Il direttore del MAC presenta la sedicesima edizione della rassegna artistica, quella del settantesimo compleanno
Per gentile concessione dell'autore presentiamo l'introduzione al catalogo del Premio Lissone 2016. Nella foto di apertuta Guido Le Noci e Giuseppe Ungaretti all'inaugurazione del XI Premio Lissone, 1959
L’occasione di questo 70mo anniversario ci permette di gettare uno sguardo sul vasto e molteplice versante della Pittura, ma soprattutto ci esorta a non reiterare l’errore commesso dalla storica rassegna lissonese, che nel 1967 non fu in grado di aggiornarsi rispetto all’impostazione meramente burocratica dei premi d’arte. Soltanto Guido Le Noci, in modo pionieristico, aveva compreso che il Premio Lissone doveva assumere la fisionomia di una mostra. Nelle sue intenzioni, il programma del Premio avrebbe messo «in evidenza i fatti vitali dell’arte d’oggi» indicando «via via le forze vive delle nuove generazioni, mantenendo sempre intatto il suo rigore culturale al servizio della verità dell’arte». Nell’arco di un decennio Le Noci si era ripromesso di riqualificare, ampliare e perfezionare la rassegna; edizione dopo edizione, il suo tentativo di rinnovare la struttura organizzativa fu una vera e propria rivoluzione culturale. Nel 1961 egli aveva abolito le partecipazioni nazionali, vaticinando delle aree tematiche che gli permettevano di ovviare alla consueta rassegna di pittura a favore di una grande mostra sulla Pittura. Malauguratamente, quella fu anche l’ultima edizione da lui curata, eredità culturale che non è mai stata compresa appieno, tant’è vero che il Comitato degli organizzatori gli preferì una consuetudine metodologica che ne decretò la disfatta sei anni più tardi. Lungi dal confronto con il suo antecedente storico, il nuovo corso del Premio Lissone ha sistematicamente cercato nuovi criteri e nuove formule espositive. Al pari del XII Premio Lissone, l’edizione di quest’anno si pregia di aver ripristinato le partecipazioni a invito diretto, offrendo così al pubblico una mostra/indagine articolata in cinque distinte sezioni che non vogliono essere classificatorie, bensì compulsive e consuntive della storia del Premio Lissone: Presenze, Proposte, Partecipazioni, Parerga & Paralipomena, Pleiadi, sono sezioni che non a caso iniziano con la lettera “P”, sorta di rafforzativo della parola “Pittura”.
Nelle Presenze vengono prese in considerazione le edizioni succedutesi dal 1952 al 1967, allorquando il Premio venne rilevato dall’Amministrazione pubblica di Lissone e che, grazie all’entusiastico contributo di Le Noci, assunse una notorietà di livello internazionale. La sezione dei “Valori rappresentativi” del 1961 (dedicata ai Maestri che avevano segnato e continuato il tracciato storico-estetico della pittura) si converte qui nelle Presenze allora definite significative, ossia in una ri-convocazione degli artisti che all’epoca concorrevano ai premi in denaro. Gli artisti che a distanza di mezzo secolo tornano a esporre nella cittadina briantea sono coloro che, per sorte avversa, non hanno mai beneficiato dei premi acquisto, e che con nostro rammarico non figurano nelle collezioni permanenti del MAC di Lissone. Tra questi c’è anche chi come Poliakoff (che si era aggiudicato un secondo premio nel 1955) o Luigi Boille (insignito di un Premio per la Giovane Pittura Internazionale nel 1961) sono incorsi in disguidi tecnici che hanno vanificato la riscossione delle somme in denaro, inficiando altresì la cessione delle loro opere nel patrimonio lissonese. La collezione storica del MAC vanta opere e nomi illustri, ma altri – e altrettanto importanti – sono transitati nel nostro territorio senza lasciare traccia. Oggi come allora, è difficile preconizzare chi tra gli artisti passerà alla storia e chi si fermerà invece alla geografia.
Sotto l’egida di Guido Le Noci, il Premio Lissone aveva osteggiato senza mezzi termini la figurazione, si spiega così la presenza isolata di Romagnoni rispetto alla preminenza di idiomi aniconici, che vanno dall’astrazione geometrica di Magnelli a quella polimaterica di Prampolini, dalla Nuova Secessione di Santomaso allo Spazialismo di Crippa, dall’Informale segnico di Noël all’Arte cinetica e programmata di Varisco e Biasi, con al loro fianco Munari, via via fino alle diverse problematiche tecnico-espressive di Geiger, Dewasne, Turcato, Aricò, Gaul, Sugaï, Eielson e Gastini. Particolarmente significativa in questa sezione è la presenza de La riva silenziosa nr. 1 di Davico, un’opera esposta al IX Premio Lissone che riproponiamo dopo sessant’anni.
Luigi Presicce, Visita alla lingua, 2010, stampa su alluminio, 150 x 100 cm
Nelle Proposte troviamo invece alcune occasioni “mancante”, come nel caso di Agnetti, che pur essendo stato sodale di Manzoni, Bonalumi, Castellani e Dadamaino non espose con il loro estemporaneo “Gruppo Milano 61” in occasione del XII Premio Lissone. Diversamente, nel 1965 Calvesi caldeggiò la partecipazione di Ceroli, che non era stato da lui segnalato in precedenza «perché credevo facesse solo sculture (ma fa invece anche tavole colorate a parete, molto belle)», la tardiva richiesta non venne però accolta e Ceroli non fu mai annoverato tra le fila dei partecipanti. Nello stesso anno Icaro espose alla rassegna dei 10 nuovi scultori italiani curata da Caramel, manifestazione collaterale che due anni dopo sarà annoverata nel palinsesto espositivo del Premio Lissone, ma tra gli invitati si ometterà la riconferma dell’artista. Per quale ragione voler affiancare degli scultori ai pittori? Domanda lecita, se non fosse che la scultura antica veniva sempre dipinta. Persino Giacometti non esitava a dire che «la grande scultura è dipinta e che il volume non è sufficiente; che il colore è indispensabile allo scultore perché l’insieme della sua opera sia in grado di restituire la meraviglia che egli prova di fronte alla realtà». All’interno di questo sapido scambio interdisciplinare possiamo quindi annoverare le ceramiche di Bertozzi & Casoni, la cartapesta di Perino & Vele, i gessi di Popp, così come le opere di Brambilla, Grechi, Nasuti-Wood e Oberti.
Tra gli aspetti più salienti di questo PL16 c'è sicuramente l'assunto secondo cui la Pittura non la si fa solo con la pittura, ragion per cui anche le fotografie di Tagliaferro, Kehrer e Presicce entrano di diritto in un discorso pittoricistico. Malraux diceva che il solo linguaggio della pittura è la pittura; noi non cerchiamo di dire cosa sia la Pittura, ci proponiamo semmai di argomentare e mostrare cos’altro possa essere, al di fuori delle convenzioni o degli stereotipi. La plurisecolare storia dell’Ars picta non si è lasciata addomesticare dagli stili o dai generi, ha continuato a reinventarsi, uscendo dal serraglio dei telai e mettendosi a nudo dalle cornici. In quest’ottica si vedano le opere di Griffa e Mondino, passando attraverso i materiali extrapittorici di Pan e Zappettini, senza però rinunciare al doppio cardine “figurazione-astrazione”, con il monolite di Manai e l’iperdecorazione di Cannavacciuolo che fanno da contraltare alle compenetrazioni di Minoli e alle sfere ipnagogiche di Tirelli, creando un cortocircuito tra le une e le altre.
Marco Tirelli, Senza titolo, 1997, acrilico su tela, 200 x 150 cm
Mentre le Proposte costituiscono un piccolo compendio di ciò che è accaduto negli anni che decorrono dall’ultima edizione dello storico Premio Lissone fino alla sua ripresa nei primi anni Zero, nella sezione Partecipazioni sono stati selezionati otto artisti, uno per ogni edizione dell’attuale Premio Lissone che dal 2002 al 2005 ha ripreso la sua programmazione a cadenza annuale, diventando biennale a partire dal 2007 (l’edizione del 2009 verrà però posticipata all’anno dopo, facendo slittare la decorrenza negli anni pari). E poiché l’edizione del PL14 aveva introdotto la “pittura espansa”, anche in questa occasione continuiamo ad approfondire il complesso dibattito sull’identità della Pittura, che solo per convenzione è riconducibile al [formato] quadr[at]o da appendere al muro. Sono due le incognite che caratterizzano la rassegna di quest’anno: Quand’è che un dipinto smette di essere un quadro? E quand’è che la Pittura non si può più definire tale? È ciò che i fruitori dovrebbero chiedersi osservando la sezione che all’epoca era stata definita “Informativo-sperimentale” e qui rinominata Parerga & Paralipomena; ne fanno parte quegli artisti che assumono la Pittura come metafora, idea e definizione di sé stessa. Molti di loro mettono in crisi i quadri da cavalletto e da parete, portando alla nostra attenzione derivazioni e diversificazioni, differenze e diffidenze del linguaggio pittorico. E sono proprio loro a permetterci di tenere allenati il gusto e il giudizio, così come accadeva nel secondo dopoguerra. Ancora una volta è necessario Pensare la Pittura al Presente, senza preconcetti.
Nel catalogo del XII Premio Lissone, Argan aveva scritto che «non si vuole laureare gli anziani né promuovere i giovani: lo scopo dichiarato del Premio è di mettere a confronto le tendenze che rappresentano un contributo oggettivo alla problematica della pittura attuale». Problematiche che oscillano tra la réflexion critique e concettuale di Gamba, Gaspare e Vanni, la legittima “ambiguità disciplinare” di Fato, Haxihaj, Laureyns, Martini, Saglia, Sophie Ko, e la rifondazione dell’immaginario pittorico da parte di Ba, Boisi, De Prezzo, Donache, Hipp e Michlig. L’impellenza di riconsiderare la pittura come “piattaforma del pensiero” ci obbliga inoltre a meditare su uno spazio mentale-visivo che è al contempo estetica ed etica del pennello. Ciò che rende affascinante la Pittura è la sua caparbia, incrollabile fiducia nei propri strumenti, ma sia messo a verbale dalla Giuria che è la Pittura a fare dell’artista il suo mezzo, non viceversa.
Tiziano Martini, Untitled, 2016, acrilico, processo monotipo, polvere
e depositi dallo studio su primer su tela di cotone, cornice d'artista, 162 x 122 cm
Infine, come suggerisce il nome stesso dell’ultima sezione, quella delle Pleiadi (che i celti associavano al lutto), desideriamo “navigare” il firmamento artistico riproponendo gli “Omaggi” che un tempo erano stati dedicati a Sironi, Soldati e Licini; già nella scorsa edizione era stata ripristinata una Sala d’Onore, quest’anno riservata a quattro artisti: Dadamaino, Devecchi, Fruhtrunk e Scaccabarozzi. I primi due avevano esposto a Lissone nel 1961, gli altri – pur essendo tangenti per anni e ricerche formali – non hanno mai aderito alla rassegna, motivo per cui desideriamo fare ammenda con i torti comminati dai nostri predecessori. Ad essi si aggiunge anche un omaggio a Le Noci, al quale la Città di Lissone deve tanto, tutto, troppo. Grazie alla disponibilità della moglie Eugenia e della figlia Marina sarà possibile sfogliare alcuni documenti inediti che negli ultimi mesi sono stati oggetto di studio e che ora possono essere finalmente divulgati al grande pubblico. Ed è sempre a Le Noci che dobbiamo la paternità di questo PL16, edizione che in una formula rivisitata intende [d]enunciare la volontà e la necessità di rinnovarsi, assecondando la camaleontica e multiforme r/esistenza della Pittura.
Premesso che “tradizione” e “tradimento” condividono la stessa radice etimologica, è evidente che l'intera storia della Pittura si è evoluta assecondando questo atteggiamento bipolare. Allo stesso modo il PL16 mette in atto un'infedeltà rispetto a un passato importante e pressante, ne tradisce infatti la convenzionale struttura organizzativa per “tradurla” (nel senso di rivelarla e rivoluzionarla) a immagine dei nostri tempi. Fatto tesoro delle esperienze pregresse, il Premio Lissone per la Pittura deve perseguire l’ecceità: il principio per cui ogni cosa si distingue dalle altre, persino da se stessa. L’auspicio è quindi quello di un Premio in costante evoluzione, e ciò è nuovamente possibile a partire da questa edizione.
Vincenzo Agnetti, Pittore dell'Ottocento, 1973-1974, olio e acrilico su legno, plexiglass, 70 x 98 cm
PREMIO LISSONE 2016
A CURA DI ALBERTO ZANCHETTA
Lissone (MB), MAC
3 dicembre 2016 - 12 febbraio 2017
Indirizzo: Viale Padania, 6 20851 Lissone (MB) (di fronte alla FF.SS.)
Contatti: E-mail:museo@comune.lissone.mb.it
Tel. 039 2145174 - 039 7397368 - Fax 039 461523
Orario
Lunedì e Martedì CHIUSO
Mercoledì e Venerdì 10.00-13.00
Giovedì 16.00 -23.00
Sabato e Domenica 10.00-12.00 / 15.00-19.00
I vincitori del 2016
Gran Premio per la Pittura: SOPHIE KO
L’opera di Shopie Ko è fatta di pigmenti e cenere d’immagini; in essa coesistono l’annichilimento e la riviviscenza. Lo spet-tatore si trova quindi al cospetto di una opera “trasfigurativa”, rinuncia cioè al suo aneddoto figurale per mostrarci l’essenza stessa della pittura: una pura pittura!
Menzione d’Onore: EUGENIA VANNI
La sfida di Eugenia Vanni era dipingere su un supporto di tela di cotone la rap-presentazione di una tela di lino grezzo. I margini del quadro sono stati intenzio-nalmente lasciati liberi dalla pittura così come dall'imprimitura per mettere in evi-denza la tela grezza di cotone. Ricorrendo al metalinguaggio, Vanni porta a compi-mento il desiderio di tutti i pittori: “ri-trarre” la pittura.
Premio della Critica: NICOLA SAMORÌ
Quando si guarda un ritratto di cieco, gli occhi corrono sempre agli occhi; ma non in questo d’aprés di Luca Giordano, ove i nostri occhi incontrano l'unico altro sguardo possibile (quello pietrificato) al vertice delle dita. Nella Radice del nero l’artista ci dimostra che non è la luce ad accumularsi, bensì è la carne a ritrarsi.
Premio alla Carriera: ALBERTO BIASI
Alberto Biasi afferma di aver vissuto due vite: una come membro del Gruppo Enne, l’altra da artista “in solitaria”. Non per caso la vita del Gruppo Enne deve i suoi esordi al XII Premio Lissone, allorquando i cinque ricercatori patavini vennero in-vitati a esporre nell’edizione del 1961.
Conclusasi l’esperienza del Gruppo, Biasi ha continuato a conciliare il suo atteg-giamento ludico con quello scientifico e più sperimentale. Unendo l’estetica alla percettologia è riuscito a interagire sia con la luce naturale sia con lo sguardo dello spettatore