Al Manzoni di Monza uno spettacolo conferenza che può aver sorpreso: chi si aspettava dal matematico “impertinente” invettive e provocazioni si è trovato sul palco un divulgatore scientifico accattivante e innamorato del sapere
Non andrebbe neanche tradotto così, “La natura delle cose”, il titolo di quella meravigliosa opera di Lucrezio che conosciamo come “De Rerum Natura”. Se “Natura” deriva da nascitura, indica tutto ciò che nasce, giorno per giorno, ogni giorno. “Rerum” da “res”, quindi “delle cose” si riferisce a tutto ciò che è “causa”, che provoca in noi sensazioni. Infatti è “di tutto ciò che nasce giorno dopo giorno e provoca in noi sensazioni” che ha parlato Piergiorgio Odifreddi al teatro Manzoni di Monza il 13 gennaio nella serata dal titolo “Come stanno le cose, Il mio Lucrezio, la mia Venere”.
Uno spettacolo conferenza che può aver sorpreso: chi si aspettava dal matematico “impertinente” invettive e provocazioni si è trovato sul palco un divulgatore scientifico accattivante e innamorato del sapere che ha saputo dosare con una delicatezza intelligente e mai priva di coraggio, poesia e scienza. Come fossero due sorelle da non far litigare mostrando di preferire l’una all’altra.
Ispirato forse da Venere, invocata a inizio serata con le parole dello stesso Lucrezio, lette da Irene Ivaldi, Odifreddi in tre atti ha percorso millenni di storia senza restare sui binari di una sola disciplina ma saltando dalla Fisica alla Filosofia, dalla Matematica alla Storia, con cenni di psicologia, chimica, architettura, biologia e di tutto ciò che “provoca in noi sensazioni”. Alla musica ci ha pensato il violoncellista Lamberto Curtoni accompagnando gli spettatori con le sue note e i suoi eleganti movimenti, decisi nelle riflessioni che le parole di Odifreddi non potevano non innescare.
Ripercorrendo a ritroso l’esperienza offerta dal teatro monzese, si incontrano i lasciti di Lucrezio, ovvero ciò che di scientifico ha accennato, con fare poetico, nelle sue rime così ostiche da riprodurre in italiano. Intuizioni che forse solo a posteriori, oggi che ne troviamo la dimostrazione scientifica, è possibile riconoscere in un batter d’occhio, tra le righe. L’esistenza del vuoto, ad esempio, o la teoria atomica e i buchi neri. Con queste “previsioni” Odifreddi ha salutato la platea, lasciando nell’aria un interrogativo: chissà cosa, di tutto ciò che oggi i nostri poeti scrivono, un domani potrà rivelarsi scientificamente corretto.
In primi due atti sono stati un continuo arpeggiare accordi di uno stesso inno, quello alla ragione e alla libertà. E se di Lucrezio non si sa quasi nulla di certo, anche uscendo dal teatro, della sua opera se ne è potuto apprendere il valore che si propaga in discipline spesso sedute su banchi opposti quando si discute di “come stanno le cose”. L’amore per il sapere, quello che si respirava negli spazi dall’alto soffitto del Manzoni, venerdì sera, riesce però a unire chi è interessato a conoscere, a capire, ad approfondire “tutto ciò che nasce giorno dopo giorno e provoca in noi sensazioni”. “De Rerum Natura”, quindi, ieri, oggi e domani.
La rassegna “Altri Percorsi”, dopo Odifreddi, propone il 19 gennaio alle 21 Alessandro Bergonzoni. Una volta capito “Come stanno le cose”, è il tempo di creare “Nessi”, ed è infatti questo il titolo della serata.
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