In uscita il secondo volume con gli aneddoti e le cartoline dell'architetto: ecco l'introduzione di Beppe Colombo. Martedì 13 dicembre 2016 la presentazione dell'editore Novaluna
Per gentile concessione dell'editore Novaluna, l'introduzione a “Monza: ancora tanti saluti. Le cartoline di Alfredo Viganò - II volume”.
Nel capitolo IX dei Promessi Sposi Monza è così definita: “Un borgo antico e nobile, a cui di città non mancava altro che il nome”. Il Manzoni si riferiva alla Monza secentesca, perché quando scriveva il suo romanzo, Monza era stata elevata al “rango di città” da alcuni anni. Ma la dizione “borgo” e gli appellativi “antico e nobile” hanno caratterizzato la nostra città per molto tempo. Quel tempo indefinito che si applica alla vaga espressione “vecchia Monza”.
La moda di ricordare e quindi di pubblicare immagini della vecchia Monza risale agli anni Sessanta del secolo scorso. Ha iniziato Dante Fossati, un appassionato raccoglitore di memorie locali, con l’album intitolato appunto Vecchia Monza, a cui seguirono negli anni Ottanta, Monza. Contrade e strade e Monza popolana e borghese. Dopo do lui, Augusto Merati, dopo aver pubblicato opere di carattere storico-artistico, si è abbandonato ai ricordi del passato con due volumi, editi dal giornale “Il Cittadino” negli anni Novanta, Vecchia Monza mon amour e Parole e visioni della Vecchia Monza.
Nei primi anni del nostro secolo “Il Cittadino” e il Rotary Club Monza Est hanno pubblicato tre volumi fotografici di Passeggiate nel passato, con il testo di Valeriana Maspero. In tutti questi libri tornano le espressioni: borgo, borghigiani, borghesi, perché l’attenzione è volta più alle persone e ai costumi a cui le antiche abitazioni fanno da cornice. Gli aspetti di antichità e nobiltà sono riservati ai monumenti più significativi, il duomo e la Villa Reale, con lo strascico di memorie che vanno da Teodolinda a Umberto I. Poi nel 2015 questa bibliografia localistica si accresce di un’opera di taglio completamente diverso, Cari saluti da Monza, di cui il presente è il secondo volume. I volumi di Alfredo Viganò, pubblicati da Novaluna, sono caratteristici per più aspetti. Anzitutto le immagini sono tratte prevalentemente da cartoline e sono intervallate da riproduzioni di scritti epistolari, che da un lato aprono aspetti di intimità personale e dall’altro allargano la prospettiva a visioni lontane anche oltre oceano. Poi i volumi sono la pubblicazione di una raccolta personale e quindi sono l’offerta a un pubblico di lettori, ma anche di studiosi, di un bene archivistico, forse minore ma certo originale.
Infine va detto che il libro non è tanto teso a far conoscere gli aspetti remoti di Monza quanto a rievocare, sul filo di ricordi personali, vicende, episodi, fatti, che costituiscono i brani di una storia individuale che è anche storia della città. Perché l’autore è stato personaggio pubblico: sindaco di Muggiò, assessore all’urbanistica di Monza. Perché il libro riporta i disegni fatti in gioventù per illustrare la storia di Monza sulle pagine della rivista “La Città di Monza”. E soprattutto perché tutta l’attività politica e culturale di Viganò è mossa dall’amore per la sua città.
L’architetto Alfredo Viganò è un urbanista e conosce i problemi che una città moderna pone soprattutto quando è lo sviluppo di un borgo antico, ma sa anche che la città è fatta di persone con i loro affetti, i loro ricordi, i loro sogni. Tutto questo è detto qui, in modo leggero, un po’ ironico, ma con uno stile che va oltre la competenza professionale e rivela un legame indissolubile con il “tetto natio”.