20161024 kennedy

Un lungo saggio ripercorre la tormentata vicenda della Commissione Warren, che fu chiamata a indagare sull’omicidio di John Fitgerald Kennedy.

 

Cospiratori di tutto il mondo, unitevi! Questa è l’epigrafe che dovrebbe comparire sulla tomba di John F. Kennedy ad Arlington, e non la fiamma eterna scelta da Jackie.

Certo, gli omicidi di uomini influenti generano sempre interesse e spiegazioni alternative. Tanto per rimanere alla sola Italia, si potrebbero per esempio ricordare gli omicidi di Matteotti, Mussolini e Moro. Ma basterebbe allargare un po’ il campo “dietrologico” per accorgersi di quanto interesse e dubbi suscitino ancora oggi gli attentati a Togliatti e a Giovanni Paolo II, la caduta di Craxi, la scomparsa di Ettore Majorana, l’incidente aereo in cui perse la vita Enrico Mattei e perfino l’incidente stradale in cui rimase coinvolto Berlinguer. E anche per l’estero non c’è male: Palme, Rabin, Lincoln, Bin Laden, Allende, tanto per rimanere ai casi più noti.

Dobbiamo però riconoscere che l’omicidio del presidente Kennedy vanta tre primati assoluti rispetto a tutti gli altri: è l’omicidio più famoso di tutti i tempi; è quello per cui è stata condotta l’indagine più costosa di tutti i tempi, ed è quello su cui sono state formulate il maggior numero di spiegazioni alternative.

Nel caso di Kennedy, le “spiegazioni alternative“ cominciarono addirittura a fiorire pochi giorno dopo l’attentato, soprattutto per via del fatto che Lee Harvey Oswald – il presunto assassino del presidente, che venne arrestato poco dopo il fatto (e subito dopo aver ucciso un poliziotto) – venne a sua volta ucciso due giorni dopo all’interno di una stazione di Polizia da parte di Jack Ruby, proprietario di un night club.

I teorici della cospirazione hanno via via indicato come responsabili dell’omicidio di Kennedy la mafia, il KGB, i castristi, gli anticastristi, la CIA, l’FBI e i Templari.

I teorici della cospirazione hanno via via indicato come responsabili dell’omicidio di Kennedy la mafia, il KGB, i castristi, gli anticastristi, la CIA, l’FBI e i Templari. E mi limito alle spiegazioni più citate. Lee Harvey Oswald è stato invece via via additato come un pazzo, un pazzo geniale, un doppiogiochista, un triplogiochista, un quadruplogiochista, uno che è stato incastrato, un agente della mafia, del KGB, degli anticastristi e via dicendo.

La tesi a cui giunsero gli investigatori all’epoca, e cioè che il responsabile dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti fosse stato il solo Lee Harvey Oswald – un ex marine che era emigrato in Unione Sovietica, che poi era tornato indietro e a cui riuscì uno di quei colpi che “riesce una volta su un milione” (come disse un investigatore dell’epoca) – gode invece di scarso credito.

Al di là delle considerazioni che sarebbe possibile fare sul caso specifico, è interessante soprattutto osservare quale sia la caratteristica più importante delle teorie della cospirazione, che compare in questo caso come in tutti gli altri casi, e cioè che esse non possano essere criticate in modo razionale poiché chi è convinto, in buona o cattiva fede, dell’esistenza di una cospirazione avrà modo di leggere i dati che gli sottoporrete in modo sempre diverso dal vostro. Mi spiego meglio.

Se si fa notare a un teorico della cospirazione che Oswald cominciò a lavorare al deposito di libri (dalla cui finestra partirono i tre colpi indirizzati al corteo presidenziale) mesi prima che venisse fissata la visita di Kennedy a Dallas, ebbene il teorico della cospirazione porrà tali fatti a base e conferma della teoria secondo cui Oswald sia stato utilizzato come capro espiatorio per un omicidio commesso da altri. Oppure farà notare che chi ha organizzato il corteo presidenziale abbia probabilmente scelto apposta quel tragitto per... Oppure vi farà notare che non è provato che i colpi siano partiti proprio dal deposito di libri.

Se al teorico della cospirazione viene fatto notare che il fucile che ha ucciso Kennedy era di proprietà di Oswald tanto che esiste una foto che lo immortalava mentre lo brandiva (e con ciò rendendo altamente probabile il fatto che sia stato proprio lui a sparare), ebbene il teorico della cospirazione farà notare quanto sia improbabile che l’omicida di un presidente si faccia fotografare con l’arma con cui compirà il delitto. Oppure vi farà notare come quella celebre foto possa essere nient’altro che un goffo tentativo di incastrare Oswald.

Se al teorico della cospirazione viene fatto notare che negli anni precedenti al delitto Oswald ebbe evidenti comportamenti psicopatico-narcisistici, ebbene il teorico della cospirazione porrà proprio essi alla base della scelta di reclutarlo da parte di... e così via.

Sono certo che molti di voi, avendo letto queste tre osservazioni anticomplottiste (che furono formulate, assieme a molte altre, da parte della Commissione Warren), avranno invece considerato come più probabili le tesi alternative, che sono senza dubbio più attrattive. Non siete soli: un recente sondaggio ha mostrato che la maggior parte degli americani crede che dietro all’omicidio Kennedy ci sia stato un complotto.

Dobbiamo soffermarci ancora su questo punto. Perché siamo attratti dalle spiegazioni alternative?

Le persone vogliono sentire una storia, vogliono suspense, vogliono la cospirazione.

Certo: le persone vogliono sentire una storia, vogliono suspense, vogliono la cospirazione. Ma soprattutto, anche se inconsapevolmente, le persone vogliono essere rassicurate che gli eventi accadano sempre e comunque a seguito di progetti – magari oscuri – e mai per caso.

La persone non vogliono dunque sentirsi dire che un uomo solo con il proprio fucile (se aiutato da circostanze favorevoli) possa cambiare il corso degli eventi, e cioè che la Storia proceda di fatto a caso.

Il nodo delle teorie della cospirazione è tutto qui. Il ruolo del caso e dell’imponderabile nel corso degli eventi storici è molto grande, anche se è molto sottovalutato e anche se lo scienziato Edward Northon Lorenz diede una veste matematica a tale concetto decenni fa. Un treno per esempio che viene preso o perso comporta piccole conseguenze nel corso della giornata a una persona. Tali piccole conseguenze centrano però in contatto a loro volta con le vite di altre persone, modificandone il futuro. Nel corso dei mesi, degli anni e delle vite tale treno non preso avrà comportato conseguenze grandissime e diverse rispetto a quelle che si sarebbero verificate se invece il treno fosse stato preso.

Le teorie cospirative soccorrono quindi il nostro bisogno psicologico di stabilità e di certezza che esige che gli eventi storici siano frutto di decisioni e non di una miriade di fatterelli insignificanti che sono accidentalmente entrati in collisione gli uni con gli altri.

Passiamo dunque al saggio che vi consiglio di leggere questo mese. L’autore è Philip Shenon, un giornalista affermato che in passato ha pubblicato libri (seri) sull’11 settembre. Il titolo del libro nella versione italiana recita così: Anatomia di un assassinio: storia segreta dell’omicidio Kennedy. Si tratta di un titolo un po’ fuorviante – un gancio pubblicitario e diverso dal titolo (anch’esso non soddisfacente) dell’edizione americana che era A Cruel and Shocking Act – perché il ponderoso volume (oltre seicento pagine) si occupa di tutt’altro, e cioè della storia della Commissione Warren, che indagò per conto del Governo degli Stati Uniti sull’omicidio di Kennedy giungendo alla conclusione che (a) l’assassino fu il solo Lee Harvey Oswald, che (b) non ci fosse nessuna congiura dietro tale azione e che (c) l’omicidio fu possibile solo per una serie incredibile di coincidenze e per una valanga di sciatterie, soprattutto da parte della Polizia di Dallas, dei Servizi Segreti addetti alla tutela del Presidente e dell’FBI.

Il testo mostra come i membri della Commissione, avvocati e politici di chiara fama, pur tra mille differenze di opinione fossero riusciti via via a mettere in luce svariati fatterelli grandi e piccoli, lontani e vicini, che entrarono in contatto gli uni con gli altri e che portarono all’assassinio di Kennedy.

Un posto importante nel saggio di Shenon lo occupa ovviamente il giudice Warren. Earl Warren era stato chiamato dal presidente Johnson a presiedere la Commissione incaricata di indagare sull’omicidio Kennedy, ma in quel momento era anche e soprattutto il presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti. Da quell’altissimo scranno, pochi anni prima dell’omicidio Kennedy, aveva pronunciato una sentenza storica che sanciva di fatto la fine della segregazione razziale nelle scuole degli Stati del Sud. Amico personale della famiglia Kennedy, a lui si debbono alcune scelte che hanno contribuito ad alimentare per decenni le tesi complottiste.

Per esempio, per non fare un dispiacere ai familiari del defunto, Warren non fece testimoniare Jackie Kennedy e Robert Kennedy. Jackie Kennedy però era a fianco del marito al momento dell’attentato e avrebbe potuto dare una testimonianza importante perché se quasi tutti i testimoni hanno detto di aver sentito tre spari, non tutti sono concordi nell’indicare la loro provenienza.

Anche la testimonianza del fratello Robert (che inviò alla Commissione una lettera insignificante, ma che Warren non chiamò a deporre) sarebbe stata utile poiché, se in pubblico il senatore Kennedy difese sempre le conclusioni della Commissione, in privato – e ci sono varie testimonianza in merito – era di altro avviso.

Warren impedì inoltre che i membri della Commissione prendessero visione anche delle lastre del cranio di Kennedy e delle foto della sua autopsia, sempre per una forma di rispetto nei confronti della famiglia Kennedy: prove documentali che però avrebbero confermato (o smentito) con quasi assoluta certezza la tesi degli spari provenienti da dietro.

Warren impose infine che le conclusioni della Commissione fossero votate all’unanimità. Una unanimità che però nella Commissione non esisteva su quasi nessun punto. Di fatto Warren – probabilmente in questo recependo le indicazioni dell’amministrazione Johnson che spingeva per una chiusura rapida delle indagini che non coinvolgessero in nessun modo né Cuba né l’Unione Sovietica, e questo per non turbare i fragili equilibri della Guerra Fredda – orientò fin dall’inizio i lavori della Commissione per farla giungere alla conclusione che l’omicidio fu l’opera di un uomo solo, Oswald appunto.

Abbiamo detto che sull’omicidio Kennedy si è scritto moltissimo. Questo però è il primo lavoro scientifico dedicato a chi indagò su quell’omicidio. Qual è il giudizio che l’autore dà delle conclusioni a cui è giunta la Commissione? Shenon, pur riconoscendo che i lavori non siano stati condotti sempre nel migliore dei modi e che siano stati trascurati molti indizi, tuttavia sposa le conclusioni della Commissione Warren: l’esecutore materiale dell’omicidio di Kennedy fu lo psicopatico Lee Harvey Oswald, ed è da escludere che la sua azione fosse stata organizzata da altri.

Sul fatto invece che Oswald sia stato in qualche modo istigato a uccidere Kennedy, Philip Shenon è possibilista, anche se molto cauto. Si tratta di un punto molto discusso e particolarmente temuto dall’amministrazione Johnson, che si diceva sicura dell’estraneità al fatto dei vertici politici di Cuba e dell’Unione Sovietica, ma che non aveva la stessa fiducia negli apparati di questi due paesi, dove potevano nascondersi piccole fazioni interessate a innescare una crisi internazionale.

9788804648468 anatomia di un assassinio copertina piatta foShenon cosa ne pensa? Che Oswald sia stato a Città del Messico pochi mesi prima di uccidere Kennedy è cosa accertata. Che sia stato nell’ambasciata cubana e in quella sovietica pure. Alcune prove lascerebbero anche supporre che incontrò almeno un agente del servizio segreto cubano. L’autore ha buon gioco nel mostrare con quanta negligenza vennero trattate tali prove da Warren.

Tutto il resto però sono illazioni.

Philip Shenon, Anatomia di un assassinio: storia segreta dell’omicidio Kennedy, Mondadori, 2013, 664 pp, 14,00 euro

 

 

 

Gli autori di Vorrei
Juri Casati
Juri Casati

Classe 1975, lavora in un'Agenzia per il Lavoro. Laureato in Filosofia, è autore di numerosi racconti di genere horror, gotico, fantastico e fantascientifico. Coltiva interessi in ambito storico e di filosofia della scienza

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.