Il Museo della fotografia contemporanea di Cinisello verso una seconda vita, ma le mostre si spostano alla Triennale di Milano
Il nord Milano perde uno dei suoi musei più importanti, il MuFoCo? Il museo nazionale di fotografia contemporanea che ha sede a Cinisello Balsamo si prepara a traslocare alla Triennale di Milano. Da quattro anni versava nell’incertezza, la chiusura sembrava dietro l’angolo. La Provincia di Milano, infatti, da tempo aveva tagliato i fondi e il museo si è trovato con le mani legate, tanto che è rimasto chiuso da gennaio a maggio. Ora ha riaperto con una mostra sui 70 anni della Repubblica con gli scatti di uno dei più famosi fotografi italiani: Federico Patellani. La mostra resterà aperta fino al 15 gennaio ed è ad ingresso libero (quelle alla Triennale saranno a pagamento ndr). Sarà l’ultima mostra ad essere ospitata nella sede cinisellese. A luglio, infatti, è stato firmato un accordo tra il Comune di Cinisello, la Città Metropolitana, il Ministero dei Beni Culturali, Regione Lombardia e la Triennale di Milano. L’accordo prevede che le mostre e le conferenze saranno trasferite e ospitate nei locali della Triennale, mentre a Cinisello resterà l’archivio di oltre 2 milioni di fotografie e i laboratori per le scuole e gli appassionati.
Una conclusione che lascia l’amaro in bocca. Il MuFoCo di fatto passerà da un museo ad un magazzino, un archivio di lusso nella periferia milanese. Da tempo si cerca di capire le ragioni che hanno portato il museo a questo epilogo.
L’idea di avere un pezzo di cultura nazionale a Cinisello, una città alle porte di Milano, è stata dell’allora sindaco Daniela Gasparini, oggi senatrice, è lei che ha convinto la Provincia ad investire nel progetto, a portare il tram a Cinisello per collegarlo al meglio con Milano, a far intervenire il ministro Dario Franceschini nel dialogo con la Triennale e a trovare nella storica e prestigiosa villa Ghirlanda la sede per il museo.
Una sede, questa, che ha fatto discutere e che oggi è stata ufficialmente riconosciuta come non adatta: offre una superficie espositiva di soli 400 metri quadrati.
Gabriella Guerci, direttore generale del MuFoCo ha fatto un’analisi lucida della parabola del museo: “Fisicamente non è adatto ad ospitare delle mostre, inoltre non era facilmente raggiungibile e in genere ci si sposta anche per centinaia di chilometri per vedere una mostra che ne valga la pena. Lo spazio della Triennale era necessario come l’aria, non solo per ragioni espositive o perché Milano è sempre Milano, ma soprattutto perché sarà più facile trovare degli sponsor per fare delle mostre con nomi importanti. Nella sede cinisellese pensiamo di organizzare una permanente o delle mostre annuali. Inoltre, proseguiranno il lavoro di digitalizzazione dell'archivio e i laboratori per le scuole e gli appassionati, che saranno incrementati. Altra novità riguarda la biblioteca: dal mese di ottobre sarà aperta il sabato pomeriggio dalle 15 alle 19. Ora spero e credo che potremo anche instaurare una serie di circoli virtuosi con il Comune e le realtà cittadine e fare progetti per e con il territorio”.
Chi ha creduto nel museo non si arrende: “È un primo passo strategico per dare al MuFoCo il ruolo nazionale che gli spetta - ha detto la senatrice Daniela Gasparini - Proprio perché lo considero un primo passo spero che a Cinisello si possa investire e riprendere il disegno originario di ampliarlo, utilizzando le sale del primo piano di Villa Ghirlanda”.
Anche il giovane assessore alla Cultura di Cinisello Andrea Catania non vuole gettare la spugna: “Ci sono ora le condizioni per ragionare in maniera strategica rispetto a una maggiore sinergia tra il MuFoCo e gli altri luoghi della cultura cinisellesi e del Nord Milano come il Distretto Bicocca, incentrato sui temi della cultura, ricerca e innovazione."
Ma oltre la scelta poco idonea della sede cos’altro è andato storto? I numeri purtroppo non hanno deposto a favore del museo per lo stanziamento dei fondi, forse perché la Provincia ad un certo punto aveva smesso di crederci. Nel 2015 gli utenti totali, tra visitatori, corsisti e classi scolastiche sono stati 7.246, una media di 20 al giorno. Troppo pochi per giustificare l’apertura di un museo nonostante la qualità della mostre che, proprio per il taglio dei fondi non hanno potuto contare su nomi di richiamo.
Ma perché ad un certo punto il museo è stato abbandonato al suo destino e non è stato rilanciato? Abbiamo provato a bussare alla porta del direttore scientifico per capire se ci fossero state scelte discutibili nella linea culturale, nella comunicazione e nell’audience development. Roberta Valtorta ha preferito per ora non rispondere: “Quando la nuova fondazione sarà nata e i vari ruoli saranno definiti potremo ben separare la prima vita del museo dalla sua seconda vita”.
Intanto il 5 ottobre alla Triennale apre "L'altro sguardo delle donne. Fotografe italiane 1965-2015", 170 foto provenienti dalla collezione della fotografa Donata Pizzi.