BandAutori 47. In questo numero Pop X col suo sguardo post-moderno, ironico e folle sull'electro. Per "Libri che suonano" i Tasaday si raccontano.
Pop X “Lesbianitj” (Bomba Dischi)
Il 2016 che se ne sta andando verrà probabilmente ricordato come l’anno in cui il cantautorato di matrice indipendente ha definitivamente abbattuto le barriere con il mondo mainstream, grazie al successo di molti musicisti già trattati su queste pagine, a partire da Calcutta per arrivare a Cosmo, che hanno guadagnato l’attenzione dei media generalisti e infilato un sold out dietro l’altro ai concerti, pur non arrivando nelle posizioni più alte delle classifiche di vendita (cosa su cui interrogarsi per capire come funziona la fruizione musicale oggi, ma è un discorso lungo). Pop X (da leggersi “Popper”) è l’ultimo ad iscriversi a questa lista con il suo disco di esordio “Lesbianitj”, che arriva dopo una lunga sequenza di brani circolati solo online e già di buon successo. Davide Panizza, questo il vero nome del musicista trentino, è il più particolare e post-moderno tra i suoi colleghi: le citazioni musicali electro-pop anni Ottanta e Novanta che qui, come negli altri dischi del filone, non mancano, sono infatti al servizio di un discorso sonoro che non è puramente nostalgico o citazionista, ma totalmente folle e sfasato. In “Lesbianitj” ci si trova infatti ad ascoltare brani sfacciatamente pop ma al tempo stesso disturbanti, in bilico tra nonsense e senso, con testi spesso legati a tematiche queer ma non militanti, ironici ma fino a un certo punto. Se proprio si dovessero trovare similitudini per Pop X, lo si potrebbe definire come un Alberto Camerini moderno e gay, meno fiabesco e più carnale se non propriamente volgare, con la stessa genialità melodica. “Lesbianitj” è quindi un disco adatto per chi ha voglia di farsi sorprendere da nuovi punti di vista sul pop, non per chi si accontenta di un primo ascolto e di una prima risata. Anche se chi decreterà il successo o meno di Pop X probabilmente apparterrà alla seconda categoria. Voto: 7.5 (Fabio Pozzi)
ASCOLTI E RI/ASCOLTI. Tra i dischi di ieri e di oggi
Alex Carpani “The Sanctuary” (8), Elektriktus “Electronic Mind Waves” (8.5), Sara Romano “Ciricò” (7), Stormy Six “Al volo” (6), Amerigo Verardi “Hippie Dixit” (8.5) – (Massimo Pirotta)
Diaframma “Siberia Reloaded 2016” (7), Silent Carnival “Drowning at Low Tide (7.5), Timoria “Un Aldo qualunque sul treno magico” (6), Quasiviri “Super Human” (7), Aidoru “Songs Canzoni – Landscapes Paesaggi” (8) – Fabio Pozzi
NOVITA’ E RISTAMPE DISCOGRAFICHE
Andrea Molinari “L’era dell’acquario”, Consiglia Licciardi “Sud”, Daniele Scannapieco “Reverence”, Fabio Petretti Quartet “Petretti Sound”, Fulvio Renzi “Aware Of Truth”, Gaia “New Dawns”, Giuseppe Cucchiara Dado Moroni Stefano Bagnoli “Cookin’ Hot”, Guido Di Leone Trio “A Lonely Flower For You”, Leo Ferrucci “Il volto dell’amore”, Mirko Signorile “Open Your Sky”, Paolo Fresu & Omar Sosa “Alma”, Roberta Sdolfo & Alberto Bonazasia Trio “Spirito del vento”, Roshelle “What U Do To Me”, Samuele Mammano “Euphoria”, Simona De Rosa “Waves” (a cura di Massimo Pirotta)
LIBRI CHE “SUONANO” (un estratto)
a cura di Massimo Pirotta
Tasaday. A inizio anni Ottanta, per qualche strano motivo il comune di Arcore aveva messo a disposizione dei giovani del paese la sala civica. Lì passavano i pomeriggi, ascoltando musica e facendo amicizia tra loro, i futuri componenti dei Tasaday, a quell’epoca già ripartiti in due distinte formazioni: Alessandro Ripamonti, Marco Camorali e Paolo Cantù agivano col nome Orgasmo Negato, mentre Raimondo Maggioni, Roberto Girardi, Stefano Sangalli, Abderezac Ahmed e i fratelli Alessandro e Carlo Ronchi avevano preso il nome di Die Form. Va detto che inizialmente gli Orgasmo Negato nacquero non come gruppo di musica ma di disturbatori: andavano dove suonavano i Die Form e attraverso azioni non convenzionali molestavano il pubblico. Solo successivamente hanno preso in mano gli strumenti dei colleghi, iniziando a produrre brani propri (…) I primi a esordire, con il nastro intitolato “La dimensione umana” sono i Die Form, la cui formazione è completata da Francesco Bugatti, cantante che in onore di James White And The Blacks cambia il proprio nome di battesimo in Franz White. Le quattro canzoni contenute nella cassetta, inizialmente stampata in trecento copie dalla Electric Eye di Claudio Sorge, ben fotografano l’idea di musica dei Die Form: Cabaret Voltaire, ma anche la destrutturazione compositiva del Pop Group (…) I primi lavori a nome Orgasmo Negato, “Verità superflua” e “Implosione”, sono invece vere e proprie maratone astratte, al cui interno trovano spazio le due suite “Desmalusogenia del carbonio” e “Crisi e equilibrio”, ma anche “Fine della produzione”, brano monumentale che raggiunge la mezz’ora di durata. E’ proprio quest’ultimo il risultato massimo di questo periodo, una cavalcata ipnotica che inizia e prosegue per i primi venti minuti come fosse una rotativa lanciata a pieno regime di produzione, poi, una voce calma e serafica avverte l’ascoltatore del guasto che potrebbe avvenire: “Il tipografo Hans in sala stampa”, ripete più volte.
Carlo Ronchi: “Va detto che la persona che più di tutte ha ascoltato la musica dei Tasaday è stata la nonna Ippolita. Abitando nell’appartamento adiacente alla stanzetta non insonorizzata dove provavamo, la nonna, dall’età di 74 anni fino a quella di 90, ha passato i suoi sabati pomeriggio ad ascoltare le frastornanti musiche del gruppo. Non che morì a 90 anni, no, arrivò quasi a 100. Siamo stati noi a traslocare, perché ormai lei col procedere del tempo e della sua sordità aveva aumentato sempre più il volume della televisione, fino a raggiungere un livello per noi insopportabile”.
Sandro Ripamonti: “Ogni tanto si andava alla fiera di Sinigaglia a vendere dischi usati e sul banchetto tenevamo anche alcuni nostri demo. La grafica insolita di quelle cassette ha attirato l’attenzione di Veronesi e company, così si sono avvicinati a chiedere informazioni e in breve tempo abbiamo stretto amicizia. La collaborazione tra noi e l’ADN è nata praticamente subito. Immediatamente ci hanno stampato due cassette. “Il nulla che attira a sé” e “In un silenzio oscuro”, era il 1983, e nel 1984 prodotto un altro album su nastro, “Riflessi sensibili”, e un LP intitolato “Aprirsi nel silenzio” – questi ultimi due sono stati i nostri primi lavori a portare in copertina il nome Tasaday. In pratica avevamo trovato la nostra Rough Trade a pochi chilometri da Monza”. (da “Post-industriale. La scena italiana anni ‘80” di Marcello Ambrosini, Spittle/Goodfellas, 2016)