BandAutori 38. In questo numero il ritorno dei Dirotta Su Cuba e l'esordio solista di Carlo Martinelli dei Luminal. Per "Libri che suonano" il rapporto tra partiti di destra e musica.
Dirotta Su Cuba “Studio Sessions vol. 1” (Warner)
Una formazione attiva dagli Anni 90 e che dopo tentennamenti e cambi di organico, ritorna sulle scene. Un disco tra l’antologico e l’inedito. Cinghia di trasmissione, questione prospettica, archivi, nuovi stimoli, altre emozioni. La band ha sempre puntato sull’arte dell’intrattenimento, momenti clou come il singolo “Gelosia” che fu “heavy rotation” su tutti i maggiori network radiofonici e un’apparizione al Festival di Sanremo e relativo aumento della visibilità e conseguente “musica per le masse”. Una manciata di album fra il 1994 e il 2005 tutti intrisi in “piacevoli riutilizzi” (funky, soul, pop, acid-jazz) e pure qualche stasi creativa, pause di riflessione, arrivi e abbandoni. Ora c’è il bisogno di riprendersi quello che è stato e quello che potrebbe essere. Il nucleo centrale è presente: Simona Bencini (voce e cori), Stefano De Donato (basso, chitarra, tastiere, programmazioni), Rossano Gentili (piano, fender rhodes). A dimostrazione che la loro “Cuba, je t’aim” non è mai svanito. Quindici brani: nove rivisitazioni, sei inediti. Chiamata per Mario Biondi, Fabrizio Bosso, Neri Per Caso, Gegè Telesforo e altri. Emergono approcci “slappa and bass” (Chic Vs. Daft Punk), fruibilità e canzoni “come da copione”. Ci sono il collaudo sonoro-estetico, l’accendersi e lo spegnersi di luci come in un favoleggiare pop. C’è l’usato sicuro e garantito. Non ci sono nuove esplorazioni. Decori e contorni ma non l’architettare di nuovi e avveniristici ponti. E così ci si trova davanti ad un futuro ancora tutto da decifrare. Tra i brani: “ “Sei tutto quello che non ho” che diventa polaroid hip-hop grazie a Max Mbassadò, “Immaginarmi senza te” nuovo singolo cinefilo, “Parole” e “Ragionamento o sentimento” sono passioni e consultazioni ’70 mentre lo strumentale “Dancing Machine” è un allenamento ginnico tra gli sguardi dei fan, che certamente non mancano. Voto: 6 (Massimo Pirotta)
Carlo Martinelli “Caratteri Mobili” (Area51 Records)
Carlo Martinelli ha infuocato i palchi di tutta Italia in questi anni con i Luminal, gruppo in cui suona il basso e si divide gli oneri di cantante con Alessandra Perna. “Caratteri mobili” è la sua prima prova solista ufficiale, un EP di cinque brani che segue una demo estemporanea dello scorso anno, ed è, come spesso accade in casi simili, piuttosto diverso dai lavori fatti negli ultimi 10 anni con la band madre. Dove infatti nei dischi dei Luminal dominano elettricità e spirito punk, in “Caratteri mobili” fanno capolino riferimenti ed attitudini diversi, seppur certamente non antitetici, più legati al cantautorato classico italiano degli anni ’70. In particolare, nella scrittura dei testi, i due poli entro cui Martinelli sembra muoversi sono il lirismo di Battisti-Mogol e l’ironia/autoironia con una punta di nero di Rino Gaetano. Quest’ultima caratteristica è il legame maggiore con quanto fatto con i Luminal, il cordone ombelicale che collega i brani di “Caratteri mobili” alle esperienze portate avanti con “Amatoriale Italia” e “Acqua azzurra, Totò Riina”. Anche dal punto di vista prettamente sonoro i punti di riferimento guardano indietro al Battisti più libero mescolato ad esperienze più di frontiera di quegli anni, a dare un suono corposo ma non eccessivamente incombente, prova ne sia in particolare “Nella bocca del leone”, con i suoi cambi di tempo e di atmosfera, così come l’uso dei fiati in “Andiamocene a Taiwan”. Si può dunque parlare di una prima prova riuscita per Martinelli, che può ritagliarsi un ruolo importante nel mondo cantautorale di oggi, con cui condivide alcune influenze che riesce però a proporre in maniera più interessante della media. Voto: 7.5 (Fabio Pozzi)
TOP 5. I dischi, di ieri e di oggi, più ascoltati negli ultimi giorni
In ordine alfabetico: Bugo “Sentimento Westernato”, Piero Ciampi “Piero litaliano”, Fabrizio Consoli “10”, Valentina Gravili “Alle ragazze nulla accade a caso”, Mauro Pelosi “Al mercato degli uomini piccoli” (Massimo Pirotta)
Lucio Battisti “Anima latina”, Veronica & The Red Wine Serenaders “The Mexican Dress”, Neffa “Neffa & i messaggeri della dopa”, Ted Bee “Centodieci e lode”, Luminal “Amatoriale Italia” (Fabio Pozzi)
VINILE. Novità, ristampe, prossime pubblicazioni a 33 giri
Alessandro Alessandroni “Di tresette ce n’è uno, tutti gli altri…”, Amedeo Tommasi “Zodiac”, Brugnolini & Torossi “Musica per commenti sonori”, Calibro 35 “Calibro 35 Live From S.P.A.C.E.”, Francesco Di Bella “Nuova Gianturco”, Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza “Gruppo di Improvvisazione di Nuova Consonanza”, Luciano Michelini “Anna, quel particolare piacere”, Lucio Battisti “Amore non amore”, Paolo Conte “Amazing Grace”, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti “Musica nuda”, Piero Umiliani “Suspence”, Riz Ortolani “Nella morsa del ragno” (m.p.)
Libri che “suonano” (un estratto)
“(…) nelle nuove scelte i dirigenti politici mostrano spesso scarsa dimestichezza con la storia, non solo con la storia tout court, ma anche con quella musicale. Fratelli d’Italia diviene, per esempio, uno dei brani più cantati dagli adepti di Alleanza Nazionale, che nelle note di Mameli e Novaro ravvisano un richiamo all’ideologia della nazione. Ignorando, o fingendo di ignorare, che l’inno di Mameli aveva delle origini quantomeno “sovversive”, avendo rappresentato per decenni l’ideologia repubblicana e, durante gli anni del regime di Mussolini, anche il sentimento degli antifascisti in esilio. Di più: il canto di Mameli e Novaro era entrato nel repertorio degli inni resistenziali.
Ma la controversa identificazione degli eredi del fascismo con una nuova tradizione canora è altresì testimoniata dal tentativo, poi abortito, di adottare, agli inizi degli anni Novanta, una canzone come Viva l’Italia il cui autore, Francesco De Gregori, da sempre si dichiara politicamente a sinistra. Tentativo peraltro ripetuto all’inizio del 2001, allorché una nuova canzone di De Gregori, dedicata agli eventi della Repubblica sociale, Il cuoco di Salò, viene interpretata dalla stampa di destra come una riabilitazione postuma degli ex combattenti repubblichini.” (tratto da “Bella ciao: Canto e politica nella storia d’Italia” di Stefano Pivato, Laterza, 2005)