BandAutori 48. In questo numero il riassunto dell'anno che va a finire e i nostri Best Of degli ultimi dodici mesi. Con "Libri che suonano" torniamo ai primi anni dei Mercanti Di Liquore.
Il 2016 di BandAutori
Il 2016 che va a chiudersi è stato il primo anno interamente coperto da BandAutori dopo i pochi mesi di esistenza nel 2015. In quest’anno abbiamo cercato di segnalarvi i dischi migliori o più interessanti usciti in Italia, cercando di captare le rotte intraprese dalla musica italiana di qualità a 360 gradi: durante gli scorsi 12 mesi abbiamo infatti recensito dischi di ogni genere e grado di diffusione, da quelli andati in cima alle classifiche a quelli rimasti nel cuore solo di pochi appassionati. Non ci siamo posti steccati di nessun tipo, né ci siamo sentiti in dovere di recensire o dare voti alti a dischi apprezzati da tutti.
Il lavoro fatto ci ha permesso di intuire la strada, o meglio le strade, che sta prendendo la musica nel nostro paese, che abbiamo cercato di riassumere nei seguenti punti:
- A livello mainstream è ormai da qualche anno l’hip hop nelle sue varie declinazioni a farla da padrone: in testa alle classifiche, a parte i soliti Vasco, Liga, Pausini e MinaCelentano, ci vanno i dischi dei rapper. Salmo, Marracash & Gué Pequeno, Sfera Ebbasta, J-Ax e Fedez sono stati i nomi più caldi del 2016, ma dietro di loro c’è un movimento continuo che è destinato a crescere sempre più con gli anni e con nuove proposte in arrivo. Cercheremo di seguire l’evoluzione del genere, che finora abbiamo, forse colpevolmente, un po’ messo in secondo piano rispetto ad altri.
- Il 2016 è stato l’anno del definitivo sdoganamento del cantautorato di matrice indipendente presso un pubblico più ampio: i nomi di Calcutta, Motta, Cosmo (il migliore del lotto per chi scrive), TheGiornalisti non sono più solo sul taccuino di giornalisti e amanti dell’indie, ma ormai sulla bocca di tutti, con passaggi radiofonici sulle stazioni più importanti e concerti sold out nei locali più importanti. Se sia vera gloria lo verificheremo negli anni a venire: un eccessivo addolcimento di suoni e soprattutto testi per restare sulla cresta dell’onda potrebbe essere dietro l’angolo. Vedremo…
- Al contrario molti “mostri sacri” hanno reagito con dischi molto particolari e poco accomodanti: dagli Afterhours di “Folfiri o Folfox”, un disco che riflette su morte e perdita, a Vinicio Capossela con “Canzoni della cupa”, che recupera il folk rurale seguendo gli insegnamenti di Alan Lomax, fino ai Marlene Kuntz, che con “Lunga Attesa” hanno ritirato fuori gli artigli e puntato sulla rabbia. Assieme a loro anche Nada ha proseguito sulla sua strada di totale indipendenza con un altro disco di qualità e personalità.
- C’è poi chi è sempre stato fuori da qualsiasi logica commerciale e continua fieramente ad esserlo: in questa categoria i nomi sono innumerevoli e spaziano tra tutti i generi. Alcuni esempi trattati nella rubrica sono stati: Romina Daniele, che sperimenta con la voce e la forma canzone con ottimi risultati, Wu Ming Contingent e Spartiti, che da prospettive diverse si interrogano su passato e futuro con soluzioni sonore non allineate, Gerardo Balestrieri col suo cantautorato senza compromessi, Fabrizio Tavernelli e la sua vita dedicata alla sperimentazione sonora, la Piccola Orchestra Gagarin e il suo sincretismo sonoro. Oltre a loro ce ne sono molti altri, ed è questa la fortuna. Lunga vita a chi fa musica per il gusto di farla: BandAutori resterà sempre aperta ai loro suoni.
TOP TEN 2016. I migliori dischi dell’anno
Vinicio Capossela “Canzoni della cupa”, Petrina “Be Blind”, Claudia Crabuzza “Com un soldat”, Motta “La fine dei vent’anni”, Afterhours “Folfiri o Folfox”, Flaco Punx “Coleotteri”, Litfiba “Eutopìa”, Gerardo Balestrieri “Canzoni nascoste”, Nada “L’amore devi seguirlo”, Romina Daniele “Spannung” (Massimo Pirotta)
Nada “L’amore devi seguirlo”, Cosmo “L’ultima festa”, Francesco Di Bella “Nuova Gianturco”, Giorgio Canali “Perle per porci”, Petrina “Be Blind”, Afterhours “Folfiri o Folfox”, Larsen “Of Grog Vim” Marlene Kuntz “Lunga Attesa”, Il muro del canto “Fiore de niente”, Il lungo addio “Fuori stagione” (Fabio Pozzi)
LIBRI CHE “SUONANO” (un estratto)
a cura di Massimo Pirotta
Mai paura, amico fragile. Dopo lo scioglimento degli Zoo, i Mercanti di Liquore non possono più limitarsi a presentare le canzoni di De Andrè. I brani del maestro di Genova rimarranno sempre nel loro repertorio, ma questo è il momento di fare qualcosa di più, qualcosa di proprio, qualcosa di originale. All’attivo, i Mercanti, hanno già una seconda cassettina, che era stata registrata dal vivo nel 1997 tra il Tridente di Monza, piccolo bar nel sottosuolo che somigliava più a un bunker antiatomico che a una sala per concerti, e il circolino di Foppenico, teatro di una delle prime esibizioni degli Amici di Fabrizio. I dieci pezzi sono quasi tutti di De Andrè, ad eccezione di “Auschwitz” e dell’immancabile “Bella Ciao”. Merita di essere ricordata la versione di “Un giudice”, in cui Piero si lascia andare in uno scatenato assolo di fisarmonica. Il live, inciso artigianalmente e privo di qualsiasi post-produzione, si intitola “In vivo veritas”, nome con cui si è battezzato un interessante quartetto acustico di Cairo Montenotte, provincia di Savona, nato nel 2005. Gli In vivo veritas, nel loro sito, dichiarano di ispirarsi direttamente alla musica di Eugenio Bennato, di Fabrizio De Andrè e dei Mercanti di Liquore. Anche se sono in molti quelli che dopo i concerti si portano a casa la cassettina, all’epoca nessuno immaginava che quel lavoro avrebbe avuto tanta eco. Ma tutto questo non basta più, è ora di tornare in studio e fare qualcosa di nuovo. Nella primavera del 1999, in pochi giorni, i Mercanti scrivono tre pezzi tutti loro e decidono di incidere il loro vero disco d’esordio. Questa volta non ci sono di mezzo major discografiche e l’unico contratto da firmare è quello dell’affitto dello studio. Il cd nasce in fretta, in soli tre giorni di lavoro, figlio di una irrefrenabile urgenza creativa e di pochissime preoccupazioni. L’album ha due anime e contiene il passato e il futuro dei Mercanti: per metà omaggio a De Andrè e per metà prodotto originale. Le danze sono aperte da “Jamin-a”, impreziosita dalla tromba di Graziano Gatti della Famiglia Rossi, scoppiettante gruppo ska bergamasco che in questo periodo divide spesso il palco con i Mercanti. Graziano suona anche in “Andrea” e in “La città vecchia”. Tra le canzoni di De Andrè, la più interessante è forse la caustica versione di “Una storia sbagliata”, ispirata all’oscura vicenda della morte di Pier Paolo Pasolini. Il brano vede anche la partecipazione degli ex Zoo Max Confalonieri e Savino Verni che, con la sua chitarra dal suono distorto e dal fraseggio disarticolato, aggiunge un sapore inconsueto all’esecuzione. In “Fame nera”, che non può essere certo annoverata tra le creature più riuscite dei Mercanti per quanto contenga spunti apprezzabili che in futuro verranno ampiamente sviluppati. Lorenzo canta insieme a Luca Gemma, la voce dei Rosso Maltese, il cui pezzo più noto, bello e straziante è il “Canto dei deportati”, comparso nella straordinaria raccolta “Materiale resistente” prodotta dal Consorzio Suonatori Indipendenti. Lorenzo è un vero e proprio fan dei Rosso Maltese e non è un caso se due suoi allievi danno vita a una formazione chiamata Mosche Libere, come il secondo disco del gruppo di Gemma e Pacifico. “Ninna nanna” è una nenia agrodolce che ricorda da vicino “Il padrone del circo”, contenuto in “Musica Mezzanima”, pezzo di tono folk-cantautorale che, tra quelli degli Zoo, più anticipava lo stile dei Mercanti. Il cd termina con “Mercanti di liquore”, da sempre “la sigla del gruppo”, che già da molto tempo chiudeva tutti i concerti. Sembra quasi un inno, una canzone programmata, una specie di manifesto. Fa strano trovarlo inciso in un disco, sembra infatti un brano destinato a essere cantato esclusivamente dal vivo, insieme al pubblico, preferibilmente dopo qualche bicchiere di quello buono (…) Scorrendo i crediti del cd si trova una piccola chicca: Franz Fabiano (manager della band) ha prestato la sua voce per i cori. Di lì a poco Franz avrebbe deciso di lasciare il gruppo per dedicarsi ad altro (…) L’ultima cosa di cui si occupa Franz è la ricerca di una nuova sede per il gruppo, di cui ormai si sente la necessità. Troverà uno spazio nella zona industriale di Arcore, uno dei posti più desolati di tutto il Nord Italia, che i Mercanti condividono con Andy dei Bluvertigo, insediatosi qui per dipingere le sue tele e col quale si instaurerà una marginale ma affettuosa collaborazione. Non si è ancora menzionato il pezzo più forte, quello più intenso sia per la musica che per il testo, quello che viene regolarmente passato a Radio2 nella trasmissione “Caterpillar” e inserito nell’omonima compilation, quello che ancora oggi non manca mai nelle scalette dei concerti e compare nel dvd “Live in Dada”, quello che dà il nome al disco: “Mai paura”. Sul quale non c’è nulla da aggiungere. (da “Buonanotte Lombardia. Storia e musica dei Mercanti di Liquore” di Glenda Sampietro e Michele Tavola (De Ferrari, 2008)