All'Arengario di Monza dall'8 ottobre all'8 gennaio 2017 una bella monografica della fotografa scoperta postuma
Incominciamo dicendo che la mostra dedicata a Vivian Maier all’Arengario di Monza è molto bella, più di cento foto e alcuni filmati super8 di un’autrice (nata il 1° febbraio del 1926 e vissuta fino al 21 aprile 2009) divenuta molto nota solo in questi anni recenti, dopo la sua scomparsa e in quel modo incredibile che il docufilm Alla ricerca di Vivian Maier ha raccontato nel 2013. Per tutta la vita colei che adesso consideriamo una fotografa ha fatto la tata, accudiva bambini non suoi e nel frattempo girava l’America scattando con una Rolleiflex, inquadrando per strada persone comuni, situazioni anche banali ma con un gusto meraviglioso e incredibile – ancora questo aggettivo – se consideriamo che si tratta di un’autodidatta. Un’autodidatta così brava che qualche dubbio sulla sua formazione però rimane.
Le sue foto ma soprattutto i suoi rullini furono scoperti in modo del tutto casuale, dentro le sue valigie comprate a scatola chiusa, e in una quantità impressionante: si parla di circa centomila scatti. In pellicola. Di una non professionista. Ci siamo capiti?
La curatrice Anne Morin ha raccontato che buona parte delle foto raccolte in “Nelle sue mani” non sono mai state stampate prima, si tratta quindi di assoluti inediti, il che fuga ogni perplessità riguardo al fatto che un’altra mostra della Maier si sia tenuta solo pochi mesi fa alla Fondazione Forma di via Meravigli a Milano.
Perché troviamo la mostra così bella? Perché, facile a dirsi, le foto sono molto piacevoli, ma anche perché sono assai varie. C’è un bell’alternarsi di tono che tiene alta l’attenzione del visitatore: si passa dalla malinconia di un paio di occhioni bambini al sorriso strappato da una coppia assai buffa, da un Kirk Douglas ben lontano dal centenario festeggiato in questi giorni a uno sconosciuto dal volto deturpato dalle fiamme; dagli autoritratti riflessi in specchi e vetrine fino agli scatti a colori realizzati dagli anni Settanta in poi.
È uno sguardo tipicamente americano, lo stesso che troviamo in tanto cinema non hollywoodiano, capace di fissare la vita degli abitanti delle grandi città statunitensi senza indulgere nel giudizio o nell'enfasi. Le foto della Maier non accentuano la volgarità o la drammaticità, la povertà o il glamour. Sono disincantate, ma fortunatamente non ciniche.
Fabio Sanvito di Vidi e Anne Morin, curatrice della mostra
Vidi, la società che ha prodotto la mostra, riesce insomma a portare a Monza un’altra esposizione fotografica di livello, dopo quella di Doisneau. Il nostro auspicio per il futuro è di vedere anche qualcuno dei grandi autori italiani della seconda metà dello scorso secolo, magari di quelli che hanno così bene testimoniato (e ancora lo fanno) la società e il mondo del lavoro come Uliano Lucas o Carla Cerati, giusto per fare dei nomi. Chissà se il nostro desiderio sarà esaudito.
Vivian Maier. Nelle sue mani
Arengario di Monza
Piazza Roma – 20090 Monza
8 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017
A cura di Anne Morin
Promossa dal Comune di Monza
Prodotta e organizzata da ViDi
In collaborazione con diChroma photography, Howard Greenberg Gallery, New York, John Maloof Collection
Consulenza scientifica Piero Pozzi
Orari
Lunedì chiuso
Da martedì a venerdì: 10.00-13.00 / 14.00-19.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00-20.00
Biglietti
Intero: 9,00 euro
Ridotto: 7,00 euro
Audioguide incluse nel prezzo
Scuole: 5,00 euro
Informazioni: www.arengariomonzafoto.com Tel. + 39 039 329541 - Tel. +39 02 36638600