radio e lo sport: Onda ultras. Lo sport come fenomeno sociale – sia quello giocato, sia quello seguito dalle tifoserie – fu un tema che alcuni compagni iniziarono a sdoganare in radio con alcune trasmissioni occasionali già negli anni novanta e in maniera strutturata dal 2000 in poi, con la trasmissione Onda ultras. Fino ad allora il tifo non era al centro dell’attenzione politica. Negli ultimi dieci anni invece l’interesse per lo sport vissuto e tifato era aumentato sensibilmente, si pensi alla nascita delle palestre popolari, ai mondiali antirazzisti e all’escursionismo. Parlare di calcio in maniera alternativa, segnalando temi che sulla stampa mainstream non passano, questo era lo scopo iniziale dell’idea. Le inchieste sul doping, lo sport come industria inserita nella società dello spettacolo, la dimensione di coinvolgimento sociale del tifo come fenomeno di massa e gli ultras, erano gli assi su cui la trasmissione si era articolata. I conduttori intuirono la valenza sociale che poteva avere l’autorganizzazione di migliaia di ultras, il desiderio di socializzazione e la creazione di luoghi e tempi extra-istituzionali, con caratteristiche che non erano automaticamente condivisibili, spesso contraddittorie, ma con cui era necessario iniziare a confrontarsi e solidarizzare nei momenti della repressione poliziesca. Le prime trasmissioni furono dedicate al mondo ultras – con interviste ai protagonisti – per cercare di capire le dinamiche che determinavano la loro presenza in curva e che aggregavano molti tifosi, di solito molto giovani; oppure ancora sulla violenza e gli scontri. Altro nodo importante fu l’infiltrazione dei fascisti e delle destre nelle tifoserie, una progettualità politica che doveva essere denunciata, oltre che contrastata. In una delle prime puntate, per esempio, ci fu un’intervista – contestatissima da parte di molti compagni – a un ultras dell’Ascoli simpatizzante di destra. L'intervento non toccò direttamente argomenti politici, ma si cercò – secondo i conduttori, riuscendoci – di mettere in contraddizione su una serie di argomenti come il razzismo e il controllo poliziesco. Lo spirito che guidava l’interesse per lo sport e il tifo era frutto di passioni giovanili, ma anche di stimoli che arrivavano da scrittori e giornalisti particolarmente attenti alla dimensione sociologica e politica, da Nanni Balestrini, con il suo romanzo I furiosi, dedicato proprio agli ultras, a Eduardo Galeano, da Gianni Minà a Gianni Mura, senza dimenticare lo storico e sociologo, oltre che militante, Valerio Marchi o le posizioni politiche di molti atleti e calciatori fino ad arrivare a Calci, sputi e colpi di testa di Paolo Sollier. (da “L’onda d’urto. Autobiografia di una radio in movimento” a cura di Radio Onda d’Urto, Agenzia X 2016)